30. Quando ci incontreremo di nuovo tesoro?

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Luce appare confusa quando il suo volto viene illuminato dalle candele.

Ci fissa per un secondo, restando immobile, e poi un piccolo sorriso le scalda lo sguardo. Mentre si prende il viso tra le mani, le sue labbra iniziano a muoversi veloci, nel silenzio.

È ancora senza voce.

Le altre figure nei quadri sono scomparse. Ci sono solo stanze vuote e oggetti abbandonati, come se tutti se ne fossero andati di fretta.

D'un tratto vedo Luce spalancare gli occhi terrorizzata. Un grido inudibile lacera la sua bocca. Preoccupata abbasso lo sguardo verso la teiera, che mi sembra così piccola e fragile tra le mie dita, mentre qualcosa al suo interno inizia a dibattersi furiosamente.

È solo a quel punto che mi accorgo di un ticchettio meccanico, che si avvicina sempre di più.

Sono ancora voltata, quando sento l'urlo lancinante di Didì e il suo spezzarsi ruvido in gola.

Mi giro di scatto, ritrovando le nere orbite di Miss Web a fissarmi lucenti, e il corpo di Dalila che si dibatte in un soffocante bozzolo lattiginoso, rannicchiato come una piccola larva.

Mi tremano le braccia e la testa comincia una giostra furiosa, senza che io riesca a fermarla. Premo i polpastrelli sulla bianca porcellana. Scottano, vibrano, pulsano così tanto, che mi sento in grado per un secondo di poter spaccare il mondo intero. Eppure resto in silenzio, mentre osservo le enormi zampe meccaniche avanzare lente nella penombra.

Non cedere. Non cedere. Non cedere.

Lo sterno vuole esplodere.

«Dolci bambine, pensavate davvero di poter scappare così indisturbate?», la voce di Miss Web ha qualcosa di soave, è come del velluto rosso ricoperto d'acqua fredda.

Deglutisco il dolore in gola, guardando con la coda dell'occhio il corpo di Didì, ghermito da ragnatele bianche come il latte. Non c'è neanche uno spiraglio che mi permette di vedere se è vivo o no.

«Pensavi davvero che ti avrei lasciato andare con quella?», le pallide dita di Miss Web si alzano lente nel buio e indicano la teiera, che tengo stretta al petto quasi fosse il mio stesso cuore.

La donna ragno ha polsi sottili e delle vene bluastre sulla pelle. Sembrano percorsi di una mappa preziosa che pulsano, strade desiderose di liberarsi dalla carne che le imprigiona.

«Libera Didì», lo dico con voce greve, come se dovessi alzare il peso del mondo.

«Liberarla? Oh, bambina cara. Questo non è possibile, Dalila ha un contratto con me. È mia! Non posso liberarla! In cuor suo ha scelto e sceglierà sempre il male», sospira Miss Web, sorridendo senza mostrare i denti. Ha le labbra così fini che paiono di carta.

«Il male?», ancora questa parola. Un ritornello nauseante che torna a bussare nella mia testa.

«Tutti scegliamo sempre il male, bambina mia, nel fondo del nostro cuore. E ora lo farai anche tu», Miss Web fa un piccolo inchino con la testa, come se elogiasse le tenebre che hanno occhi ovunque.

Le sue braccia si muovono quasi danzando. Una mano si sistema un ciuffo nero dietro l'orecchio, un'altra accarezza la gonna vittoriana, facendo brillare i ricami d'oro nel buio. Un'altra ancora accarezza il mento con le dita affusolate, prima di allungarsi verso il quadro di Van Gogh e raccogliere l'orecchio abbandonato sul tavolo.

Sono nervosa, perché non riesco bene a scorgere i suoi occhi, che si confondono completamente con i grandi cerchi di trucco nero. Ma più di tutto, sono inorridita da quello che accade subito dopo: Miss Web apre la bocca, poggiando l'orecchio sulla sua lingua e inizia a masticarlo con qualche mugolio.

Ho le dita roventi quando appoggio il candelabro a terra e faccio qualche passo indietro, stringendo la teiera al petto con maggior forza.

«Che cosa ti fa pensare che cederò anch'io?», chiedo. Nella fragile porcellana l'ombra sobbalza con qualche tremito ancora.

«Oh, bambina cara! Il male è qualcosa che resta silenzioso dietro alla tua schiena, aspettando solo che ti volti. Il vero male non si traveste d'orrore per farti ritrarre urlante», le sue parole hanno un suono che ricorda coltelli travestiti da amore eterno.

Inizio a scuotere la testa senza volerlo, mentre Miss Web continua: «Quando il diavolo bussa alla tua porta, non si mostra come una creatura spaventosa, che vuole dilaniarti le membra. È bellissimo. La sua voce è una seducente carezza di brividi, è un bacio che veste la dolcezza di crudeltà da quanto è irresistibile. Lui è su quella soglia solo per sussurrare al tuo cuore i desideri più reconditi. È un sonno che promette di sciacquare via tutto il tuo dolore, per sempre. Per questo né tu né io sappiamo resistergli. Tutti prima o poi si addormentano. E ora dimmi, Ciscandra, cosa desidera il tuo cuore?»

Le parole di Miss Web si arrampicano lente fino alla mia testa. Sono aghi affilati di piacere che pungono il mio cuore di un dolore soave, che è quasi desiderio.

Che cosa voglio?

Mi sento svuotata.

Non riesco a distogliere lo sguardo da questo abisso.

Sento la mia voce dire con tono monocorde: «Voglio che liberi Didì. No anzi, voglio svegliarmi»

«Ecco il tuo sublime desiderio!», sussurra febbrilmente Miss Web, «Allora dammi quella teiera, bambina mia, e ti sveglierai!»

Diventa quasi faticoso respirare e mi sento come davanti alla credenza di teiere, nella soffitta. Ogni mio gesto pare rallentato e troppo difficile da completare.

«Ti sveglierai e tornerai alla realtà, nel tuo caldo letto, e tutto sarà solo uno strano sogno, che sbiadirà lentamente», cantilena la sua voce in una strana ninna nanna, mentre tutto intorno si affievolisce, assumendo le tonalità di un grigio quasi freddo, come se l'inverno avesse deciso di cullare tutto.

«E Didì?», mormoro confusa.

«Per la tua povera e piccola Didì non possiamo fare più nulla. Lei è sposata con le tenebre, ma vedrai, la proteggeranno. L'oscurità non ci abbandona mai», dice la voce suadente, avvolgendomi le caviglie. 


♥♥♥

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora