Capitolo ventitré
Jack sorseggia il caffè nero bollente, i raggi del sole illuminano lo studio nel quale l'uomo
ha trascorso quasi l'intera nottata .
Ha appena controllato Kate, la sua bellissima moglie, la quale ignara di quanto è successo
sta dormendo con il volto sereno, i sogni dei giusti.
L'uomo al contrario è rimasto in piedi tutta la notte, in preda ai crampi dell'ansia.
Sua figlia corre un rischio mortale, e la telefonata di Ian si fa attendere, troppo.
La sua mente vola a tanti anni prima, quando le fiamme divoravano il locale che gestiva
con il suo migliore amico, un fratello per lui.
Anche le loro villette erano state rase al suolo dal fuoco, e quel giorno aveva perso per
sempre due amici e il figlio che Kate teneva in grembo.
L'odio lo aveva consumato fino ad oggi, rendendolo vivo al pensiero della vendetta, ma
la verità con cui si è scontrato dura come un muro di gomma, non gli ha permesso di
mettere la parola 'fine ' a questa terribile storia.
Il cellulare trema sulla superficie della scrivania:«Allen!»risponde con il cuore in gola.
«Jack, sono Ian, » la voce tranquilla dell'uomo gli suggerisce che tutto è andato per
il meglio:«Siamo tutti al sicuro »gli conferma infatti.
«Dove siete e con chi? »chiede Jack affamato di notizie.
«Siamo al lago Tahoe, ospiti di un amico fidato in un chalet ben nascosto e difficile da
rintracciare»risponde Ian, soddisfatto.
Il luogo sospiro di sollievo dell'uomo risuona nella comunicazione:«Il luogo deve comunque essere sorvegliato »osserva Jack pratico «Ti mando Tim con i suoi uomini,
metteranno in sicurezza il perimetro »
«Ricevuto Jack, preparo l'accoglienza »chiude la chiamata Ian rientrando in casa.
L'interno è arredato con molta cura, di fronte all'entrata una scalinata in legno chiaro
porta alle camere da letto.
L'uomo però devia a sinistra, dove gli altri sono in sala da pranzo a consumare una
ricca colazione, preparata alla velocità della luce da Rita una simpatica donna di
origini spagnole.
La donna possiede la sua lunga treccia nera che le cade sulle spalle forti, le evidenzia il
volto olivastro, gli occhi scuri e profondi che sembrano scrutarti dentro, e le labbra
generose, sempre accennate in un caldo sorriso.
Rita non fa domande, si è messa subito all'opera, entrando nell'ampia cucina,
a trafficare abilmente tra i fornelli, frigo, forno elettrodomestici nuovi ed armadietti in legno
chiaro, contenenti cibi in scatola di tutti i tipi.
Ian incontra lo sguardo di Azzurra, seduta al lungo tavolo rettangolare, con un maglione
indosso troppo largo per la sua corporatura minuta, un pensiero gentile di Rita.
I due si guardano intensamente, lui si accomoda accanto a lei, sorridendo.
«Hai freddo?»le domanda, accarezzandola con gli occhi.«La casa è riscaldata» conclude
sfiorandole il maglione.
La ragazza si stringe nelle spalle:«Sono freddolosa, non ho portato niente di pesante
con me »ammette sconsolata.
L'uomo osserva gli altri commensali, Richard sembra aver ripreso un po' di colore sul
viso tirato, si sta buttando sul cibo come per dimenticare i suoi conflitti interiori, Kevin
pare avere la mente altrove, lo sguardo annebbiato, perso nel vuoto, i movimenti
invece frettolosi, meccanici.
La sala è molto solare, dai toni azzurro fiordaliso, le finestre donano all'ambiente una
luce calda e ariosa.
«Vedremo di rimediare »assicura alla ragazza:«Manderò qualcuno ad acquistare qualche
indumento pesante per entrambi »
Ward si alza dal tavolo appoggiando il tovagliolo:«Scusate, salgo a salutare Beth »annuncia sulle spine «Quando siete pronti, sopra ci sono le camere da letto, scegliete
a vostro piacimento »detto questo si allontana.
Ian accosta le labbra all'orecchio di Azzurra:«Che né pensi di condividere la stessa camera?»le sussurra con voce roca.
Le iridi argento della ragazza luccicano di felicità e desiderio:«Penso che sia una idea
fantastica!»esclama piano, le bocche ad un soffio dallo sfiorarsi.
Richard, soddisfatto si rilassa appoggiandosi allo schienale della sedia:«Salgo anch'io
con voi, se non vi dispiace »si intromette nella conversazione noncurante.
«Basta che non ti infili nella nostra camera, per me va bene »ribatte Ian ironico.
I tre recuperano i bagagli rimasti all'entrata e salgono curiosi l'ampia scalinata che porta
al piano superiore.
Un salottino, anticipa un lungo corridoio che divide in due le ali della casa.
L'ambiente è lussuoso e sofisticato, incerti da quale parte dirigersi, né scelgono una e
continuano la perlustrazione.
Le porte chiuse che incontrano durante il percorso, sono un invito a curiosarne l'interno.
La prima li lascia a bocca aperta: una camera luminosa, sui toni dell'oro, appare ai loro
occhi.
Al centro è disposto un ampio letto matrimoniale, con la testiera d'orata, sopra numerosi
cuscini bianchi, il piumone della stessa tonalità calda della testiera.
Ai piedi due scendiletto imbottiti color panna, come il delizioso divano disposto sul lato
sinistro della stanza.
Due sofisticati comodini, provvisti di abat-jour ai lati del letto, contribuiscono a rendere
l'ambiente accogliente, per finire un mobiletto sul quale è posato un televisore piatto.
I due si fissano negli occhi e sorridono entrambi, la scelta è decisa.
Richard allunga lo sguardo curioso:«Non ci provare Wells »lo ammonisce Ian «vai a
cercare altrove»
L'uomo si stringe nelle spalle:«Taylor, devo assolutamente fare una doccia, ma non ho
nulla con cui cambiarmi»sostiene in imbarazzo.
Ian apre la propria valigia e né estrae un cambio completo:«Tieni, intanto indossa questo,
il resto arriverà al più presto »e con questo chiude la porta della stanza.
Sparsi lungo il pavimento in parquet, giacciono in ordine sparso, le scarpette da ginnastica, e gli altri indumenti di Azzurra, solo il maglione di Rita è ripiegato con cura
sul letto.
Ian segue le tracce come un esperto segugio, e avverte lo scroscio dell'acqua che scorre.
All'interno del bagno personale della camera, scorge la sensuale figura nuda della ragazza
che si crogiola sotto il getto della doccia.
Senza perdere tempo prezioso, l'uomo si disfa degli indumenti per raggiungerla all'istante.
Il suo corpo possente e muscoloso, abbraccia da dietro quello flessuoso di Azzurra, la
quale lancia un grido di sorpresa.
«Pensavi di esserti liberata di me?»le domanda roco baciandole la tenera pelle del collo.
Lei smette di insaponarsi il corpo e comincia a lavare Ian con perizia.
«Non vedevo l'ora di lasciare indietro, tutta la tensione accumulata fino ad ora »sussurra
languida, continuando ad accarezzargli il petto con il bagnoschiuma alla lavanda.
L'erezione istantanea di Ian rispecchia l'eccitazione sessuale con cui reagiscono i sensi
infiammati dell'uomo.
«Mi sembra passato un secolo, da quando ti ho avuto nuda tra le mie braccia »bisbiglia
quasi al limite, catturandole la bocca in un bacio appassionato, quasi brutale.
Le lingue si intrecciano bramose, mentre la mano affamata di Ian raggiunge il bocciolo
nascosto tra le pieghe dell'intimità femminile.
«Sei calda e pronta per me»ansima l'uomo, penetrandola delicatamente con un dito.
Azzurra geme appoggiando la testa sulle forti spalle di lui, un lungo brivido di eccitazione
le scuote il corpo, mentre avverte un liquido caldo fuoriuscire dalla vagina.
«Ian...» mugola in preda alle forti emozioni che la invadono.
L'uomo la penetra dolcemente, ma anche con decisione, strappandole un urlo di
appagamento.
Si sente totalmente trasportata in un'altra dimensione, nella quale appartiene anima e
corpo a quell'uomo che ha sempre riempito i suoi sogni.
Iniziano a muoversi insieme, perfettamente in sintonia tra loro, Azzurra si aggrappa al
petto scolpito di Ian che a sua volta si china a lambirle i capezzoli turgidi.
Una sensazione intensa, come le fiamme di un fuoco lento le bruciano il grembo, fino a
raggiungerle il fulcro della sua essenza sessuale, lei grida il nome del suo amante, il quale
si unisce con un ringhio all'apice del piacere.
«Sei mia»asserisce Ian tenendola stretta a se:«Sei sempre stata mia»Kevin non ha bisogno di bussare alla porta della camera di Beth, apre piano l'uscio
respirando il dolce profumo che aleggia dove dorme sua sorella.
La stanza, la più spaziosa e confortevole di tutte è ancora circondata dalla penombra.
In un angolo Jayne, l'infermiera che si occupa del benessere di Beth è seduta su una
poltrona, intenta a leggere lo schema dei controlli mattutini ai quali sottopone la ragazza
ogni mattina.
La donna si avvale di una piccola lampada dalla luce tenue per non disturbare il sonno
della paziente.
È minuta, dai capelli corti biondo cenere, sul naso un paio di lenti da lettura.
Si accorge della presenza dell'uomo e sobbalza colta alla sprovvista, fa per parlare, ma
Kevin le fa segno di tacere.
Jayne allora gli si avvicina senza fare rumore, lui le indica la porta ed escono entrambi
dalla camera.
«Signor Ward, non l'aspettavo»sussurra la donna sulla quarantina.
«Jayne, sono qui con alcuni amici, e sono preoccupato per la reazione che potrebbe
avere Beth»risponde l'uomo incerto.
L'infermiera scuote la testa:«Ultimamente ha sofferto di solitudine, penso che, con le
dovute precauzioni, interagire con persone nuove possa giovare al suo umore,
specialmente se tra i suoi ospiti c'è una presenza femminile »
Kevin la ricambia con un ampio sorriso:«Ho di meglio mia cara, ho con me una dolce
ragazza laureata in psicologia, forse potrebbe aiutarla»suppone speranzoso.
Gli occhi cerulei di Jayne si illuminano:«Qualsiasi persona che sa come trattare Beth,
è la benvenuta »ammette la donna soddisfatta.
Ward sospira sollevato:«Scendi pure per fare colazione, io preferisco parlare da solo
con mia sorella»«
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