27. Il fascino del male

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Il raffinato dandy si avvicina zoppicando alla cornice. Sembra quasi volersi sporgere dal quadro.

«Mi riconoscete? Profili delicati! Arguzia disarmante! Freddo e sprezzante cinismo dissolto nel godimento distruttivo!», dice il ragazzo con un ampio sorriso. Ha davvero qualcosa di magnetico.

«Voi... siete quel Byron?», domanda Didì con la bocca spalancata.

«In persona!», risponde Byron schiarendosi la voce, «Passa radiosa, come la notte tersa dai cieli stellati. Il meglio del buio e del fulgore si incontra nei suoi occhi, addolciti a quella tenera luce che il cielo neg...»

«Oh, andiamo! Sta zitto, marpione!», tossisce qualcuno con voce grossa.

Spaventata sobbalzo, dirigendo la luce ancora più in alto, tanto che il braccio inizia a farmi male.

Due piccoli occhietti neri, circondati da pesanti occhiaie, mi fissano ardenti, così intensamente che per un attimo penso di abbassare la testa. Ma quello che vedo mi ruba un pezzo di cuore: è lo sguardo di un uomo assetato d'amore e che è stato divorato interamente da esso. Fisso i capelli cortissimi, i lineamenti scavati e la bocca sottile, tesa in un'espressione rigida. L'uomo si sistema il colletto del cappotto scuro, mentre un gatto nero gli balza in grembo. Gli occhi gialli del felino si dirigono verso un bicchiere di cristallo appoggiato lì accanto, contenente del liquido verdognolo. Ma Charles Pierre Baudelaire non sembra preoccupato, neanche quando il gatto immerge il muso nel calice, per bere il suo assenzio.

«Andiamo triste omuncolo! Disprezzi forse il mio buon gusto per le donne?», chiede Byron sprezzante.

«No, ti salvo solo da un'infinita catena di purezza, spezzata da desideri carnali. Sì! Questa che hai davanti potrebbe sembrare un angelo. Ma rimane sempre un diavolo affamato di distruzione e fango!», risponde Baudelaire glaciale.

«Ah! Tu! Ma cosa credi di sapere! Io ho segnato un'epoca intera prima della tua venuta! Io ho soddisfatto labbra assetate di palpiti bollenti! Sono stato io a far sorgere l'alba di una vita segnata dallo sfarzo, dalla ribellione seduttiva, dalla bruciante autodistruzione impressa nella lussuria! E voi! Voi e il vostro maledettismo! Ometti neri e tristi, ricurvi sulle vostre malinconiche dissertazioni!», Byron si perde in calde frasi di rabbia, mentre vedo Baudelaire accarezzare lentamente il lucido manto del gatto con un ghigno.

«E tu! Cosa hai mai fatto mio caro Charles?», continua Lord Byron, «Con le tue cupe poesie, la tua fredda e chirurgica visione dell'amore! Sei come un nero corvo allucinato, che gracchia solo disperazione e vendetta... perché nessuno se l'è mai filato!»

«Dio mio. Come siete noiosi!», a esclamarlo stavolta è la voce di una donna. Abbasso il candelabro, passando per un istante sul volto di Byron.

«Sempre a lamentarsi. Boriosi e logorroici! Bisticciate per un'epoca ormai morta. La triste verità è che non riuscite ad accettare il fatto che ormai siete passati di moda», dice la donna, scuotendo la testa con gli occhi chiusi.

Zelda Sayre Fitzgerald.

Dice questo la targhetta lucente sotto la cornice.

La donna con il rossetto scuro mi fa un occhiolino. Ha uno sguardo vispo, con qualcosa di fanciullesco dentro. Ma nasconde un segreto silenzioso nel suo volto, coperto da un sorriso. Prima di portare una sigaretta alla bocca, si sistema i corti capelli scuri, acconciati in una tipica pettinatura anni '20. Mi chiedo come si sia procurata le grandi bruciature che le vedo segnare tutto il corpo. Riesco a vederle, perché indossa un abito color carne, praticamente trasparente.

«Non state ad ascoltarli. Sono noiosi!», dice, giocando con la lunga collana di perle, «Che cosa vi porta qui?»

«Stiamo cercando di uscire dal Sanatorio, veramente. Solo che c'è una nostra amica rinchiusa in uno di questi quadri. Esiste un modo per liberarla?», chiedo con affanno.

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora