Capitolo 6 | It's Easy To Lose Yourself

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Soundtrack: Beartooth - In Between

Bianco. Nessun suono.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani, tirando subito un lieve sospiro di sollievo; almeno quelle c'erano ancora. Mi guardai attorno, poi alzai lo sguardo. Niente. Solo bianco. Non riuscii neanche a capire se quello che avevo sotto i piedi fosse davvero un pavimento.

<<Finalmente sei arrivata>> disse una voce. Mi girai, ma non vidi nessuno. <<Ce ne hai messo di tempo.>> Questa volta la sentii provenire dalla mia sinistra, ma ancora una volta niente.

<<Chi sei?>> chiesi allora.

Chiunque fosse rise sommessamente. <<Non ha importanza adesso. In ogni caso verrai a scoprirlo molto presto>> rispose.

<<E allora dove sono?>>

<<Anche questo non spetta a me dirtelo.>>

<<Senti, non ho nessuna voglia di giocare. Se hai qualcosa da dire, dilla, altrimenti fammi tornare nel mio mondo>> sbottai seccata incrociando le braccia sul petto.

<<Ma come siamo scontrose. Ho oltre duemila anni più di te, quindi vedi di parlarmi con rispetto, razza di inutile barattolo umanoide>> fece l'altro di rimando.

Duemila anni? Barattolo?

<<Esattamente. E ho parlato troppo>> disse.

<<Leggi nel pensiero?>> chiesi io, sinceramente incuriosita. Se prima ero diffidente, adesso volevo semplicemente scoprire con chi stavo parlando. Una sorta di Dio? Oppure un fantasma?

<<Oh, posso fare MOLTE cose, io.>> Nel bianco cominciò a comparire una figura dai contorni indistinti. <<O dovrei dire...>> Ora apparve nella sua integrità.

Era me.

Con un colore di capelli cremisi, molto simile a quello del vino rosso, e degli occhi azzurro ghiaccio, imperturbabili. Inoltre la pupilla aveva una forma allungata, come quella dei gatti. No, come quella dei serpenti. Qualcosa mi suggerì che quell'essere discendeva dai rettili, e non da semplici felini.

<<... noi?>> concluse con un ghigno talmente malvagio da far accapponare la pelle.

<<Perché noi?>> chiesi io, nella mia più totale stupidità e ingenuità. Stavo cominciando ad agitarmi. Insomma, stavo parlando con una specie di me stessa, dai tratti decisamente fuori dal comune e che aveva più di duemila anni. E poi chi mi assicurava che ci stavo proprio parlando? Magari era tutto un sogno. DOVEVA essere un sogno.

<<Dimmi un po', ti sei mai chiesta come mai, quando eri piccola, ti veniva da sorridere quando gli altri avevano paura?>> mi chiese lei. Il suo tono di voce era così suadente che mi catturò completamente, un'altra volta.

Non ottenendo risposta l'essere continuò. <<No,eh? Questo perché noi siamo fatte per amare la paura!>> Nello stesso istante in cui pronunciò quell'ultima parola aprì la bocca, scoprendo due file di denti aguzzi e bianchissimi. Poi inarcò la schiena all'indietro, abbandonandosi ad una risata raggelante, e il suo corpo cominciò a trasformarsi. Le unghie diventarono artigli, le orecchie si appuntirono, le spuntò una coda e il suo corpo si coprì di pelo. Alla fine mi ritrovai a pochi centimetri dal muso di un enorme essere somigliante ad un lupo molto possente. Mi superava decisamente in altezza, le sole zampe erano più grandi del mio volto, e il suo torace era ricoperto da una folta peluria nera. Il terrificante ritratto era quindi completato da un paio di grandi occhi di un azzurro glaciale e da una chiostra di zanne bianche in cui mi ci potevo specchiare, tanto erano vicine.

Prima che potessi mettermi a strillare mi sentii scuotere, e ritornai nel mondo reale, seduta sul divano blu nel salotto di casa mia.

Aspetta... COSA? Dovevo essermi decisamente persa qualcosa.

<<È tornata tra noi, finalmente>>commentò Aidan allontanandosi da me. Cominciava ad infastidirmi il fatto che fosse sempre lui a "salvarmi" da situazioni poco gradevoli.

All'improvviso mi vidi arrivare addosso una chioma bionda, e due mani mi afferrarono il volto. Elthanin mi guardò preoccupata negli occhi. <<Hai le pupille dilatate>> affermò. <<L'hai già visto?>>

Senza sapere nemmeno a cosa si stesse riferendo mi ritrovai ad annuire, e lei digrignò i denti. <<È troppo presto!>> mormorò frustrata.

<<Per me invece è normale. Non sappiamo nemmeno quanto possa essere potente il suo>> replicò Aidan, che nel frattempo si era appoggiato ad una parete infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

In quel momento, togliendomi la possibilità di uscirmene con una frase del tipo "Voi due siete pazzi", un telefono prese a squillare, e poco dopo arrivò Benedikt.

<<Una chiamata dai signori>> sentenziò tenendo l'apparecchio in una mano.

Lentamente mi alzai e lo presi. La mia voglia di parlare con i miei genitori era cresciuta a dismisura, soprattutto perché finalmente mi si presentava l'opportunità di mettere entrambi con le spalle al muro, mentre loro l'avevano fatto per ben diciassette anni con me. Quando risposi alla chiamata non dissi però nulla, aspettando che fossero loro a dare un senso alla mia breve vita, a quanto pare trascorsa nella più totale ignoranza.

<<Inaya? Si può sapere cos'è successo? Perché non rispondi al cellulare? Ci siamo preoccupati da morire!>> fece mia madre. Nonostante fosse lei a parlare, potevo avvertire chiaramente lo sguardo bruciante di mio padre, come se fosse proprio dietro di me.

Io indurii spontaneamente lo sguardo, non credendo a quelle ultime parole. <<Prima spiegami che cosa sono>> risposi con tono quasi beffardo. Volevo proprio sentire quale stupida scusa sarebbe riuscita ad appropinquarmi, questa volta.

<<Ma che stai dicendo? Io non...>> s'interruppe. <<Oh...Capisco>> disse poi.

La sentii sospirare, poi cominciò con il suo tanto lungo quanto avvilente discorso.

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Spazio autrice

So che il capitolo è corto, e per farmi perdonare domani ne pubblicherò un altro!! Allora... Cosa ne pensate? Cosa può essere Inaya? E con chi o cosa aveva parlato prima?

Alla prossima, un abbraccio!!


Daughter Of Flames (SOSPESO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora