11. L'Uomo della Luna

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Per i primi minuti il silenzio mi invade.

Vedo solo cielo all'imbrunire invaso da rami neri, rami dalle mille forme e dimensioni, rami che graffiano, che corrono, che si susseguono in una vastità immensa.

Mi accorgo di essere sdraiata su un carro solo quando riacquisto l'udito.

Ma non riesco a muovermi. Ho le mani legate.

«Ti sei svegliata», sento la voce di Luce.

Alzo la testa con fatica e mi accorgo del pesante collare di ferro che mi stringe, legato con una cinghia di cuoio al carro. Tira così tanto che mi sembra di soffocare.

«Dov'è Isabel?», ansimo, abbandonando nuovamente la testa sul legno bagnato.

«È scappata in tempo», dice Dalila. Sentire la sua voce mi scalda il cuore.

Cerco di mettermi a sedere, ma un movimento troppo brusco fa sì che la cinghia mi strozzi la gola con violenza, e spaventata inizio a respirare male.

«Fa attenzione, Ciscandra», la voce di Luce è calma.

Quando sollevo gli occhi su di lei, scopro che non c'è terrore nei suoi occhi, ma solo il dolore portato allo scoperto con la sua carne nuda e affamata.

«Perché lo hai fatto?», domanda Didì spezzata, ma la sua voce non è arrabbiata, ha un elegante contegno nella disperazione.

«Dovevo. Dovevo dire quello che succede laggiù», dice Luce guardandola senza paura negli occhi. È accasciata contro una sponda del carro e, anche se legata, sembra brillare ancora testarda e fiera.

«Ma perché in questo modo? Perché ora!», Dalila scuote la testa incapace di sostenere il suo sguardo.

«Dove ci stanno portando?», chiedo con un filo di voce. Ormai la paura ha superato il limite e ora mi sento solo stanca. Ancora più distaccata.

«Al Sanatorio», mi risponde Luce, muovendo i polsi stretti da una fibbia spessa.

Sono così esausta che non so neanche cosa ribattere, ho solo freddo. Mi accorgo di essere senza scarpe e che ci sono numerosi strappi nel mio vestito pieno di terra.

Sollevo lo sguardo nel cielo ormai tenebra e con un sussulto spalanco la bocca dallo stupore. Il cielo ora nero è tagliato dal fruscio sottile di una barca, una nave enorme, ad arco, con grandi ali sul retro, come quelle dei pipistrelli. La prua ricorda una sirena letale con lunghi capelli fluorescenti, che si agitano lenti nell'aria.

Sopra la barca c'è un vecchio, ha gli occhi chiusi da pesanti cuciture e una lunga barba alla cui estremità è appesa un'ancora che vaga silenziosa nelle tenebre.

«Chi è quello?», chiedo spaesata, anche se ho paura di spezzare questo momento magico e inquietante allo stesso tempo.

«Quello è l'Uomo della Luna», risponde Luce, guardandolo con malinconia.

La nave viaggia spedita nel buio, mentre l'ancora si sposta veloce con essa. Si ferma solo nei pressi del bianco occhio notturno che bagna di chiarore la tenebra intorno a sé. E in quel momento, quando vedo l'uomo catturare la luna con delle enormi reti d'argento e trascinarla verso di sé, esclamo: «Che cosa sta facendo!»

«Ruba la luna», risponde ferma Luce.

«Perché?», chiedo indagando nei suoi occhi in cui pulsa un debole bagliore.

«Dicono che la luna renda tristi e malinconici e che abbia un influsso negativo sull'umore, così la Regina Bipolare ha emesso un decreto perché venga catturata e nascosta ogni notte», risponde lei senza staccare gli occhi dal cielo.

Vedo la luce della luna portata via dal riflesso del suo viso e tremo senza sapere perché.

L'Uomo della Luna tira con fatica l'insolito bottino sulla sua nave alata e mi sembra di assistere a un omicidio silenzioso. Un grande fulgore ora lo illumina e sembra quasi un dio assetato di vendetta e preghiere.

Luce mi osserva qualche secondo, poi mi rivela che in realtà viene nascosta in un posto diverso ogni notte: «Un giorno la Regina Bipolare l'ha fatta annegare nell'oceano, ma l'acqua era talmente luminosa e magnetica, che il numero dei suicidi quel giorno è aumentato drammaticamente. La gente voleva recuperare la luna, voleva riunirsi a lei». Mentre parla ha un tono quasi nostalgico e io mi chiedo se ci fosse anche lei, in quell'acqua, desiderosa di stringerla a sé fino a perdere il fiato.

Rivolgo uno sguardo al cielo ora diventato tenebra.

Un silenzio freddo ci invade.

Si sentono solo i cavalli che continuano a correre e le parole si fanno troppo pesanti anche per noi, che restiamo mute, a osservare le cinghie che ci consumano i polsi.


♥♥♥

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora