Ask me to Stay

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Cameron

"Che ti prende?" Provavo con Maya la coreografia per la gara, che sarebbe stata tra una settimana. L'ansia iniziava a farsi sentire, soprattutto perché le ultime prove non stavano andando bene.

Maya si mise le mani in testa e bevve un sorso d'acqua dalla bottiglia. Io andai a rimettere la musica dall'inizio. Ci mettemmo di nuovo in posizione ma dopo le prime strofe Maya si dimenticò i passi. Andai a spegnere la musica e a prendere il mio borsone. Feci per andarmene.

"Cameron? Dove vai? Pensavo dovessimo provare" mi chiese scocciata.

"Mi prendi in giro?! Non hai fatto bene un passo oggi. Ma che ti prende in questi giorni? Sei sempre stanca e ti dimentichi i passi della coreografia, in più quando ti chiedo spiegazioni fai finta di niente o ti inventi qualche stupida scusa" gli dissi arrabbiato. Maya mi prese per un braccio e mi guardo negli occhi, adoravo quando lo faceva.

"Sto cercando di fare quello che posso, devi cercare di capirmi" mi disse a bassa voce.

"Non posso capirti se non mi dici che succede. Mi dispiace" le risposi spostandosi. Me ne andai dall'aula di danza, sentivo lo sguardo di Maua dietro di me. Pensavo che il nostro rapporto dopo il bacio si fosse rafforzato, ma lei era ancora misteriosa nei miei confronti e io avevo finito le carte da giocarmi.

Andai nell'aula di musica l'unica che trovai vuota. Mi sedetti di fronte al pianoforte e iniziai a suonare "Le Onde" di Ludovico Einaudi. Mi sfogai attraverso le note, la musica aveva da sempre un ruolo importante nella mia vita, riusciva ad aiutarmi in ogni momento. Mentre suonavo pensavo a Maya, a quanto odiassi il fatto che riuscisse a leggermi nella mente, odiavo quando aveva sempre ragione, odiavo quando mi mentiva, odiavo quando non mi stava intorno, ma più di tutto odiavo il fatto di non odiarla. Nemmeno un pochino, nemmeno niente.

Quando smisi di suonare sentì qualcuno circondarmi il collo con le sue braccia. Mi voltai.

"Sono così stanca di stare qui, soppressa da tutte le mie paure infantili, c'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare" mi disse sedendosi sulle mie gambe e io iniziai a baciarla. Sapevo che se ci avessero trovati lì a baciarci, avrei di sicuro passato guai, ma in quel momento non mi importava, volevo solo far capire a Maya che io ero lì con lei e qualsiasi cosa sarebbe successa ci sarei sempre stato.

"Sai non mi importa più così tanto vincere questa gara, il mio premio l'ho già avuto, e sei tu!" Ero sincero quando dicevo che lei era importante per me, rendeva il mio mondo imperfetto migliore. Ormai non potevo fare a meno dei suoi occhi azzurri che fissavano i miei, i suoi lunghi capelli biondi, le sue labbra irresistibili, il modo in cui mi toccava quando ci baciamo o quando mi urlava contro in uno dei nostri soliti e stupidi litigi.

Maya

"La mattina la gente si sveglia e dice: da oggi cambio vita. Invece non lo fa mai!" Eppure oggi non è andata così ... Tornerà? Non lo so, i suoi pensieri son sempre stati troppo confusi da capire.

QUALCHE ORA PRIMA...

Le prove con Cameron non erano andate benissimo, ero troppo stanca dal turno al Bar per concentrarmi sulla coreografia, ma sapevo quanto questa gara fosse importante per lui e così cercavo di non crollare e di dare il meglio di me. Ma il solo pensiero di mia madre, mi faceva sprofondare in un pozzo senza fondo.

Arrivai al Covo, salì le scale che portavano alla terrazza. Era da un po' che non mettevo piede in quel posto, era da un po' che non lo vedevo. Stava mettendo alcuni vestiti in un borsone, e senza i suoi vestiti sparpagliati di qua e di là, il Covo sembrava vuoto. Quando sentì i miei passi alzò la testa, ma la riabbassò subito dopo.

"Eccoti. Che fine hai fatto?" Mi chiese serio. Non mi aspettavo di sicuro quell'accoglienza, credevo che mi avrebbe chiesto come stavo e si sarebbe preoccupato per me, invece niente, dalla sua voce e dal suo sguardo non faceva trasparire alcuna emozione.

"Sono rimasta a dormire a casa e non ho avuto molto tempo libero, per via della gara" cercai di trovare un motivo convincente. Chiuse il borsone, se lo mise in spalla e fece per scendere le scale. Lo seguì.

"Dove vai?" Gli chiesi scendendo le scale di corsa. Non capivo cosa stesse succedendo, Andrew si fermò e si girò verso di me. Sentì una lacrima scendermi lungo il viso.

"Te ne vai?" Gli chiesi cercando di nin scoppiare a piangere. Buttò il borsone a terra, si avvicinò a me, mi asciugò la lacrima e mi abbracciò. "Perché?" Continuai a chiedere spiegazioni.

"Perché ho bisogno di un cambiamento" iniziò a spiegarmi lui. Sentì il suo respiro sul mio collo, si staccò dall'abbraccio, ma non mi lasciò andare le mani. Continuava a guardarmi negli occhi.

"Sento che questo non è il posto dove dovrei stare, ho bisogno di capire chi voglio essere e non lo capirò mai se non supero quella porta" mi disse indicando l'uscita del Covo. Sapevo che per Andrew questa era solo una meta passeggera, ma non volevo che se andasse.

"Ovunque andrai, ricordati di me!" mi ributtai tra le sue braccia.

"Mi mancherai ragazzina" mi disse Andrew. I suoi occhi si fecero più lucidi. "In bocca al lupo, per tutto. Sei stata il mio angelo dentro l'inferno che mi circondava!"

"Mi mancherai anche tu. Non immagini quanto. Sei più di un amico, più di un fratello, più di un padre, sei tutta la mia vita" ormai non riuscivo a smettere di piangere. Andrew si staccò da me, si voltò, raccolse il borsone da terra e se ne andò. Presi la collana che mi aveva regalato, era andato via da poco e già aveva lasciato un vuoto nella mia vita. Tutte le persone che mi avevano cresciuta se ne andavano, probabilmente crescere significa questo: lasciar andare il passato, ma non è per niente facile!

-Qualcuno sta cercando di dirmi: fa che lei ti ricordi per sempre ... sto lavorando al per sempre- Remember Me

-Non serve a niente una porta chiusa. La tristezza non può uscire e l'allegria non può entrare.- Luis Sepulveda

Sedicenne Ribelle _ Sabrina Carpenter/Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora