Vecchie Persone Dal passato

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La mia vita stava prendendo una piega inaspettata. Ormai ero abituata a sentirmi dare notizie spiacevoli, i giorni felici diventavano sempre meno. Per aiutare mia madre economicamente avevo iniziato a lavorare come cameriera in un night club. Oramai mia madre non sembrava più essere persona, era diventata un vegetale. Quella mattina rimasi colpita nel vederla entrare in cucina, io ero appena rientrata dal turno al Bar, i miei occhi erano arrossati e circondati da occhiaie, le persone accanto a me iniziavano a pormi domande, ma non dissi a nessuno né di mia madre né del mio misero lavoro.

"Come ti senti? Stai meglio?" Le chiesi. Lei venne a sedersi accanto a me nel divano.

"Sono stata meglio. Tu come stai? Devi riposare, sembri un fantasma" mi disse dandomi delle pacche sulla spalla. Se fossi riuscita a dormire l'avrei fatto. Ma né il tempo né l'ambiente me lo permetteva.

"Non preoccuparti per me. È importante che ti riprenda tu" le dissi stringendole una mano.

"Bambina Mia". Non mi chiamava così da quando ero piccola. Cercò di continuare ma la sua continua tosse glielo impedì. Lessi nei suoi occhi la paura, ma anche una tranquillità che non era solita avere. "Devi promettermi di essere forte qualsiasi cosa accada". Feci per interromperla, ma lei mi zittì. "Devi lasciarmi andare" disse infine prendendo un grande respiro. Vidi i suoi occhi farsi di un blu intenso, mentre i miei iniziarono a riempirsi di lacrime. Mia madre si alzò dal divano e mi alzai anch'io. "Andrà tutto bene" continuò lei a rassicurarmi. La guardai negli occhi, così simili ai miei e poi la abbracciai come non accadeva da tanto tempo. Mia madre stava morendo e io non potevo fare niente per salvarla.

Avevo promesso a Cameron che ci saremo visti, e anche se in quel momento volevo soltanto dormire e dimenticarmi tutto quello che stava accadendo, non potevo dargli buca, non di nuovo. Infatti per stare accanto a mia madre negli ultimi giorni non ero andata alle prove con la scusa che non mi sentivo bene. Mi levai la divisa del Bar e andai a farmi una doccia. Presi dall'armadio i miei soliti jeans e mi misi una maglietta nera, indossai le mie scarpe bianche ormai vecchie. Avevo ancora i capelli bagnati perciò decisi di lasciarli sciolti per farli asciugare al sole. Mi incamminai verso il Covo, dove mi stava aspettando Cameron. Passai di fronte al parco abbandonato e vidi dei ragazzi fumare e scambiarsi qualche battuta. Uno disse qualcosa a tutto il gruppo col tono di voce più alto, forse in modo che così li sentissi.

"Abbiamo compagnia a quanto pare!" Vidi lo sguardo di tutti puntato su di me, ma feci finta di niente e continuai a camminare. "Dove credi di andare tesorino?" Si era avvicinato a me e insieme a lui il suo gruppo di amici e ora li avevo tutt'intorno. Il ragazzo che aveva parlato aveva i capelli neri ed era molto robusto, il suo sguardo mi era familiare. Alzai un sopracciglio e continuai a guardarlo.

"Cosa vuoi? Credi che tu e il tuo gruppo di amici mi facciate paura?" Dissi con sicurezza. Mi ero già trovata in quella situazione altre volte e la maggior parte finiva con Andrew che veniva a salvarmi. Ma anche se non sarebbe venuto non avevo paura. Ero rimasta coinvolta in cose molto più brutte nella mia vita.

"Vedo che la bella biondina ha un caratteraccio. Vediamo se riesco a farti passare la voglia di fare la dura!" Si avvicinò e io arretrai di un passo, ma due ragazzi da dietro mi bloccarono per le braccia. Il ragazzo di fronte a me mi prese il visi con le mani e fece per baciarmi, ma si bloccò quasi a due centimetri dalla mia bocca. "MAYA" urlò ad un tratto. Si allontanò da me. "Lasciatela" disse agli altri. Adesso che lo osservavo bene riconobbi quel ragazzo dal viso familiare. "Non ti avevo riconosciuta, sei cambiata tantissimo" mi disse sorridendo.

"Vedo che le vecchie abitudini non cambiano mai, vero Tyler?" Ero ancora sconvolta che fosse lui, Tyler era stato il mio primo amico.

Ricordo che ci piaceva passare le giornate al parco abbandonato a pianificare scherzi di ogni genere. Andavamo nella stessa scuola elementare, a Tyler piaceva prendersela con quelli più piccoli di lui, tranne me perché ero per così dire la sua "fidanzatina" almeno tutti ci consideravano così e a noi non dispiaceva. Il miglior ricordo che è con lui è il mio primo bacio che era riuscito a strapparmi all'età di otto anni. Mentre quello peggiore è stato vederlo andare via, trascinato da due uomini che cercavano di farlo stare fermo per portarlo al riformatorio.

Ed ora eccolo lì di nuovo di fronte a me, con gli stessi capelli neri arruffati e quel bellissimo sorriso che nasconde una vita di sofferenze. Con le sue solite abitudini. A separarci c'erano molti anni, ma non ero mai stata così felice di rivivere il mio passato.

"Scusa. Lo sai che non ti avrei mai storto un capello" fece cenno agli altri di lasciarci soli. "Mi sei mancata" mi disse avvicinandosi. Lo abbracciai perché anche lui mi era mancato. Da piccola se avessi potuto sarei voluta andare con lui per stare insieme e invece dopo qualche anno il suo pensiero era sparito dalla mia mente.

"Adesso devo andare. Mi ha fatto piacere rivederti" gli dissi ricordandomi dell'appuntamento con Cameron. I suoi occhi mi stavano squadrando dalla testa ai piedi. "Resta nei dintorni" gli dissi facendo un cenno con la mano. Fece un mezzo sorriso e andò verso gli amici.

"Non vado da nessuna parte. Non questa volta" dissi tornando dagli amici. Continuai a guardarlo mentre andava via e una parte di me sperava che il suo ritorno non fosse puramente casuale.

-L'amore richiede sacrificio, ma ne vale la pena, sempre.- La risposta è nelle stelle

-Ogni volta che mi rendo conto che non lo rivedrò mai più mi sento morire dentro.- The vampire diaries

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora