Capitolo 15 | I'm drowning in a déjà vu

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Soundtrack: Bring Me The Horizon - Seen It All Before

Scrivere questo capitolo è stato più difficile del previsto e mi ha portato via un po' più di tempo e concentrazione di quanto mi aspettassi, perciò spero vivamente che vi piaccia!! Ah giusto, mi sono dimenticata di dire che ho voluto giocare un pochino. Capirete.

Tanto love
DL

***

Delle tre figure presenti potevo vederne solamente le ombre e una piccola parte delle gambe. Una era in piedi di fronte a quattro gradini in pietra, mentre le altre due erano sedute su quelli che sembravano dei troni. L'atmosfera era delle più tetre: la sala in cui si trovavano era completamente avvolta dall'ombra, eccezion fatta per dei cerchi ai piedi delle figure, come se fossero illuminate da un lampione, nonostante i loro corpi rimanessero oscurati.

Conoscendo la sensazione di leggerezza che provavo in quel momento abbassai lo sguardo sulle mie mani, che ora sembravano avere una consistenza incorporea.

Sta succedendo un'altra volta, mi dissi calmandomi all'istante.

All'improvviso le due figure sedute alzarono un braccio davanti a loro, l'indice teso verso la terza con fare accusatorio, facendo propagare nell'aria un suono somigliante a quello che fa un vecchio orologio quando scatta la mezzanotte.

L'altra fece un passo indietro e si guardò attorno terrorizzata, voltandosi prima a destra e poi a sinistra.

Cercai di capire che cosa la turbava assottigliando lo sguardo, ma con tutto quel buio non riuscivo a vedere nulla. Allora decisi di muovermi verso i lati della stanza senza la minima preoccupazione. Non appena misi un piede nell'ombra, venni sorpresa da un altro rintocco e, voltandomi verso la gradinata, vido che le due figure sedute ora stavano indicando proprio nella mia direzione.

Presa dal panico mi guardai attorno. La terza ombra se n'era andata. Completamente volatilizzata.

Un altro suono mi distrasse. Questa volta proveniva dalle zone oscurate, ed era somigliante ad uno sciame d'api in movimento. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, migliaia di piccoli esserini di colore nero mi investirono come un fiume in piena, trascinandomi verso chissà dove e sballottandomi da una parte all'altra, così che in poco tempo finii col dimenticarmi dove fosse il sopra e dove fosse il sotto.

Dopo quella che mi sembrò un'eternità la mia schiena andò a sbattere dolorosamente contro qualcosa somigliante ad un palo, solo più sottile. Una sbarra, forse? I miei sospetti vennero confermati quando, guardandomi intorno, vidi una gabbia. Troppo piccola per una persona. Alla mia destra, però, non c'era assolutamente niente. Solo buio.

E adesso?

Mi ritrovai a desiderare che succedesse qualcosa in fretta. Tutta quell'attesa mi stava uccidendo con una lentezza inesorabile. Certo, sarebbe stato meglio se, ad esempio, fosse spuntata fuori una coccinella, invece di ritrovarmi davanti la morte. Cosa che, in effetti, i latrati e gli ululati che mi giunsero alle orecchie sembravano presagire, sempre che io riuscissi a scappare da quella specie di gabbia.

Rabbrividendo mi gettai sulle sbarre dietro di me, provando anche con tutte le altre, e alla fine spinsi con tutta la mia forza su quelle sopra di me, ma senza successo.

Ma non mi diedi per vinta. Continuai a tirare e spingere e tirare calci. Non era la speranza a tenermi ancora in piedi e a suggerirmi di farmi del male, ma il semplice istinto di sopravvivenza. Se in quel momento fossi stata in grado di pensare con lucidità mi sarei già rannicchiata in un angolino da un pezzo aspettando che quei lupi, o qualunque cosa ne sarebbe venuta fuori, mi azzannassero.

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