Capitolo diciannove
«Stai ferma»intima Michelle ad una Amy seduta su una poltroncina, «Tieni gli
occhi chiusi per favore »conclude, mentre le applica sulla base delle palpebre
l eye-liner.
Nell'oscurità, la mente di Amy ripercorre le ultime due ore trascorse, assolutamente fuori dalla solita routine alla quale è abituata.
L'arrivo davanti al cancello della enorme villa, l'aveva già destabilizzata,
cenare con la famiglia di Michelle nella splendida sala da pranzo, era stato
una piacevole sorpresa.
Nonostante l'evidente lusso di cui si circondavano, i genitori della sua amica
erano persone semplici e alla mano, proprio come la figlia.
La camera dove dorme Michelle è il doppio di quella che divideva con la
sorella.
L'arredamento di gusto, il grande letto a due piazze, la cabina armadio strapiena
di ogni genere di vestiario, e scarpe per tutte le occasioni.
Ora che suo fratello era andato via, lei si era sposata nella sua stanza, per
avere più spazio e la sua privacy.
«Puoi aprire »le ordina Michelle, osservando la sua opera soddisfatta.
Le passa gli occhiali e la fa specchiare, con un sorriso.
La ragazza che la guarda dall'altra parte riflessa, pare un'estranea.
Amy sbatte le ciglia allungate con il mascara, suscitando ilarità, ma anche
irritazione da parte dell'amica:«Non rovinare tutto, per favore, il rimmel
è ancora umido»
Lei continua ad ammirarsi allo specchio, gli occhi risultano più grandi,
e profondi, le guance rosate da un tocco di fard, le labbra appaiono più
seducenti dal gloss rosa.
Michelle osserva attentamente la sua reazione:«Ti piace?» le chiede quasi
titubante.
«Non mi riconosco »ammette la ragazza allibita, compiacendo l'amica.
Sul letto giace una borsa contenente una parte del guardaroba di Michelle,
capi nuovi, ancora con il cartellino attaccato.
«Sono attratta dalle cose, le compro impulsiva, per poi accorgermi che non
sono adatte a me »le spiega infilando nella sacca, abbigliamento, calzature,
biancheria intima, tutto perfetto, intonso.
Amy, preferisce indossare il suo vestito appena acquistato, ma le è comunque
grata, non avrebbe mai potuto immaginare di possedere tanto.
Michelle già fasciata in un top e gonna aderenti, truccata e pettinata con cura,
raccoglie le chiavi della macchina, borsa, pronta per uscire.Giunte nei pressi del The King, il locale di Ian, luci blu lampeggianti si
distinguono insieme alle strisce gialle che la polizia usa per delimitare un
luogo dove è accaduto nulla di buono.
L'atmosfera è inquietante, gente assiepata dietro le transenne, membri della
polizia che presidiano il locale, ambulanze ferme accanto alla porta di ingresso.
Le ragazze si avvicinano allarmate, aggiungendosi agli altri curiosi.
Michelle cerca di sapere qualcosa da una guardia, ma tutto quello che ottiene
è un secco:«State indietro!»
«Non ti diranno nulla »la voce che proviene dall'ombra, la conosce benissimo.
Michelle scorge la sagoma di un ragazzo che sta fumando in un angolo.
«Kirk, che cosa ci fai qui?»gli domanda rivedendo gli occhi di smeraldo che
le hanno tolto il sonno «che cosa è successo?»
Il volto pallido del ragazzo si volta verso la porta di ingresso:«Non ho mai visto
niente di più agghiacciante solo nei film »accenna facendo un lungo tiro dalla
sigaretta.
Michelle lo osserva con attenzione, Kirk è davvero sconvolto, le mani gli
tremano visibilmente.
«È successo tutto in un secondo, ero al bancone del bar con Nick, accanto a me
un cliente abituale, un uomo tranquillo, sempre socievole con tutti. Una
persona che lavora nel settore della moda, insomma uno della Chicago vip.
Si è scagliato contro la persona che gli sedeva vicino, attaccandosi alla
giugulare del malcapitato con i denti. Quello soffocava, si agitava, il sangue
che schizzava ovunque. Abbiamo tentato di staccarlo da quella specie di
"zombie ", ma nessuno ci è riuscito, era come lottare contro una bestia feroce.»
Michelle ed Amy rimangono in silenzio, atterrite.
«Alla fine si è accasciato per terra, stecchito, e insieme a lui la vittima »
«Non...è sopravvissuto?»chiede Michelle con un sussurro.
Kirk scuote la testa, accendendo un'altra sigaretta.
«Gli ha squarciato la gola, non ha avuto scampo »risponde il ragazzo con un
brivido.
«Avete chiamato voi la polizia?»chiede Amy guardando le numerose volanti
parcheggiate davanti al locale.
«Avevamo già chiesto di un'ambulanza, perché una ragazza aveva avuto un
malore, ed è deceduta prima di essere soccorsa. Quindi la situazione era
allarmante, poi con l'aggiunta di questa aggressione, la polizia è intervenuta
all'istante »dichiara Kirk incredulo.
«Che cosa stanno facendo dentro?»Michelle lo prende per il braccio con
dolcezza.
«Stanno interrogando tutte le persone che sono rimaste all'interno, penso
che le perquisizioni sono d'obbligo in questo caso. Io sono uscito perché
ero vicino all'aggressore, ed ho raccontato tutto subito, mi hanno perquisito
e mi hanno dato la possibilità di uscire per riprendermi, ma fra poco devo
rientrare..»riferisce con un filo di voce.
Michelle tenta di infondere coraggio al ragazzo che è ridotto uno straccio.
Mentre i due sono occupati a discorrere, Amy scorge ai margini della folla
la persona che meno si aspetta.
Con il capo chino, e i movimenti incerti, Richard si allontana dal luogo del
massacro.
Se non fosse che lei lo conosce bene, non sembrerebbe più lui.
D'impulso tenta di rintracciarlo per parlargli, ma la gente e le forze dell'ordine
la rallentano, allontanandolo dalla visuale.Il fiato corto, il sudore ghiacciato gli imperla la fronte, Richard perde un colpo
al cuore. Ormai la sua vita è finita nel cesso.
Quella sera aveva con se la roba che spacciava regolarmente, questa però
gli era stata fatta recapitare per mezzo da uno nuovo, sempre di Detroit e
dalla medesima persona.
Quando la ragazza si era sentita male, aveva pensato di lasciare subito il
locale, ma non aveva fatto un passo che quello zombie si era buttato sul
poveretto vicino ammazzandolo e finendo stecchito subito dopo.
Che cazzo di roba gli avevano dato? Un serial Killer non avrebbe fatto di
meglio.
Tre vittime aveva sulla coscienza, anche se si era disfatto delle pasticche,
in un vaso, le impronte digitali sulla confezione prima o poi lo avrebbero
inchiodato.
L'ergastolo non glielo toglieva nessuno, nemmeno suo padre avrebbe potuto
aiutarlo ormai, essendo avvocato sapeva perfettamente la sua fine.
Peggio ancora i bastardi di Detroit, lo avrebbero fatto tacere per sempre,
poiché lui sapeva troppo e in galera succedono tanti incidenti.
L'uomo si mise le mani in volto, disperato. Chi può aiutarlo ad uscire da
morte e galera certa? Pensando vorticosamente, non trova nessuna via
d'uscita. Raggiunge l'auto e mette in moto, ignaro di dove andare, poi
l'occhio gli cade su un vecchio volantino, e dal buio intravede un raggio di sole.Detroit.
Max Diaz, sprofondato sulla sua poltrona preferita, guarda la partita rilassato
dal massaggio che la sua attuale compagna gli sta facendo alle ampie spalle.
Di corporatura robusta e altezza considerevole, è uno degli uomini associati
alla mafia di cui tutti hanno timore e rispetto.
«Si..cara, sposta le tue dolci manine un po' più su» mugola soddisfatto.
La donna si concentra sulle clavicole dosando la crema lenitiva sulla pelle
scura del suo amato.
Tutto di lui le piace, il petto muscoloso, gli addominali scolpiti, le braccia forti,
le gambe possenti.
Max è un dio del sesso nero, spietato nel suo mondo, come a letto.
È a capo della sua gang, e detta legge nel giro della prostituzione come in
quello della droga.
Lui si occupa della gestione e del controllo dello spaccio, non solo a Detroit,
ma anche in altre città.
Ma come in questo mondo, Max ha a sua volta un capo al quale deve obbedienza
assoluta, altrimenti la bella casa in cui vive, e il lusso in cui sguazza, sparirebbero
all'istante.
Il suono del cellulare lo distoglie dalla partita:«Cazzo, chi rompe proprio ora?»
ringhia, ma uno sguardo al display e la rabbia svanisce.
«Capo»esordisce calmo. Dall'altra parte non ci sono buone notizie, poiché la
mascella forte di Max ha un guizzo.
«Capisco, il tipo è l'avvocato, »ammette, la mano sulla fronte «Certo capo, mi
muovo subito, entro domani è un uomo morto!»
Chiusa la comunicazione esplode in una imprecazione che fa sussultare la sua
compagna, la quale preferisce allontanarsi in fretta.
«Ehi, ho bisogno di ognuno di voi, subito!»sbraita al cellulare.
L'uomo che è al di sopra di tutto, è ai vertici della società, il suo nome non si
può nominare, è assolutamente insospettabile.Alle prime luci dell'alba, Ian sveglio, osserva Azzurra dormire sonni sereni.
Un sorriso dolce aleggia sulle sue labbra, mentre la ragazza si allunga
verso di lui cercandolo.
Le lunghe ciglia sbattono come ali di farfalla, l'incredibile colore delle iridi
d'argento si focalizzano in quelle azzurre profonde di lui.
«Ciao splendore » le sussurra Ian continuando a guardarla.
La ragazza lo ricambia con un caldo sorriso:«Buongiorno »mormora felice.
L'uomo si china a baciarla sulle labbra morbide, «M...che dolce risveglio »
La coppia approfondisce il bacio con lentamente, assaporando il momento.
Il telefono interno però richiama la loro attenzione:«Chi può essere a
quest'ora » brontola Ian, rispondendo.
Dopo pochi minuti chiude la comunicazione:« Azzurra, vai in camera tua a
cambiarti, sta salendo il signor Richard Wells, pare che voglia parlare con me »