Capitolo 14 | Call my name and save me from the dark

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Soundtrack: Evanescence - Bring Me To Life

Dopo quella che mi sembrò un'eternità riuscii a calmarmi, e i due decisero di portarmi in un piccolo bar poco distante, così che io potessi prendere qualcosa di caldo.

Dopo essermi coccolata a sufficienza con un buonissimo cappuccino mi sedetti sulla panchina interamente in legno davanti al locale e chiusi gli occhi, lasciandomi scaldare dal leggero tepore del sole appena comparso da dietro le nuvole, quando un miagolio insistente mi distrasse. Abbassando lo sguardo vidi un gatto completamente bianco, eccezion fatta per le zampe e la folta coda, che erano nere, e per gli occhi, di uno stupefacente color oro.

Dopo essersi strusciato per un bel po' sulle mie gambe decise di salire sulla panchina e accoccolarsi al mio fianco, osservandomi con un certo interesse. <<Non hai una bella cera. Brutta giornata?>> mi chiese con un tono quasi sussurrato, incidendo su tutte le vocali.

Bene, ora mi parlavano anche i gatti. Rilasciai un sospiro tremante e mi abbandonai sullo schienale. <<Perché?>> mormorai.

<<Sicura di voler sapere il perché e non il come?>>

Aggrottai le sopracciglia e strinsi le labbra voltandomi a guardarlo. <<Non rispondere alle mie domande con altre domande, per favore. Ho già la testa abbastanza incasinata di mio...>>

Il gatto per tutta risposta si esibì in uno sbadiglio degno di un ippopotamo, quindi si mise a leccarsi le zampe.

<<Belle tonsille...>> commentai.

I gatti ce le avranno le tonsille?, mi chiesi alzando distrattamente lo sguardo al cielo.

<<Che ragazzina sciocca>> disse ad un certo punto.

<<Devo ritenermi offesa anche se a dirmelo è un gatto? Ma perché ti sto parlando, poi? Tu non dovresti parlare.>>

<<Ma come, sei stata proprio tu a chiedermi di farlo! Io to ho semplicemente accontentata>> mi rivelò.

E quando l'avrei fatto?

Proprio in quel momento la porta del locale si aprì e ne uscì Aidan, che si diresse immediatamente verso di me.

<<Aidan...>> mormorai alzando gli occhi sul suo volto in controluce. <<Il gatto mi parla.>>

Il ragazzo sospirò, quindi spinse un paio di volte l'animale sulla schiena, e quello saltò giù dalla panchina con un miagolio infastidito.

<<Cosa hanno messo dentro quel cappuccino?>> fece lui sedendosi.

Ma che simpatico. <<Sto parlando seriamente, sai. È frustrante tutta questa situazione>> replicai guardandomi le mani tremanti. Volevo davvero guardarlo negli occhi per capire a cosa stava pensando, se aveva pietà o se era disgustato da tanta debolezza, ma se l'avessi fatto le lacrime che minacciavano un'altra volta di uscire avrebbero trovato il via libera. Non avevo mai pianto così tanto in vita mia da quando li avevo incontrati, e avevo tutte le intenzioni di tornare a non farlo. Primo passo: non guardare gli altri negli occhi.

Aidan sospirò ancora, quindi allungò una mano verso di me e mi scompigliò i capelli, poi attirò la mia testa sulla sua spalla.

Rimasi solo leggermente sorpresa da quel gesto così inaspettato, tanti erano i pensieri che avevo per la mente, e, anzi, quel contatto mi regalò una calma che non provavo più da diversi giorni. Aidan era davvero troppo alto, aveva le spalle larghe e la sua massa muscolare lo faceva sembrare un tipo poco raccomandabile, il suo sguardo era terrificante e molti dei suoi commenti erano poco gradevoli, eppure sembrava l'unico davvero in grado di rassicurarmi.

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