Dalila e Isabel mi conducono in un negozio, vicino alla vetrina della signora che gridava e che ora sta seduta sugli scalini della sua porta, a riprendere fiato. È circondata da un gruppo di persone che parlano animatamente.
Il luogo in cui entriamo odora di lavanda ed è illuminato da qualche timido raggio di sole, che entra dalle pesanti tende lilla della finestra che dà sulla strada.
«Siediti qui, cara», mi dice Isabel, togliendo da una poltrona verde alcuni tessuti.
Mi rendo conto di essere sfinita solo quando sprofondo nei cuscini che ho dietro alla schiena. Solo dopo osservo la stanza.
Ci sono altissimi armadi che toccano quasi il soffitto e così pieni di vestiti che faticano a tenere le ante chiuse. Nel mezzo del locale c'è invece un tavolo circolare pieno di stoffe, gomitoli, aghi, maschere, colle, disegni e candelabri. Mentre appesi al muro, altri costumi di scena. Sono costumi ricamati con attenzione, con veli sottili, lustrini e colori intensi.
Isabel scompare dietro a una porta per qualche secondo, mentre Didì si accuccia ai miei piedi, appoggiando con un gesto delicato le mani sulle ginocchia.
«Qui possiamo parlare liberamente», dice, guardandomi con i suoi occhi neri.
Sono sollevata che la sua ombra non si veda più, perché così non provo tanto disagio a starle accanto. Il sorriso meccanico è scomparso. Ora è la stessa Dalila che ho visto dondolare sulla luna di cartone bianca.
«Tè?», Isabel ricompare con un vassoio, occupato da una candela e delle tazze di porcellana.
«Oh sì, è proprio quello che ci vuole», dice Didì, alzandosi per poi aprire l'armadio vicino all'entrata.
Mentre Isabel appoggia il vassoio sul tavolino basso tra le poltrone, fisso il gufo bianco che mi guarda vispo, muovendo a tratti la testa da una parte all'altra.
«Ah sì! Questo dovrebbe starti!», dice Dalila, estraendo da un mucchio di vestiti un luminoso abito rosso. Questo non ha il corpetto e neanche dei ricami, solo una lunga gonna e dei veli leggeri.
«Devo indossare quello?», chiedo portandomi i capelli sul petto.
«My love! Non puoi andare in giro vestita così! So che sei scossa dalle scoperte che hai fatto, ma cara! Te lo devo dire! La gente ti guardava strano! Indossi una busta di carta alquanto bizzarra!», Didì ha ripreso a parlare a fiume. Penso si senta di nuovo a suo agio.
Prendo la tazza che Isabel mi porge e mi volto un secondo verso la finestra.
La gente è tornata a ridere, la musica continua nella strada.
«Dove lo hanno portato?», chiedo, stringendo il piattino. Ho paura di appoggiare le labbra alla tazza e rovesciarmi tutto addosso per il nervosismo. La porcellana mi sembra troppo fragile tra le mie dita.
Isabel si siede sul ciglio di una poltrona di fronte a me. Tiene le mani congiunte sulle gambe mentre il suo gufo la scruta in silenzio. Poi, dopo aver vagliato bene le parole, dice: «Quel bambino era un lunatico. Era impossessato dalla sua malattia. E, come hai potuto vedere, quando questo accade, noi diventiamo molto tr-tristi e in questo mondo la tri-tristezza è proibita. Le gente qui deve sempre sembrare felice, ridere, divertirsi, dar spettacolo. I lunatici invece vengono rinchiusi per ordine della regina nel Sanatorio del Litio, il suo palazzo. Gli Stabilizzatori dell'Umore sono le sue guardie.»
«Perché la regina lo fa?», dico dopo essermi scottata la lingua con un po' di tè. È strano sentire di nuovo una sensazione così forte.
«Non si sa il perché, ma dicono che mal sopporti chi è nel suo "periodo triste"», guardo il sorriso di Isabel, ora molto più umano che alla luce del sole, anche se il calore non le sale pienamente agli occhi. È un sorriso malinconico, affievolito dal tempo.
«Dicono che nel Sanatorio del Litio capitino cose spaventose, che la regina abbia assunto un equipe di medici e inventori differenti per fare esperimenti», aggiunge Didì, accarezzando il vestito rosso che tiene stretto al petto, quasi fosse un animale pregiato.
«Esperimenti di che tipo?», chiedo appoggiando il tè sul tavolino. Mi si è chiuso lo stomaco.
«Oh, non so tesoro! Chirurgie, droghe, torture? Tutto pur di far scomparire la tristezza! È ormai diventata un'ossessione per lei!», risponde Dalila scrollando la testa sconsolata.
«È per questo che voi tutti sorridete così? È per questo che non avete guardato quel bambino prima?», dico le prime cose che mi vengono in mente.
Isabel carezza il gufo per qualche istante prima di rispondermi: «Non abbiamo guardato il bambino perché avevamo paura che la nostra ombra s'impossessasse di noi nel vedere una persona soffrire così»
Dalila si avvicina e mi porge il vestito: «Sorridiamo sempre perché gli Ispezionatori girano in città. Sono dei controllori del sorriso. Chi non sorride per troppo tempo viene ritenuto pericoloso e portato via. Ma ora và! Dobbiamo andarcene di qui. Se Miss Web torna e non ci trova al lavoro potrebbe spank our nice butt!»
Sorrido nel vedere la drag queen ridere per le sue parole e rassettare il suo completo come una vera diva.
Dopo essermi cambiata usciamo di nuovo in strada.
La donna che prima urlava è rientrata, anche se il brusio della gente intorno continua.
Mi avvicino alla vetrina del negozio.
Ci sono tanti giocattoli ammassati l'uno contro all'altro e la cosa curiosa è che ogni giocattolo ha un suo doppione accanto. Mi sembrano giocattoli uguali in ogni minimo dettaglio, fino a quando non osservo due grandi peluche a forma di orso. Sono dello stesso colore, con le stesse cuciture bianche e i bottoni neri al posto degli occhi. L'unica cosa che li differenzia è l'espressione: uno ha un sorriso smagliante e costa tantissimo, l'altro, esattamente uguale, ha gli angoli della bocca piegati verso il basso, in un'espressione afflitta, e costa ben poco.
Mi chiedo che senso abbia tutto questo, quando Didì mi chiama dalla strada.
E poi, come ultima cosa, mi chiedo quale dei due orsetti stesse guardando il bambino triste.
♥♥♥
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Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° Libro
FantastikImmagina un viaggio onirico in una dimensione parallela, ispirata alle malattie mentali. Questo è quello che dovrai affrontare insieme a Ciscandra. Solo così potrà svegliarsi dal coma che la imprigiona in un sogno senza fine. Esplora i paesaggi surr...