Capitolo 2.

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''TU COSA?'' quasi si girò tutta la scuola a guardarci, eravamo nel parcheggio e si era alzato un vento fresco che mi scompigliava i capelli.

''Shh, non urlare.'' Avevo raccontato a Silvy quello che era successo e non sapeva se ridere o continuare a ripetere 'quanto era figo? Li hai visti i suoi tatuaggi? Hai visto che labbra? Mi farei tutte le posizioni con lui.' Comunque era successo un incidente, dopo averlo lasciato nel corridoio sono corsa in segreteria, e mentre aspettavo la chiave nuova non facevo che pensare a quella scossa che avevo provato quando gli avevo sfiorato le dita per prendere la chiave. Ma era finito tutto lì. Non sapevo nemmeno come si chiamava e questo mi stava bene, altrimenti lo avrei cercato ovunque per rivedere quel viso. Sospirai.

'Come hai detto che ti chiamava?' Silvy mi riportò alla realtà.

'Felpa blu.' Dissi cercando di non far comparire un sorriso da ebete.

'Aw, che figo! Hai avuto culo oggi, ed è solo il primo giorno.'

'Ma quale culo e culo ...' sospirai 'Non mi spiego quella scossa che ho provato mentre mi riprendevo la chiave ormai andata a cagare.' Dissi pensierosa.

'Attrazione Rose, attrazione.' Enfatizzò la parola, come se fossi scema.

'Ma se nemmeno lo conosco. E poi non lo so.. non mi ispira tanta fiducia. Ha quell'aria da...''

''Figone?'' rispose lei con un ghigno. Io scossi la testa ''Da ragazzo pericoloso.''

Partì uscendo veloce, guardai dallo specchietto posteriore e lo vidi, appoggiato alla sua auto nera, che mi fissava da dietro gli occhiali.

Mi faceva paura.

Quando arrivò sera, ero esausta, già il primo giorno ci avevano dato compiti, e non avevo detto alla mamma di aver saltato la prima ora, ma non era stata di certo colpa mia alla fine.

Tornai in camera mia in pigiama e mi stesi sul letto. Lo odio, nemmeno lo conosco ma lo odio. Non faccio altro che pensarlo, evito di rivivere la figura di merda che ho fatto, ma ho il suo viso stampato in testa ed è come se ce lo avessi davanti, che mi guarda con la sua camicia nera.

''Ciao.''

Quasi urlai,con un balzo si avvicinò coprendomi la bocca con la mano ''Non urlare, sono io okay?'' sussurrò su di me. Improvvisamente cominciò a girarmi la testa, poi mi ricordai di respirare. Annuì e lui tolse la mano.

''Che razza di problemi mentali ti affliggono? E come sai dove abito? Cosa ci fai nella mia stanza a quest'ora? Come sei..''

''Ou, ou. Cos'è un quarto grado?'' domandò lui spostando delicatamente la sedia vicino alla mia scrivania sedendosi e cominciò a fissarmi.

''Ma tu ti rendi conto?'' dissi più a me che a lui.

Lo vidi sorridere, si passò una mano sui capelli e mi guardò con un sorriso di lato, che lo rendeva maledettamente sexy e odiabile allo stesso tempo.

''Cosa vuoi?'' chiesi incrociando le braccia al petto.

''Te.'' Butta lì, come se avesse chiesto un bicchiere d'acqua. Il mio stomaco si contorse,e mi venne paura.

''Non pensi che non è normale corteggiare una ragazza entrando, ma che dico?, irrompendo di nascosto nella camera di sta poveretta e farla morire di paura?'' dissi seria.

''Beh, un punto per te, ma visto il tuo pigiama siamo pari.''

Amavo i koala, e ce li avevo stampati su tutto il pigiama, avevo anche le pantofole con la testa di koala peluche sotto il letto, ma non glielo dissi. Mi venne in mente solo ''Sul serio, cosa vuoi? Domani ho scuola, ci sono i miei di sotto e nemmeno ti conosco. Potresti essere un serial killer o un capo di una gang che commette atti illegali.'' Alzai un sopracciglio.

Mi sorrise in faccia, come se la pazza fossi io. ''Sei carina quanto alzi un sopracciglio, Felpa blu.''

Alzai gli occhi al cielo. ''Va via per favore, e per qualunque cosa tu sia venuto non posso aiutarti. Anzi non voglio aiutarti.'' Mi alzai a prendere un libro sulla scrivania. Mi prese per un polso, mi sussurrò praticamente sulla guancia e il suo profumo mi invase e mandò in tilt il mio cervello ''Sappi che non durerà tanto questo tuo comportamento. Farò di tutto'' disse 'tutto' con un'espressione dura ''per farti mia, Rose.''

Mi scostai da lui. ''Non ti chiedo nemmeno come fai a sapere il mio nome né altro, solo, esci dalla mia stanza.''

Avevo il cuore che mi batteva. Non avevo mai avuto un ragazzo, ma non ne sentivo il bisogno, e di certo, se lo avessi cercato non avrei voluto uno scorbutico come lui.

Sospirò, alzandosi e dirigendosi verso la finestra, mi feci promemoria di chiuderla, invece di abbassarla soltanto. Si voltò a guardarmi e anche nel semibuio della stanza riuscivo a vedere i suoi occhi neri accendersi come fanali. ''Ci vediamo domani, Rose.'' Suonava come una minaccia.

''Addio,chiunque tu sia.'' Mi sdraiai a pancia in giù, facendo finta di leggere, il cuore mi scoppiava, per la paura e l'eccitazione, l'adrenalina mi scorreva in corpo.

''Mi chiamo Ash.'' E se ne andò.

Ora la mia paura aveva un nome, questo mi rassicurava al dieci percento. Di paura ne restava ancora novanta.

AshDove le storie prendono vita. Scoprilo ora