L'inzio della paura

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2.07 di notte, mi ritrovo con gli abiti sgualciti a vagare nel bosco posto dietro la fattoria dei miei, nel bel mezzo di un temporale. Non so come ci sono arrivata né oggi né le notti prima di questa, ma con il sudore che gelido scorre lungo la spina dorsale e i rovi a scompigliarmi i capelli, me ne ritorno a casa, disperata. Il tutto è iniziato il giorno del mio diciottesimo compleanno, dopo essermi addormentata ascoltando la pioggia battere contro le tegole del soffitto, per ritrovarmi sola nel cuore della notte nella foresta buia e per niente amichevole. Non mi ricordo di essermi alzata dal letto, di aver sceso le scale, so solo che mi sono svegliata nel bel mezzo del nulla e mai avrei immaginato che quella sarebbe diventata la normalità. Non ho detto niente ai miei, non voglio dare loro ulteriori preoccupazioni, hanno già troppi problemi a cui pensare dopo la scomparsa di Mary, morta recentemente per una leucemia fulminante. Ho deciso: me la caverò da sola, come ho sempre fatto e capirò cosa non va in me.

6:30 Stremata mi alzo, mi preparo per affrontare il primo giorno del primo anno di college a pochi km da casa. Prima di uscire mi guardo allo specchio, ho lunghi capelli biondi pieni di boccoli ,ma perennemente in disordine, ho un fisico asciutto a causa di tutto lo sforzo fisico che faccio per aiutare i miei a curare la fattoria, e nonostante stia sempre sotto il sole, ho una carnagione pallidissima quasi traslucida. Arrivata a scuola Per fortuna incontro Jennifer,la mia migliore amica, che ha scelto di non allontanarsi troppo da casa e di frequentare il college di letteratura insieme a me. Appena mi vede, Jennifer corre nella mia direzione e trafelata dopo aver osservato i solchi profondi delle mie occhiaie inizia: " Sarah devi dirmi cosa succede. Sono giorni che sei troppo pallida, lo sai che puoi raccontarmi tutto " è per questo che la adoro, so di potermi fidare, ma persino lei avrebbe paura se le raccontassi quello che mi succede di notte, quindi semplicemente le rispondo " Tranquilla, sto bene, questi giorni non ho dormito molto perché tra poco sarà un mese che Mery è morta e io...." Lascio la frase in sospeso, non c'è bisogno di continuare. Ha capito. Mentre Andiamo insieme in classe di letteratura noto un ragazzo che fissa estraniato fuori dalla finestra, ha un profilo magnifico, statuario. Jennifer mi tira per il braccio e mi accorgo di essermi fermata a osservarlo, lei per fortuna non lo vede, altrimenti so che avrebbe iniziato con la solita ramanzina sul fatto che stavo sprecando tutte le occasioni che la vita mi poneva davanti. Quando entriamo in classe, notiamo che solo tre posti sono liberi, Leonard, il ragazzo di Jennifer le ha tenuto il posto in prima fila, mentre io mi avvio a raggiungere l'ultima fila e scelgo, tra i due posti rimasti liberi vicini, quello più lontano dalla finestra, fuori c'è un temporale e ogni volta che vedo i lampi percepisco il terrore che si insinua nel mio petto, come nel bosco di notte. Tutt'a un tratto il ragazzo di prima entra e viene nell'ultimo posto libero rimasto. Quasi tutte le ragazze del corso nel vederlo, hanno iniziato freneticamente a mettersi in mostra, a sistemarsi gli abiti e a parlare tra loro indicandolo e quando si avvia nel posto accanto a me mi lanciano occhiate sprezzanti; ora che lo vedo bene, è ancora più bello di quanto potessi immaginare, alto almeno un metro e ottanta e la stoffa della sua maglietta ,che si tende ad ogni movimento, lascia vedere i muscoli sodi, c'è una sicurezza in lui che gli permette di sentirsi a suo agio e muoversi senza imbarazzo tra gli studenti già seduti, non dimostra diciotto anni, ne ha minimo una ventina. Mentre si siede per un attimo ci guardiamo negli occhi, ha gli occhi del color ghiaccio, quasi trasparenti, impressionanti. Distolgo subito lo sguardo, imbarazzata, con uno strano formicolio nello stomaco e china inizio ad ascoltare la lezione, ma ogni tanto girandomi, lo colgo sempre a guardare fuori, quasi in attesa di un segnale, di una via di fuga.

11:30 Al termine della lezione Elizabeth, ragazza viziata che mi perseguitava al liceo, guardando me con disprezzo,si avvicina in modo alquanto viscido al mio vicino di banco, lui però non le presta la ben che minima attenzione, intento solo a comprendere chi sa quali segreti nella tempesta che sembrava imperversare senza fine. Lei tossisce per farsi notare e guardandolo con occhi smielati inizia :" piacere, sono Elizabeth potrei farti fare un giro della scuola, se lo desideri" e piena di aspettative attende una risposta, che però tarda a venire, innervosendosi sta per dire qualcos'altro ,quando risponde seccamente con un " No, grazie.". Evidentemente infastidita se ne va sbuffando. Lo sto fissando, forse in modo troppo esplicito, ma non riesco a comprendere come può essere così affascinato dai lampi e i tuoni che echeggiando creano un boato infernale. A un certo punto lui accorgendosi dei miei sguardi, mi fissa, i suoi occhi incrociano i miei, stanchi. Incuriosita, recupero tutto il coraggio che possiedo e inizio: "perché osservi tanto il cielo?". Sembra Sorpreso che io gli abbia parlato e non mi so spiegare il motivo " non sempre dopo la tempesta viene la quiete, forse nelle tempeste possiamo ritrovare la parte più nascosta di noi, ci può essere rivelato chi siamo veramente". Che strano pensiero.... " ma se la nostra vera natura è tempesta allora per gli uomini sarà molto difficile trovare la pace" Vorrei tanto sentire quale sia la sua risposta, ma lui se ne sta in silenzio, pensoso e quando sta per aprir bocca sentiamo un "Sarah!!" ad alta voce, è Jennifer che mi chiama per andare alla lezione seguente. Mi alzo e me ne sto andando, mentre cammino percepisco un debole " alla prossima" che mi sconvolge più del dovuto.

15:30 Sono di nuovo a casa, oggi i miei non mi hanno chiesto aiuto;viste le condizioni climatiche, non si può fare molto. Mi chiudo in camera, con le parole del ragazzo che mi frullano nella mente. È sicuramente uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto, ma c'è qualcosa nel suo sguardo spento e nel suo atteggiamento che mi fa provare tristezza per lui, come se non fosse libero di essere spensierato, ma sempre tormentato. Mi rendo conto che non so neanche come si chiama. Giunta sera, scatta il blackout, la tempesta è talmente forte che sono saltati i fili della corrente. Accendiamo candele lungo tutta la casa, per dare un briciolo di calore e senza farmi notare sbarro tutte le porte, per non uscire con quel tempo, nel sonno.

2:07 Oh no... Apro gli occhi, il pigiamo è zuppo di pioggia, ho le braccia insanguinate a furia di sbattere contro i rametti spinti dal vento, sono più lontana da casa della sera prima, ogni sera mi addentro maggiormente nel bosco. Ho paura di non riuscire a trovare la strada di casa. Inizio a camminare impaurita mentre i lampi e i tuoni si susseguono all'infinito. Sembra impossibile, ma in mezzo a tutto questo frastuono, sento un boato mostruoso e vedo una luce immensa. Mi avvicino e sono quasi arrivata quando...

6:30 La sveglia suona, mi alzo di scatto, non so come sono tornata nel letto, ma sono dentro le coperte, asciutta, se non fosse per i graffi alle braccia, avrei creduto che fosse stato tutto un sogno. Vado a lezione, da sola visto che Jennifer si è ammalata. Mi siedo nel posto di ieri e sono un po' dispiaciuta vedendo il banco affianco al mio vuoto e in attesa che inizi la lezione ascolto un po' di musica dall'iPod, poi con la coda dell'occhio lo vedo arrivare, ma non voglio prestargli troppa attenzione. Lui sembra cercarmi con lo sguardo, allora togliendomi le cuffie,cerco di essere per una volta un persona normale e lo saluto. " ti deve essere piaciuta questa notte, con la tempesta e tutto il resto" subito arrossisco, che cosa stupida da dire, non mi aspetto una risposta, invece sussurra "non sai quanto" scrutandomi con quegli occhi illeggibili e facendomi ancora una volta pizzicare lo stomaco. A diciotto anni non ho mai avuto un fidanzato per il semplice motivo di aver sempre ritenuto le storielle del liceo di breve durata e sfiancanti, poi con la malattia di Mary, insomma non è che fosse tra i miei primi pensieri avere una storia con qualcuno e mai nessuno mi ha incuriosito, certo ho conosciuto bei ragazzi,ma mai nessuno che possedesse altro oltre un viso gradevole. Il professor Smith entrando blocca il flusso dei miei pensieri e scrive sulla lavagna una semplice parola ,'paura', "il tema di oggi"afferma con voce rauca "è scandagliare l'animo umano, per cercare di comprendere le connessioni tra tale emozione e la scrittura. Perché alcuni scrittori hanno preferito esaltare il terrore negli occhi dei protagonisti delle loro trame piuttosto che la gioia di un innamoramento,la gioia di un qualsivoglia lieto evento? Voglio che a turno ciascuno di voi mi dica cosa sia la paura, che dica una riflessione personale, una parola, un avvenimento, insomma la prima cosa che vi viene in mente ". Cos' è la paura? Ho un po' di tempo per pensare prima che sia il mio turno, intanto sento parole come -sofferenza, oblio, morte..- , quando arriva il mio momento sussurro pallida: " trovarsi a vagare in un bosco nel bel mezzo di un temporale, soli e senza via di fuga". Sento lo sguardo di Lui colpirmi intenso, quando meravigliando tutti esclama :" amore" . Il professore anche stupito gli chiede "come si chiama lei e perché amore?". "James. Perché è dalla paura che nasce l'amore. Non si apprezza ciò che si ha finché non la si è quasi persa, e dopo sicuramente essa non viene più data per scontata. Perfino innamorarsi di una persona significa abbandonarsi alla paura , al dubbio che quella non sia la scelta giusta, non sia la via più sicura da percorrere." Cavoli! Eppure penso a quanto abbia ragione, non ho mai voluto così tanto bene a Mary quando era ammalata rispetto a quando la vedevo sorridere tutti i giorni, crogiolandomi nel terrore di non poter vedere più la mia amata sorellina.

CONTINUA...

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