21. La porta bianca

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Ridal si acciglia per un secondo e lancia uno sguardo fugace a Alibi che immobile dietro di me si fa ancora più silenzioso.

Per un momento sento solo l'odore della sua sigaretta e le sue ali nere quasi vibrare. Poi la voce dell'angelo artificiale si alza, melodiosa e tenue: «Samuel è rimasto per un po' di tempo qui con noi.»

Vorrei agitarmi o provare uno straccio di emozione umana, ma mi sento come rinchiusa in un barattolo di vetro pieno di ovatta.

«Lui è... era qui quando è morto?», lo dico a bassa voce, forse per non sentire le mie stesse parole.

Gli occhi di Alibi e Ridal fuggono altrove e il loro silenzio mi fa venire le vertigini, come se fossi sulla cima di un altissimo grattacielo e non potessi fare a meno di guardare in basso.

«Tesoro», dice Ridal, forse vuole prendermi una mano, ma poi si ritrae e lascia perdere, «cercavamo di tenerti qui, perché non volevamo proseguissi il tuo viaggio. Lo abbiamo lasciato fare a Samuel e guarda quello che è successo.»

Strani ingranaggi iniziano a girare nella mia testa: «Ma come... come facevate a sapere di me? E com'è possibile che Samuel sia morto nella realtà a causa di questo viaggio? Questa dimensione non esiste! Non è reale!»

Ridal mi sorride piano: «Ciscandra, purtroppo è proprio da qui che la realtà viene creata. Tuo fratello è morto nei meandri di questo luogo, molto prima che il suo corpo lo abbandonasse nella realtà.»

«C-che cosa vuol dire?», ora vorrei tanto che mi avesse preso le mani, perché sento che senza contatto umano potrei dissolvermi.

«Vuol dire che è la mente a creare la realtà che hai intorno. E il tuo corpo, in questo momento, sarà anche nel 'mondo reale' come lo chiami tu, ma non conta niente. È da questi labirinti mentali che devi uscire viva», Ridal scandisce bene ogni parola.

Sono spaesata. Non mi sembrava così lucido la prima volta che l'ho visto o quando si graffiava il petto sul palco.

«Forse non ha semplicemente la stoffa degli animi intrepidi per restare. Dopotutto si deve nascere stelle cadenti, non lo si può di certo diventare», Alibi lo dice impettito, guardandomi fisso e vedo le sue ali nere splendere di una luce sinistra.

Stringo gli occhi in due sottili fessure, pronta a ribattere, ma vengo distolta da Ridal, che mi fa voltare, stringendomi una mano nelle sue. Sono ruvide e calde.

«Samuel ci ha parlato molto di te, Ciscandra. Gli ho promesso che ti avrei trattenuto, se lui non fosse mai tornato e sempre, assurdamente, se tu fossi mai capitata qui.»

«Assurdamente», non so perché lo dico, ma questa parola affiora da sola sulle labbra.

È come se sentissi, per la prima volta, che c'è un filo logico in questa dimensione, ma la mia mente è troppo piccola per riuscire a cogliere l'intero disegno.

«Come avete fatto a capire che lui era...», non riesco a finire la frase ma Ridal capisce.

«Anche se siamo chiusi qui sentiamo tutto. Sappiamo chi riesce a trovare un compromesso con i propri demoni e chi si perde. Samuel... abbiamo sentito quando si è perso», Ridal mi guarda con una strana serenità negli occhi, del tutto inadatta alla situazione e io schiarendomi la voce tolgo la mano dalla sua stretta.

Non riesco a dire niente.

«Il Sanatorio è una struttura pericolosa, Ciscandra. Rimani. Non sappiamo dove potresti capitare e non potremmo aiutarti da qui», Ridal ci riprova, stavolta mordendosi con forza le labbra.

«Oppure vattene», canticchia Alibi sorridendo. Ma non gli do la soddisfazione di guardarlo negli occhi per fargli vedere che sto crollando dentro.

Alzo invece lo sguardo su Didì, che sta silenzioso dietro le spalle ossute di Ridal. Lo vedo stringere il cuscino e guardarmi sospirando appena.

«Didì?», lo dico senza sapere bene perché, ma forse ho solo bisogno di sentire una voce familiare.

Lui sbuffa forte alzando le spalle: «Oh, gioia! Ti dico solo che dopo essere sopravvissuto ai coniglietti cannibali, mi sento quasi pronto a una corazzata di vichinghi armati! Ti avverto, però, che se vedo un altro di quei cosi pelosi nelle prossime stanze, strillerò così forte che potrei anche morire soffocata dalle mie stesse urla! A meno che, questi due gentiluomini non ci forniscano una vanga da stampare nei denti dei nostri prossimi assalitori. In quel caso, be'! Potrei cavarmela! Ero abbastanza bravo nel giardinaggio da piccolo. Comunque! Non penso ci siano problemi per me a proseguire, anche perché non ne posso più di avere addosso questi vestiti. Ma voglio la garanzia che se mai usciremo vive da qui, mi regalerai uno di quegli abiti da sballo! Deve essere così scintillante, che neanche il vomito glitterato degli unicorni di tutto il pianeta potrebbe renderlo più luminoso!»

«È un sì, Didì?», sono frastornata dal fiume delle sue parole ma lo dico ridendo. Improvvisamente mi sento leggera, sapendo di poter viaggiare con questa imprevedibile drag queen portatile.

Come risposta Dalila si alza, rassettandosi il completo scuro. Alibi resta distratto a fumare la sua sigaretta, guardandomi solo con la coda dell'occhio, mentre Ridal si sistema dei ciuffi biondi dietro le orecchie, prima di alzarsi dal divano e farci strada.

L'uscita della stanza è sulla parete con tre fori. È una porta che si confonde con il muro bianco, perché è senza infissi, né manopole.

Quando Ridal la spinge, c'è solo nero oltre.

Prima di oltrepassarla, mi giro verso di lui e vedo per un secondo Alibi voltato nella nostra direzione.

«C'è un modo per rivedere Samuel», Ridal lo dice a voce bassissima, stringendo forte la mia mano, «Nel tuo viaggio cerca le Stelle Fredde. È lì che tengono le morti violente.»

«Perché me lo stai dicendo?», lo dico e credo di invidiarlo per un momento, perché vedo le emozioni incendiarlo senza incepparsi.

Ma lui non risponde.

Il suo sorriso risuona così bello e violento nel mio cuore.

Per un secondo, sento che potrei versare dagli occhi un fiume bagnato di domande.


♥♥♥

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora