Capitolo 1.

473 32 5
                                    

Mi chiamo Rose Mary Court, vivo a Londra e questa è la mia storia.

Quando sono nata, ho sempre pensato che il mondo fosse qualcosa di magnifico, che le persone fossero tutte simpatiche e che da grande avrei avuto una storia d'amore come in 'High School Musical'. Quanto mi sbagliavo.

Quella mattina mi trascinai dal letto a fatica, finite le vacanze estive è sempre un trauma alzarsi alle sei. Mi stropicciai gli occhi assonnati facendo uno sbadiglio, sentivo mamma preparare qualcosa in cucina. Non sapevo cosa mettere, la giornata sembrava buona e pensai che un semplice jeans e una maglietta shalla potessero andar bene. Finii di prepararmi e scesi giù, a passo strisciato con lo zaino in spalla e mi appoggiai al bancone della penisola. Da lì in poi, sarebbe diventata la mia routine quotidiana. Mamma mi porse la colazione stringendo le labbra, non le piaceva il mio look, ma feci finta di niente, ero già incazzata di mio per l'orario mattiniero, figuriamoci se avrei abbinato le scarpe allo zaino, con il paio di jeans che più ci stavano, al cardigan blu notte ecc ecc. Stavo andando a scuola, non ad una sfilata di Versace, era già tanto che non ci andavo in pigiama. Avevo diciassette anni ormai, mi vestivo come volevo e avevo una piccola Smart tutta per me. Mangiai la mia colazione, guardando l'orologio. Alle sette e mezzo sarei passata a prendere Silvy per andare a scuola.

Salutai mamma, e notando che la macchina di papà non c'era nel vialetto, capì che era a lavoro. Lui si che aveva controllo nella vita: dirigeva una delle più grandi industrie di tutta Londra, e la sua catena si espandeva per tutta l'Inghilterra ed arrivava persino in Francia e in Italia. Quanto mi sarebbe piaciuto andare in Italia ... nonostante non amassi il romanticismo, leggevo sempre romanzi rosa ed erotici, ma non lo sapeva nessuno. Tranne Silvy, per l'appunto. Mentre sfrecciavo sulle strade asfaltate, passando accanto ad alberi che prendevano il colore della luce arancione del sole, accesi la radio, rilassando la schiena contro il sedile fin quando non comparvero delle casette carine in legno, in una stradina contornata da siepi e giardini. Mi fermai a quella bianca con le finestre verdi e suonai il clacson più volte, sapendo di far innervosire Silvy. Uscì di corsa salutando sua madre, la salutai anch'io ricevendo un sorriso.

''Tu. Non. Puoi. Capire!'' disse tutta eccitata.

''Già, neanche tu! La cintura,prego!'' svoltai a destra mentre sbruffava.

'' E se ti dicessi che c'è un nuovo arrivato?'' la vidi alzare un sopracciglio con la coda dell'occhio?

''Sei incinta?'' quasi urlai.

Scosse i riccioli biondi e dilatò di più le pupille, quando le guardavo gli occhi mi veniva fame, li aveva color cioccolato. ''Scema no! Non scopo da cinque mesi, non penso che Dio voglia riscrivere la storia di Gesù al giorno d'oggi e soprattutto non sceglie me come Maria Vergine!'' rise. ''Magari sceglie te, la facevi sempre all'asilo la Madonnina alle recite di Natale, tutta carina con i tuoi capelli castani e gli occhietti azzurri gnigni..'' risi per la sua stupidaggine.

''Quanto zucchero hai messo nel caffè?'' chiesi divertita girandomi a guardarla per poi tornare sulla strada.

Avevo superato il parco, quindi c'eravamo quasi. ''Taaanto zucchero, sono una malata di caffeina e guarda!'' si indicò gli occhi ''Queste sono occhiaie ragazza!'' piagnucolò.

Scossi la testa ''Sembri un panda malato in effetti.''

Ci pensò un po' su mentre parcheggiavo. Avevo amici a scuola a parte lei, ma solo lei era la mia migliore amica, gli altri mi stavano dietro solo per il cognome che portavo, il che era snervante beccarli a fare i falsi e pensare solo al denaro che produceva mio padre. Ma ormai ero abituata.

Ci unimmo alle altre ragazze, vicino all'ingresso aspettando che la campanella suonasse. Clary mi salutò con un abbraccio, adoravo anche lei, era sincera e la pensava come me delle volte mi leggeva anche nel pensiero, andavamo d'accordo. Le altre due Cip e Ciop (le chiamavo così, ma il loro veri nome erano Kurt e Lana) erano amiche di Silvy.

Il suono della campanella mi infastidì e avevo anche un po' di freddo,così misi la mia felpa blu. Salutai le altre e mi avvicinai al mio armadietto, misi la chiave e girai. Non si apriva. Capitava delle volte ma in questa, la chiave non girava proprio. Cominciai a dargli colpetti per tirarla fuori, alla fine sospirai sconfitta levandomi i capelli dalla faccia. Guardai storto l'armadietto e gli tirai un pugno. ''Ehi, felpa blu!''

''Stupido armadietto!'' sussurrai a denti stretti poggiando un piede sul muro accanto per spingermi, cercando di tirare fuori la chiave. ''Felpa blu!''

Strinsi i denti, mi facevano male i polpastrelli ma non avrei mollato, a costo di entrare in ritardo alla lezione di matematica, ma tanto io odiavo la prof, la prof odiava me ed io odiavo anche la sua materia. Amore reciproco insomma. Spinsi il piede più forte e la chiave si staccò. ''Felp...''

Caddi all'indietro come una cogliona, a gambe all'aria, però non mi feci tanto male, anzi, era piuttosto morbido.

''Felpa blu, non respiro.'' Urlai e caddi di nuovo di lato pestando col gomito. Avevo la chiave in mano ma era spezzata, poi guardai quello che avevo sotto di me. Era un ragazzo ed aveva una mano sulla faccia, si intravedeva un ciuffo nero, che luccicava alla luce del sole.

'S-scusami tanto. È che stavo cercando di aprire il mio armadietto ma la chiave si era bloccata e..'' mi interruppe ''Forse perché quello è il mio armadietto?'' disse ironico togliendosi la mano dalla faccia.

Per poco non ricadevo per la terza volta. Aveva gli occhi castani, quasi neri come i capelli, la mascella spigolosa e quadrata con una barba appena evidente, mi sarebbe piaciuto toccarla, le dita lunghe, posate su un libro dalla copertina gialla. Un'ala tatuata che gli spuntava sulla parte destra del collo. Era tutto vestito di nero, con una giacca di pelle, che risaltava la carnagione pallida. Abbassò lo sguardo sul disastro dei libri che aveva per terra, le sue ciglia sarebbero state invidiate da tutta la scuola, tanto erano lunghe, gli sfioravano gli zigomi sporgenti. Lo fissai. Ancora. Lo stavo ancora fissando. Lo stavo facendo ancora e non capivo perché aveva appena detto che il mio armadietto era suo.

''Mi è uscito un bernoccolo?'' chiese sorridendo. Mi ero fissata talmente con gli occhi, da non notare le labbra, il labbro superiore sottile e quello inferiore carnoso, sexy da morire. Arrossì al pensiero. Oh mio Dio, se questo è un sogno non svegliatemi.

Rimasi lì a fissarlo senza dire una parola. ''Ehi, ci sei?'' mi sventolò una mano davanti alla faccia.

''Si!'' mi alzai di scatto, come un robot e rimasi immobile, guardando ovunque ma non lui.

''Non ti hanno detto che hanno spostato il tuo più in là?'' chiese alzandosi e riprendendo i suoi libri.

Lo aiutai, infondo era colpa mia se era finito steso a terra e con un rigonfiamento sulla fronte che notai quando si spostò il ciuffo di lato.

''Oddio ti ho fatto male'' gli toccai il lato colpito da una mia testata e subito si ritrasse imprecando. ''S-scusami, davvero io..Ah lascia perdere, non so parlare!'' raccolsi i suoi libri e glieli restituì guardando il suo collo. La camicia lasciava scoperto lo sterno facendomi intravedere anche lì dei segni. 'Tatuaggi!' pensai. 'Io amo i tatuaggi'.

''Davvero?'' disse lui. L'avevo detto ad alta voce? L'avevo detto DAVVERO ad alta voce?

''Si beh..si mi piacciono.'' Dissi sentendomi accaldata.

Non rispose, per cui alzai lo sguardo e vidi che mi stava fissando, spalancai gli occhi e guardai il parcheggio, non c'era più nessuno studente, mi misi una ciocca di capelli dietro le orecchie e mordicchiai la manica della felpa poi alla fine dissi ''Beh, io vado. Scusa ancora.'' Mi girai.

''Felpa blu?'' mi chiamò. Ero io. Io avevo la felpa blu. Io ero l'unica nel corridoio, mi girai lentamente.
''Si?'' dissi un po' stridula.
''La tua 'mezza-chiave'.'' Aveva qualcosa che brillava nelle dita lunghe, notai con piacere che anche lui si mordicchiava le pellicine delle unghie. Ripresi la chiave e feci finta di non sentire quella scossa che mi attraversò il corpo a contatto con la sua mano e scappai via nel corridoio sentendomi lo sguardo di lui, ardere la mia felpa blu.

N/A Salve a tutti, questa è la mia prima storia che pubblico. Sono piuttosto nervosa e spero vi piaccia, fatemi sapere.
Baci, Esse❤️🍟

AshDove le storie prendono vita. Scoprilo ora