Mi ritrovo in una sala d'aspetto.
È bianca, di un bianco accecante, e per un momento penso di essere ancora all'interno dell'ospedale perché c'è la stessa luce ipnotica e ronzante dei neon.
Da un altoparlante aleggia una musica dai tintinnii ovattati disturbata da qualche interferenza e si sente anche un ticchettio costante, forse un cronometro.
L'ambiente è molto spoglio.
Contro i muri laterali sono appoggiate file di sedie grigie e solo le piastrelle bianche e nere a terra fanno capire che esiste un pavimento.
Il gatto cammina a zig-zag. Pare quasi che non voglia toccare le piastrelle nere.
A un tratto il suono di un contatore (simile a quello che si trova ai banchi dei supermercati) mi fa sobbalzare. Mi accorgo che in fondo alla sala c'è una scrivania e, strizzando gli occhi, realizzo che potrebbe esserci seduto qualcuno. Avanzo piano, seguendo il gatto che a tratti si ferma voltandosi con impazienza come per dire: «Pensi di darti una mossa, tesoro?»
Man mano che cammino le pareti della stanza si restringono sempre più, finché arrivo davanti a una donna. Ha uno chignon basso e tiene le labbra arricciate. È totalmente assorbita dalla lettura di una rivista patinata. Quello che mi colpisce però è che indossa degli occhiali da sole con le lenti molto scure. Per un momento mi domando se sia cieca.
«Mi scusi?», chiedo titubante.
La donna non sembra sentirmi. Continua a giocare con la sua collana di perle.
Schiarisco la voce e ritento: «Mi scusi, mi può dire dove mi trovo?»
Niente. Forse sono invisibile e non può sentirmi. Devo iniziare a considerare seriamente l'ipotesi di essere diventata un fantasma?
«I numeri», borbotta poi all'improvviso.
«Cosa?», chiedo spaesata.
Senza staccare gli occhi dalla rivista, la donna alza il braccio puntando le unghie smaltate verso un contatore luminoso alla sua destra, che segna il numero 72.
Ero sicura che non ci fosse prima.
Inizio a pensare che qui le cose funzionino in questo modo: bisogna abituarsi a essere colti alla sprovvista.
Sto per chiederle cosa devo fare, quando la donna mi porge un bigliettino di carta con il numero 999.
«Ma devo aspettare tutti questi numeri?», non so neanche io che inflessione abbia la mia voce mentre lo dico.
I grandi occhiali si alzano dalla rivista per la prima volta. La donna risponde secca: «Perché? Ha qualcosa di meglio da fare?»
Resto zitta e indietreggio guardandomi intorno, prima di prendere posto su una sedia a caso. Non capisco che tipo di effetto ottico sia, ma le lunghe file di sedie allineate si perdono a vista d'occhio nella stanza che pare non finire mai. Il gatto si accoccola ai miei piedi formando una ciambella di pelo arruffato e in pochi secondi si addormenta.
Molto presto perdo la cognizione del tempo.
Da quanto effettivamente sto aspettando?
Pare che i secondi facciano fatica a rincorrersi l'un l'altro e anche respirare diventa qualcosa di strano: mi sembra di doverci pensare bene per riuscire a farlo (anche se non so se serva effettivamente a qualcosa).
A un tratto sento una porta sbattere.
«Porca fottuta merda!», grida una voce femminile.
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Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° Libro
FantasyImmagina un viaggio onirico in una dimensione parallela, ispirata alle malattie mentali. Questo è quello che dovrai affrontare insieme a Ciscandra. Solo così potrà svegliarsi dal coma che la imprigiona in un sogno senza fine. Esplora i paesaggi surr...