Quando tutto è iniziato...

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Dormivo tranquilla, finché la mia sveglia iniziò a suonare. E questo poteva significare una sola cosa: avevo dormito abbastanza. Se non volevo far tardi al provino, dovevo lottare contro la stanchezza e il sonno che mi teneva attaccata al cuscino. Mi alzai, andai a farmi una doccia e poi indossai dei jeans corti, un crop top e allacciai una camicia a quadretti in vita. Prima di uscire da casa, mi avvicinai al letto di Sky "Sto andando! Augurami Buona Fortuna" le sussurrai in un orecchio. Sky aprì gli occhi e mi guardò "Non ti serve" disse, poi continuò a dormire. Mi avviai verso il mio destino, la paura iniziava a farsi sentire. Ma poi un messaggio mi fece passare l'ansia. Lui sarebbe sempre stato al mio fianco e questo serviva a farmi sentire protetta.

UN ANNO PRIMA

Svegliarsi e non sapere dove ci si trova, svegliarsi senza una meta, svegliarsi con la paura di ciò che si dovrà affrontare. Svegliarsi, ma voler rimanere addormentati a sognare, sognare luoghi inesistenti, sognare una realtà più comoda, sognare di riuscire a sognare sempre, sognare una canzone che al mattino sarà semplicemente una melodia dimenticata. Avrei tanto voluto che la mia vita fosse come un sogno. Ma la verità è un'altra. Mi chiamo Maya, ho sedici anni, i capelli lunghi e biondi, e una luce nei miei occhi che non sembra promettere niente di buono. Tutti quelli che avevano sentito parlare di me, credevano sarei diventata come mia madre, per farvela in breve una poco di buono. L'unica persona che non aveva pregiudizi nei miei confronti e che credeva in me era Andrew. L'avevo conosciuto sei anni prima, quando mi aveva "salvato la vita". Vivo a New York, in uno dei quartieri più malfamati, lo chiamano il Bronx. Sono sempre cresciuta in strada e da sola. La mia infanzia è finita all'età di sette anni, da allora ho imparato a badare a me stessa. Mia madre non mi ha mai voluta, la mia nascita era stato per così dire un incidente. Mio padre si era fatto da parte, per lui io non ero altro che una perfetta sconosciuta. Quando avevo dieci anni ho conosciuto Andrew. Anche lui scappava dalla vita, ma non mi ha mai raccontato molto dei suoi genitori o del posto in cui viveva prima. Grazie a lui son riuscita a mangiare, ovviamente però dovevo rubare per farlo. So che questo non fa di me una persona buona o che andrà in paradiso, ma avevo due scelte: rubare o morire di fame, preferivo di sicuro la prima. Andrew mi ha sempre protetta e aiutata nei momenti più difficili. È per me un fratello maggiore e il mio unico punto di riferimento.

La mattina del mio sedicesimo compleanno mi svegliai con grande allegria. Anche se non sapevo come sarebbe andata quella giornata. Eppure ero felice, come se svegliarsi con il sorriso stampato in faccia potesse rendere l'intera giornata migliore.
Avevo dormito nel Covo, come la maggior parte delle notti. Quella notte però Andrew non era venuto li insieme a me, come era solito fare. Infatti ero abituata ad addormentarmi sapendo che quando lui sarebbe arrivato, mi avrebbe coperta bene e si sarebbe addormentato abbracciandomi, e in quelle notti dormivo tranquilla. Perché quando ero con lui mi sentivo protetta, come se riuscisse a scacciare i miei demoni.
Mi piaceva svegliarmi nel Covo. Era un antico palazzo abbandonato, che scovammo io e Andrew un paio di anni prima e da allora dormivamo li. Era l'edificio più alto che si potesse trovare nel Bronx. Ciò che più apprezzavo del Covo era la vista, da cui potevi osservare dove vivevo io. Notando subito le case che crollavano a pezzi. Se ti voltavi, invece, vedevi New York: i grandi palazzi, le persone prese dalle loro vite frenetiche, troppo occupate dai loro telefoni per notare il resto. Era un contrasto notevole, che solo pochi riuscivano a scorgere. Per quanto evidente fosse.
Ma essendo il giorno del mio compleanno decisi di non badare all'indifferenza che caratterizzava il genere umano. E così presa dalla gioia, raccolsi tutto il fiato che avevo e urlai: BUONGIORNO!!! Per condividere la mia felicità con il resto del mondo.

- In fondo non è altro che una città di carta, persone di carta, case di carta. Tutto è più brutto da vicino – Città Di Carta John Green

- Un giorno senza un sorriso è un giorno perso – Charlie Chaplin

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora