Le scelte del PASSATO...

502 24 1
                                    

Di sera accompagnai Sky a casa sua. Non mi fidavo a lasciarla andare da sola. Ero ancora arrabbiata con lei perché aveva raccontato tutto a Andrew. Stavamo sedute sulla metropolitana in silenzio. Il viaggio stava per terminare. Dovevo assolutamente chiarire la situazione con lei. 

"Devi imparare a farti gli affari tuoi" le dissi continuando a fissare il pavimento. "Non puoi andare a spifferare tutto quello che faccio ad Andrew". Sky si girò verso di me. "Scusa. Io credevo che..." la interruppi. 

"Non credevi niente. Impara a tenere la bocca chiusa o noi non andremo mai d'accordo". La metropolitana rallentava. Eravamo arrivate. Ci alzammo per andare verso l'uscita. 

"Mi lasci almeno finire la frase? Hai questa ossessione di avere il controllo sugli altri. Da non accorgerti che chiunque sbaglia e non credere di essere perfetta perché neanche tu lo sei". Sky parlava con voce tranquilla, e questo serviva solo ad irritarmi di più. 

Le porte della metropolitana si aprirono. Sky si fiondò fuori e io la seguì a ruota. Fece per andarsene ma la bloccai per un braccio. "Non ho finito di parlarti". Sky si girò verso di me.

"Non ho più voglia di discutere" mi disse portando gli occhi al cielo. 

"Vattene allora. Ma non tornare. Le persone deboli non mi vanno a genio". 

Gli occhi di Sky iniziarono a fissarmi. "Stai attenta a quello che vuoi dire. A volte una parola ferisce più di mille colpi" si voltò dall'altra parte e iniziò a camminare. 

Prima che fosse troppo lontana mi disse "Ciao Maya". Io non risposi. Rimasi ferma ad aspettare la metro che mi avrebbe riportata a casa. Tornata nel Covo, non vedevo l'ora di vedere Andrew per capire se era ancora arrabbiato con me. Ma quella sera Andrew non era lì. Ma addormentai da sola. Svegliandomi di tanto in tanto a causa degli incubi che tormentavano il mio sonno.

Mi svegliai e controllai che ore erano da un vecchio orologio: le 8.15. Mi ricordai che sarei dovuta essere alla Juilliard alle otto. Ero già in ritardo. Probabilmente se la metro faceva in fretta sarei arrivata lì poco dopo le nove e mezza. Andai a casa a lavarmi e a mettermi qualcosa di decente. Indossai i jeans strappati del giorno prima e una maglia a maniche corte con sopra una giacca in jeans e un paio di scarpe basse. Quando arrivai a scuola erano ormai le dieci. La metropolitana aveva fatto un guasto e ci avevano fatto scendere per prendere quella dietro. Aprì il portone ed entrai. Una signora nell'ingresso mi chiese chi ero e poi chiamò un'insegnante. 

"È in ritardo" disse una signora dai capelli castani raccolti in una crocchia. Aveva gambe lunghe e magre. Si capiva subito che quello era il fisico di una ballerina. Parlava con un accento del sud molto dolce e melodico." Sono la professoressa Harris. Insegnate di danza. E per sua e mia sfortuna sono stata incaricata di tenerla d'occhio durante le sue ore di punizione. Prima cosa che deve imparare è la puntualità. Siamo molto rigidi a questa regola. La prossima volta che non sarà puntale farà ore extra di lavoro. Seconda regola: non si va in giro per la scuola. Terza cosa che è fondamentale che lei sappia è che bisogna essere educati. In una scuola prestigiosa come la Juilliard non possiamo permettere che persone di poco conto rovinino la nostra reputazione. Ci siamo capite?" feci un gesto di assenso con la testa. "Adesso venga con me." 

Seguì la Harris che mi accompagnò in un corridoio più in disparte. Entrammo dentro uno sgabuzzino, dove in una sedia stava seduta una signora. Era abbastanza grande di età. Aveva i capelli corti bianchi e un fisico secco. Poggiava una gamba ingessata nella sedia di fronte a lei. 

"Maya lei è Rosa. Questa signora ti dirà tutto quello che devi fare." Si girò verso Rosa. "Mi chiami pure se ci sono problemi".

 La Harris sparì dentro la classe poco distante dallo sgabuzzino. Rosa batté le mani per attirare la mia attenzione. 

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora