One Last Time

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L'ultima settimana era stata per me una specie di trauma, un tuffo nei miei dubbi del passato. Avevo rivisto mio padre, sangue del mio sangue, quel sangue che per tanti anni avrei voluto cancellare. Il suo ricordo era rimasto cicatrizzato sulla mia pelle, e ancora oggi bruciava. Andrew era rimasto vicino a me tutto il tempo, sembravamo tornati ai vecchi tempi, in cui c'eravamo solo io e lui, e non ci serviva nessun altro.

Ma poi mi sono ricordata che ora le cose erano cambiate, lui stava con Sky e io stavo per lasciarmi alle spalle l'unica persona che in quel momento mi stava accanto e mi accettava per come ero.

In questo momento mi trovavo in sala prove. Provavo dei passi sulle note di "Neverland" di Zendaya e intanto pensavo, a tutto quello che mi stava succedendo, a tutti i cambiamenti che erano accaduti nell'ultimo periodo e ancora non sapevo che tutto il mio mondo stava per essere completamente stravolto. Continuavo a muovermi, ascoltando le parole di quella canzone: "Immagina una terra che non hai mai visto Dove c'è la vita eterna e anche la giovinezza Il destino e la felicità stanno nelle tue mani". Questo mondo descritto nella canzone assomigliava al quell'universo perfetto di cui avevamo parlato io e Cameron la prima volta che eravamo usciti insieme. Il ricordo del mare mi tornò subito in mente, come quello dei suoi occhi verdi e dei suoi addominali scolpiti, che nascondevano molte ferite. Alcuni giorni prima l'avrei piantato in asso solo per Andrew, perché come mi aveva fatto notare lui cercavo di prendere la decisione giusta, o almeno quella che credevo lo fosse. Ero così presa nel cercare di essere perfetta agli occhi di Andrew da non accorgermi che stavo perdendo tutto quello che avevo costruito con Cameron. Quando se n'era andato quella mattina mi aveva lasciata con tanti punti di domanda. Allora mi ero ricordata cosa avrei perso se non avessi scelto lui. Lui probabilmente avrebbe perso tantissimo, mentre io, io avrei perso tutto.

Cameron apparse sulla soglia della porta con una busta bianca in mano. Era arrabbiato glielo si leggeva in faccia. Lo guardai con aria interrogativa, lui alzò un sopracciglio e poi mi tirò verso i piedi la busta. La guardai e poi guardai lui ancora più confusa di prima. Si avvicinò di qualche passo sempre a testa bassa.

"Si sposa. Mia madre si sposa" disse a denti stretti. Iniziavo a capire. Per Cameron la madre era un punto debole, non accettava il fatto che si fosse creata un'altra famiglia, e non si fosse preoccupata dei sentimenti o di quello che pensasse il figlio.

"Sapevi che sarebbe successo. Dovresti essere almeno felice per lei" gli risposi cercando di sdrammatizzare la situazione.

"Perché mi stai dicendo come dovrei comportarmi con gli altri? Quando tu vai in giro mandando al diavolo chiunque solo per paura di liberare i tuoi sentimenti" mi disse alzando la voce.

"Sai che ti dico? Fai come ti pare. È la tua vita" mi rimisi a provare alcuni passi. Vidi Cameron andare verso una parete della stanza e sedersi per terra con le gambe contro il petto e la testa tra di esse. Mi avvicinai sedendomi di fianco a lui.

"Devi smetterla di darle tutta questa importanza. Lei non è tutta la tua famiglia. Hai tuo padre che ti vuole un bene dell'anima e hai me" gli dissi sperando di vedere un suo sorriso. Cameron alzò la testa e spostò i suoi occhi bagnati di lacrime verso di me. Non l'avevo mai visto piangere.

"Non è solo per questo che sto male. Il matrimonio è il giorno della gara, ed io credevo che sarebbe venuta a vedermi. So di essere uno stupido, perché ogni anno spero che si faccia viva e poi ci sto male perché non accade" faceva delle lunghe pause tra una parola e l'altra.

"Commetterà un grave errore a non venire, perché sono sicura che vinceremo" gli dissi stringendogli la mano.

"Fa male essere considerato una nullità dalla propria madre. Non mi ha mai detto che era fiera di me o nessun commento di apprezzamento. Si vergogna di avermi come figlio. Glielo leggo negli occhi ogni volta che mi guarda". Le lacrime continuarono a rigargli il volto ed i suoi occhi di solito verdi, oggi erano più tendenti al marrone chiaro. Lo abbracciai per fargli capire che poteva contare su di me.

"Ho sempre cercato di essere perfetta agli occhi di mia madre ed Andrew, da non accorgermi che stavo inseguendo una perfezione che non esiste. Cameron se lei non riesce a vedere quanto sei meraviglioso vuol dire che non ne vale la pena. Devi imparare a non farti toccare dal pensiero delle persone che non ti conoscono per quello che sei realmente". Si asciugò le lacrime e mi sorrise.

"Sei bellissima" i suoi occhi stavano tornando verdi. Gli sorrisi, mi alzai e aiutai anche lui ad alzarsi.

"Pronto a vincere?" Gli dissi cercando di cambiare argomento. Fece un mezzo sorriso e poi iniziammo con le prove della coreografia, che diventava sempre più bella e sentita. Davamo entrambi il meglio di noi stessi, ci fidavamo l'una dell'altra, infatti senza uno di noi due quella coreografia era vuota.

"Per oggi è abbastanza. Devo andare in sala di registrazione, ma tieniti libera per domani ho in mente qualcosa di speciale!" Mi diede un bacio sulla guancia, poi lo vidi scomparire dietro la porta. Raccolsi il mio zaino e me ne tornai a casa. Avevo intenzione di passare da mia madre a vedere come stava.

Presi la metropolitana e dopo un bel tratto di camminata arrivai davanti al Covo. Sarei voluta entrare per vedere se Andrew era lì, ma preferivo andare prima a casa. Continuai a camminare e dopo qualche minuto mi ritrovai di fronte alla porta in legno che rischiava di crollare da un momento all'altro. Quella casa ormai era una vera topaia. Controllai come al solito se il frigo era vuoto, e infatti lo era come sempre. Mi chiedevo di cosa si nutrisse mia madre. Andai nella sua stanza, era coricata, aveva il viso magrissimo, come tutto il suo corpo. Sembrava risucchiata dagli anni, come se fosse invecchiata tutto in una volta. Mi sedetti nel letto, lei aprì leggermente gli occhi, era stanca lo si vedeva dalle occhiaie e dalle borse che le rendevano senza vita pure i suoi occhi color oceano. Fece per parlare, ma dei colpi di tosse le impedirono di farlo.

"Mamma va tutto bene?" Lei mi guardò cercando di aprire gli occhi e alzarsi dal letto. Ma si vedeva che le veniva molto difficile e faticoso.

"Si, tranquilla. È solo stanchezza" mi rispose senza voce. Era seduta accanto a me, le sfiorai le mani, erano gelide.

"Mamma è meglio se ti fai controllare". Ero davvero preoccupata, non l'avevo mai vista stare così male.

"Ma che dici?! E con quali soldi poi? Sto benissimo. Mi sarà venuto il raffreddore, mi riprenderò tra qualche giorno" mi rispose ignorando la gravità della sua salute. Era solito di mia madre essere forte e non chiedere aiuto a nessuno. Era uno dei suoi migliori pregi e peggiori difetti.

"Adesso è meglio che mi metta a riposare. Vedrai che mi passa" mi disse andando a sdraiarsi nuovamente sul letto. Quella notte decisi di rimanere a dormire lì. Non l'avrei lasciata da sola, lei non l'aveva mai fatto, era rimasta e mi aveva cresciuta. Ero stata io ad andarmene senza pensare che a lei potesse servire il mio aiuto, e adesso dovevo rimediare. Non volevo perderla, non l'avrei lasciata andare per nessuna ragione del mondo.

-Non è possibile essere una madre perfetta. Ma ci sono milioni di modi per essere una buona madre.-
Jill Churchill

-Avere l'imprinting con una persona significa che dal momento in cui la vedi ogni cosa cambia. Tutto a un tratto non è la gravità che ti tiene attaccato al pianeta, è lei. Nient'altro ha importanza... Per lei faresti qualunque cosa, sei disposto ad essere qualunque cosa.- Eclipse

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora