Tra la Sabbia e le Pietre

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È strano come a volte va la vita. Come quando tieni veramente ad una persona e diventa tanto importante da pensarla sempre, e poi in un attimo non riesci più a cercarla anche solo per dirle "CIAO". Però sai che dentro di te è ancora importante.

Come si può dimenticare una persona che è entrata nella tua vita ed l'ha scombussolata. Da piccola non avevo una risposta, ma ora l'ho trovata, semplicemente non la si dimentica è nei nostri pensieri anche se non ce ne rendiamo conto.

Quel giorno pensai veramente che le prove con Cameron sarebbero andate bene. In fondo il giorno prima sembravamo andare d'accordo. Ma mi sbagliavo. Probabilmente mi ero dimenticata che parlavo di Cameron Cooper la persona più bipolare di questo pianeta. Riusciva a sminuire ogni gesto carino che faceva. Con lui passavi dal paradiso all'inferno e viceversa. Ma io c'ero abituata e volevo arrivare fino in fondo. Se mi fossi accorta che non ne valeva la pena l'avrei dimenticato. Come tutti gli altri.

"Uno, due, tre... Uno, due e tre" cercavo di tenere il tempo.

"La finisci di contare mi confondi". La voce di Cameron superò la mia. Mi guardò con aria scocciata e si mise a sbuffare.

"Non sei a tempo. La senti la musica? È uno, due e tre" gli dissi io. Ci trovavamo nell'aula di danza per provare la coreografia. Ma eravamo completamente scoordinati. Cameron bloccò la musica.

"Io sarei quello che sta sbagliando? Scherzi, vero?! Non hai azzeccato un passo. Sai penso di saperne un po' di più dato che ballo da quando sono piccolo e ho preso molte più lezione di danza di te!" Cameron continuava ad urlarmi contro.

"Disse il tizio che prova a vincere questo concorso da tre anni di fila" lo provocai io. Cameron era fuori di se, avevo c'entrato il bersaglio.

"Almeno io facevo qualcosa di utile invece di andare da tutti i ragazzi che erano disposti a starci" rispose alla mia provocazione. Gli andai incontro e lo spinsi. Lui era abbastanza forte e robusto infatti mi bloccò le mani. "Io non sono Emma, ragazzina" mi disse mentre cercavo di colpirlo con un pugno. Cercai di tranquilizzarmi e feci per andarmene. "Ti arrendi? Di già? Cos'hai paura?" disse ridendo per infastidirmi di più. Non sarei stata al suo gioco, ci ero già cascata troppe volte. Avevo imparato dai miei errori e in più avevo promesso ad Andrew di non mandare nessuno all'ospedale. Mi trovavo con le mani legate.

"Credi che abbia paura? Paura io? E di chi? Di te? Tu non mi fai paura. Mi fai solo ridere". Cameron venne verso di me e mi afferrò per un braccio. Gli tolsi la mano e lo guardai negli occhi. Perché era così difficile con lui?

"Ti va di uscire dopo, Hart?" Mi chiese all'improvviso.  Mi aveva dato della facile tre secondi prima e poi così dal nulla mi chiedeva di uscire. Io non ci potevo credere. Sospirai e poi gli risposi.

"Tu sei assurdo Cameron Cooper". Ma infondo perché non uscirci. La mia vita era già incasinata. Perché non incasinarla di più "D'accordo".

Stavo aspettando Cameron negli scalini della scuola. La porta si aprì e lo vidi uscire. Era sudato, con i capelli spettinati e quegli occhi verdi puntati su di me.

"Dai, ti sei riposata abbastanza. Muoviti!" Mi fece un cenno verso la sua macchina. Salimmo entrambi. "Dove ti va di andare?"

"In spiaggia. Mi manca l'oceano!" Gli risposi. Pensandoci bene era da tanto che non ci andavo.

Cameron alzò le sopracciglia sorpreso ma poi iniziò a guidare verso l'oceano. "Perché la spiaggia?"

"Non lo so. È il posto che mi piace di più quando mi voglio rilassare o rimanere da sola". Ma perché stavo dicendo quelle cose a lui?

"I tuoi occhi hanno lo stesso colore" mi girai a guardarlo. Fece un sorriso e sorrisi anch'io. "Sono veramente belli" si girò verso di me per guardarli. Gli diedi un colpo alla spalla.

"Guarda la strada. È meglio" gli dissi sentendomi in imbarazzo. Lui rise e io sorrisi. I momenti con lui dovevano essere sempre così. Ma le persone non sono perfette.

Arrivammo in spiaggia sani e salvi, l'oceano era mosso e c'era un po' di vento. Ma si stava bene. Mi sedetti nella sabbia, Cameron si mise vicino a me.

"Per chiarire, questo non è un appuntamento" gli dissi voltandomi verso di lui.

"Non volevo che lo fosse. Sai Hart ci vorrà molto di più per farmi innamorare di te" mi rispose lui dandosi delle arie.

"Cosa ti dice che io voglia che tu lo faccia?" Cameron si tolse la maglietta. Io cercai di distogliere lo sguardo. Ma poi mi ricordai che la vita era troppo breve per negarmi i piaceri di essa. Era perfetto. Almeno il suo fisico lo era. Cameron si mise a ridere.

"Allora che facciamo? Sono stanchissimo dalle prove di oggi" iniziò il discorso Cameron.

"Ieri hai voluto che parlassi io. Oggi tocca a te"

"D'accordo! Allora da cosa inizio? Ballo da quando avevo dieci anni circa. Ma mio padre non ne stato mai felice, per questo mi ha detto che se quest'anno non vinco il concorso andrò a studiare economia o medicina. Cos'altro? Hai presente la professoressa Harris, è la mia matrigna" iniziò a raccontarmi particolari sulla sua vita come se ci conoscessimo da sempre.

"Non ci credo! Che? È assurdo" guardai di nuovo Cameron per capire se diceva sul serio e poi continuai a ridere. "E su tua madre, che mi dici?"

"Lei... Non lo so. Cioè esiste ma la vedo ogni tanto qualche estate. Si è fatta una nuova famiglia e si è dimenticata della vecchia".  Adesso capivo che Cameron per quanto potesse essere stato più fortunato di altri, anche lui non aveva una vita perfetta. "E la tua famiglia?" Mi chiese alla fine.

"In un altro momento ti avrei risposto dicendo "storia lunga". Ma vedendo la facilità nel raccontare della tua famiglia... Ti dico solo che non vedo mio padre da tanto e mia madre lei c'è sempre, in bene o in male, non se ne mai andata".  Fino a quel momento non l'avevo mai capito. Ma era la verità. Nia madre per quanto poco, c'era sempre stata.

"Come hai imparato a ballare?"

"La strada. Guardavo alcune Street Dance andando in giro e ho iniziato a provarci anch'io". Continuammo a parlare è a raccontare vecchie storie del passato.

Tutti e due avevamo delle ferite, delle cicatrici. Non importava quanto grandi fossero perché restavano sempre tali.

"Devi andare avanti anche quando la strada si fa difficile. Ed è lì che cresce il coraggio" raccontavo a Cameron della mia breve infanzia.

"So come ci si sente a stare in solitudine. Mio padre era spesso in giro per affari e io andavo casa di mia madre dove non venivo minimamente calcolato" vedevo da come ne parlava che il rapporto con sua madre non era facile.

"In un universo perfetto la sofferenza non esisterebbe" continuai a sognare persa a guardare le nuvole.

"Peccato che un universo perfetto non esista"

"Ma possiamo sempre inventarcene uno. Le persone si inventano un sacco di cose per fuggire dalla verità". Cameron si mise vicino a me. Sentivo il suo calore.

"Un mondo perfetto... Io, te e nessun altro!" Lo guardai i suoi occhi verdi brillavano.

Ci fu un silenzio imbarazzante, finché Cameron non si alzò in piedi e mi tirò la sabbia. Mi alzai anch'io e lo rincorsi per vendicarmi, ma lui venne verso di me, mi prese per le gambe e mi buttò in acqua, dove cadde anche lui. Iniziai a schizzarlo e a ridere. Anche lui rideva. L'acqua era fredda ma non mi importava. Dopo un po' uscimmo ad asciugarci e poi Cameron mi riportò a casa mia.

"Mi sono divertito" mi disse mentre scendevo dall'auto.

"Anch'io. Spero solo che domani tu lo ricordi". Cameron abbassò lo sguardo. Aprì lo sportello e me ne andai. Dentro di me speravo davvero in quello che gli avevo detto.

-Il tempo passa, trascorre e vola via, scandisce ogni momento della nostra vita.- Niente è come te

-È fantastico come una persona possa passare dall'essere un'estranea a diventare la ragione del tuo sorriso- LOL Pazza del mio migliore amico

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora