Cosa ti aspetti?

383 27 0
                                    

Le giornate erano diventate monotone. Era passata ormai una settimana. Mancava ancora più di un mese alla fine della punizione. Sky spariva misteriosamente senza dirmi niente. Andrew continuava a essere freddo nei miei confronti. Questa situazione era snervante. Quando Cameron era con gli amici e mi vedeva in corridoio faceva finta di niente girando la faccia. Cosa stava succedendo? L'universo era di nuovo contro di me.

Sapevo che non sarebbe stata una buona idea. Ma volli comunque andare da mia madre per sfogarmi. Non ce l'avrei fatta a sopportare un'altra giornata così. Arrivata a casa, iniziai ad aprire le finestre. L'odore era insopportabile.

"MAMMA" urlai. Ma nessuno rispose "Vieni in cucina. Sono di fretta" sentì dei passi e poi mia madre comparve. Sembrava uno zombi. Dimostrava molti più anni di quelli che aveva.

"Ecco chi si rivede" lanciò uno sguardo fuori dalla finestra. Fuori era ancora buio "Che ore sono?"

"Le sette. Mamma, ti devo parlare" dissi cercando di arrivare al punto.

"Scherzi? A quest'ora? Perché sei già sveglia?" Mi chiese continuando a guardare fuori dalla finestra della cucina.

"Mamma ascoltami è importante"

"Hai solo cinque minuti" mi rispose sbrigativa.

"La mia vita non sta andando come speravo" inizia a strappare il cerotto. Ammettere che la mia vita faceva schifo sarebbe stato deprimente. Così girai intorno alla realtà.

"E di che ti stupisci? La vita non va mai come vogliamo. Credi che quando avevo la tua età speravo di diventare così?" Disse mia madre già stanca di quella conversazione.

"Le persone che credevo ci sarebbero sempre state mi mentono e ... sono strane nei miei confronti"

"Credevo che in tasca avessi tutte le risposte. Che ormai fossi grande. Ma ora mi accorgo che sei una bambina. Ti illudi che gli altri possano starti accanto per sempre, non abbandonandoti mai, perché ti vogliono bene. Non farmi ridere. Fai tanto la ragazza forte. Ma non lo sei. Sei una maschera come tutti gli altri" mi madre mi sputò la realtà in faccia senza mezzi termini.

Io scossi la testa. Ero arrabbiata perché non mi sapeva aiutare. Arrabbiata perché sapevo che aveva ragione. Ma soprattutto arrabbiata con il destino per avermi dato questa vita.

"Tu vuoi che segua le tue orme. Che prenda il tuo posto quando non ci sarai" mi madre non mi lasciò finire la frase.

"No. Ti sbagli. Tutto il contrario. Sono delusa dal fatto che tu sia ancora qui." Scosse la testa e poi mi guardò negli occhi. Erano azzurri, come l'oceano. Amavo il mare ed ogni volta che ero triste scappavo lì. Mi piaceva sentire il suono delle onde, la brezza leggera. I suoi occhi erano di quel colore intenso. "Adesso vattene. Spero che tu lo faccia sul serio".

Mi diressi alla Juilliard. Sentivo ancora le parole di mia madre rimbombarmi nella testa. Era stata la conversazione più lunga che avessimo mai avuto. Entrai nella scuola. Oggi però c'era qualcosa di diverso. L'ambiente era più vivace. Si sentiva della leggera musica e più alunni nei corridoi. Sembrava una scuola finalmente. Andai nello sgabuzzino. Avrei sicuramente trovato Rosa ad aspettarmi. Ma non fu così. Rosa non era li. Come era possibile? Volevo sapere dov'era. Non poteva essersene andata. La gamba sarebbe guarita a breve e sarebbe potuta tornare a lavorare molto presto. Quindi perché non era lì?

Ero furiosa non poteva essere sparita anche lei. Volevo delle risposte e subito. Aprì di scatto la porta dell'aula di danza.

"Dov'è Rosa?" gridai contro la signorina Harris che in quel momento stava facendo lezione con Cameron.

"Non vedi. C'è una lezione in corso" mi rispose infuriata.

"Non me ne vado fino a quando non mi dice dov'è Rosa" mi piantai nella porta con le braccia incrociate. Per dimostrarle che facevo sul serio.

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora