26. Le nove muse

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Cerco di vedere qualcosa oltre il corpo arrugginito del candelabro, ma è buio, buio pesto.

Solo un piccolo cerchio di luce protegge il mio corpo e quello di Didì, che camminiamo vicine e in silenzio.

D'un tratto sento uno strano tossire e Dalila sobbalza, per poi voltarsi indietro.

La tensione mi consuma i nervi della mano, mentre strozzo la lunga asta di ferro attorcigliata.

«Didì, vedi qualcosa?», chiedo, fissando le candele consumate, mosse da una corrente invisibile.

«Nulla, my love!», risponde bisbigliando, mentre io mi irrigidisco improvvisamente.

«Didì, girati. Devi vedere questo», le dico con un filo di voce.

Le fiamme illuminano un quadro, in cui il viso tremante di Luce viene travolto da un'espressione sconvolta. Ha una paura che graffia negli occhi.

«Oh, Cristo sulle Furie! Luce!», Dalila lo urla quasi, prendendosi la testa con le mani.

Mi avvicino, rischiarando le lunghe onde di capelli rossi e fisso il cuore disegnato sulla sua guancia. Pare una cicatrice invecchiata.

«Come sei finita lì?», chiedo abbassandomi appena.

Ma Luce non risponde. O meglio, le sue labbra si muovono velocissime, affamate di parole, ma senza emettere alcun suono.

«Luce! Non riusciamo a sentirti, tesoro!», Didì scandisce piano le parole ma con il viso deformato dall'agitazione.

«Come la tiriamo fuori di lì?», dico voltandomi verso Dalila, ma sapendo bene che non conosce la risposta.

«Non lo so, my love!», risponde la drag queen, facendosi aria con una mano, «Ma fa terribilmente caldo qui dentro! Non riesco a pensare!», dice sbuffando.

«È quello che dico sempre anch'io. Fa troppo caldo qui dentro!», esclama una voce estranea.

Di colpo il respiro mi si strozza in gola. Sento i peli rizzarsi con un brivido sulla nuca. Dalila mi stringe una spalla con forza, mentre restiamo in ascolto, ma la voce non dice più nulla.

Cerco di fare luce nel buio che ci avvolge.

Quando abbasso il braccio, il battito del cuore inizia ad assordarmi le orecchie. Sento il sangue pulsare come una tempesta nelle tempie.

Le candele illuminano la parete alla nostra sinistra.

In una cornice scrostata, vedo il volto di una donna spalancare uno sguardo sorpreso. Gli occhi che mi fissano sono scuri e tondi. I capelli striati di bianco, che incorniciano il lungo viso, sono raccolti in una crocchia. Le sopracciglia si scontrano in un pensiero, facendo emergere rughe leggere sulla pelle. La donna mi guarda intensamente, ma per un breve momento. Poi richiude tra le labbra con mani tremanti il corpo di una sigaretta e svanisce pian piano con un sorriso.

«Oh, Lasciala perdere lei. È stata trasferita, perché si è riempita di sassi le tasche e si è lasciata annegare nel fiume!», dice di nuovo la voce, questa volta con un tono sottilmente divertito.

Forse è l'oscurità che mi fa sentire inerme, ma sento un ago di panico pungermi il petto e mi manca il respiro. Dalila si guarda alla spalle, mentre io resto ipnotizzata dalla cornice davanti a me, che ora è completamente vuota. Niente più donna, solo delle assi di legno antico dietro.

Resto però disorientata dal nome sulla targhetta, sotto la cornice.

Virginia Woolf.

«Più su cara! Più su! Se no non riesci a vedermi!», esclama la voce irritata.

Deglutisco piano, mentre tremante dirigo le candele verso l'alto.

A parlare è un giovane dai lineamenti delicati, incorniciati da folti ricci scuri e disordinati, che gli sfiorano le spalle. Il volto eccessivamente pallido è illuminato da due grandi occhi verdi, che custodiscono uno sguardo sognatore e al contempo smarrito. Tutto è accompagnato dalle piccole labbra che si curvano in un caldo sorriso.

«Oh, che splendore! Siete incantevole! Avete qualcosa che mi ricorda terribilmente la mia dolce Augusta!», dice il ragazzo, fermando un sospiro nel petto.

«Chi siete?», chiedo intimorita, mentre Didì mi si affianca, avvicinandosi al dipinto.

Il ragazzo si sistema il foulard azzurro sulla camicia sbottonata, prima di rispondere con un inchino: «Perdonatemi, signorine sono George Gordon Noel Byron. Incantato!»

Resto un attimo immobile senza capire, abbagliata dal sorriso del ragazzo, e abbasso lo sguardo verso la targhetta: VI barone di Byron.

No, non è possibile.


♥♥♥

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora