Capitolo1

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                    Titolo
                    Azzurra
               
                    Lazzarotti Monica
Capitolo uno

Seduta sui gradini di un magazzino abbandonato, una ragazzina dai capelli
scuri e arruffati, gioca con i lacci consunti delle scarpe logore e sporche.
Le lunghe gambe ossute spuntano da un paio di pantaloncini troppo corti per
la sua altezza, come la maglietta una volta rossa che indossava.
Il calore estivo del tardo pomeriggio è ancora troppo afoso, gocce di sudore le
rigano le guance portandosi via la fuliggine che le imbratta il viso come il resto
del corpo esile ed emaciato.
Purtroppo nel quartiere dove abita la desolazione e l'abbandono la fanno da
padroni specie dopo la bancarotta in cui la città del Michigan,Detroit è
sprofondata, lasciando la popolazione senza lavoro, costringendola a trasferirsi
in altre città prosperose.
Interi quartieri diventano spettri disabitati, infestati da erbacce e case diroccate.
Solo la zona Nord della città resiste dove sorgono quartieri ricchi attrezzati da
ogni confort quali supermarket, boutique, locali, scuole, ospedali ecc....
Qui la maggioranza della gente è di origine "bianca ", mentre negli isolati più
distanti brulicano i neo africani o gli ispanici, che sono quasi l'ottanta per cento
dell'intero tessuto sociale.
La proliferazione di gang pericolose, organizzate ed armate aumenta l'isolamento
di interi quartieri dove neppure la polizia entra facilmente.
Per fortuna le cose stanno cambiando in meglio grazie ad investimenti privati
riuscendo alla rinascita di alcune zone, aprendo negozi, scuole e infrastrutture
necessarie alla vivibilità delle persone.
Questo è il caso della ragazzina seduta sui gradini del magazzino abbandonato.
Lentamente si accorge di piccoli cambiamenti, quali l'apertura di un panificio, di
un piccolo negozio di alimentari e poco più in là locali notturni.
A lei basta che hanno riaperto la scuola, un luogo dove lei va volentieri, se non
altro un pasto caldo lo rimedia sicuramente, mentre con zia Carmen con la quale
vive da quando ha memoria, mangia quando capita e quasi sempre cibo in scatola
La zia le ha raccontato che i suoi genitori non ci sono più e che tocca a lei
mantenerla, come se fosse un grande favore.
La verità è che zia Carmen, oltre a lasciarla perennemente per strada a causa
dei suoi "clienti" ha il vizio di attaccarsi spesso e volentieri alla bottiglia.
Quando guadagna abbastanza per fare la spesa, torna con i sacchetti pieni di
scatolette e bottiglie di liquore.
Ora per esempio sta aspettando la sua amica Rosa, per andare a fare un giro
e per mangiare quello che le porta da casa.
Rosa è italo spagnola, vive con i genitori i quali però sono sempre a fare lavoretti
in giro per i quartieri fortunati, lasciandola per strada spesso e volentieri.
È in questo modo che loro due sono cresciute, per strada attente a sviare le gang
e divertendosi a giocare con altri ragazzi nella loro stessa sorte.
"Eilà hermana ti si è incollato il culo"-la voce squillante di Rosa la distoglie dai
pensieri.-
La ragazzina dai capelli neri, ricci punta i suoi occhi nocciola in quelli incredibili
argentei dell'amica.
"Non credo di riuscire ad alzarlo"-ribatte scoppiando a ridere.
Rosa le porge una vaschetta dentro un sacchetto di carta.
"Mangia Azzurra, sei tutta pelle e ossa".
La ragazzina apre il contenitore e un profumo paradisiaco le invade le narici,
solleticandole l'acquolina in bocca.
"Polpette al sugo"-esclama affamata. "Mia zia non le ha mai cucinate, neanche a
Natale"
Prende le posate di plastica dentro il sacchetto, e inizia a mangiare mugolando ad
ogni boccone.
"Anzi"- aggiunge a bocca piena- Carmen non ha mai cucinato in vita sua"
"Non si parla quando si mangia "-l'ammonisce Rosa porgendole un fazzoletto di
carta.
Azzurra rimane in silenzio troppo affamata per replicare, d'altronde mai nessuno
aveva contribuito a insegnarle le buone maniere, quel poco che sapeva lo doveva
all'insegnamento a scuola oppure al suo buon senso.
Terminata la cena Rosa le allunga una piccola bottiglia d'acqua di plastica e una
salvietta di carta.
Mentre Azzurra si disseta, l'amica inumidisce un lembo del tovaglietta.
"Pulisciti per bene la faccia"- le raccomanda premurosa- "Hai delle macchie scure
sulle guance "-continua aiutandola a detergerle il viso e le mani.
"A forza di girovagare mi sarò appoggiata a qualche schifezza"-il tono afflitto.
"Quella ha bisogno di una raddrizzata "-brontola Rosa stizzita- "Basta una soffiata
alle assistenti sociali e..." non termina la frase notando l'improvviso pallore di
Azzurra.
"No! Rosa per favore non mettere in mezzo quella gente, chissà dove e con chi
finirei"-il terrore nei bellissimi occhi d'argento.
"Preferisci restare con quella alcolizzata che ti obbliga a stare fuori casa, non
ti ha mai accudito, né sfamato, vai a dormire quando l'ultimo cliente se n'è andato."
Rosa s'accorge delle lacrime prossime a rigare le guance dell'amica.
"Scusa Azzurra, dài non piangere "-le sussurra abbracciandola- "Perché non
andiamo a vedere chi stasera ha la meglio per uscire con Ian?"
Ian è il ragazzo più ambito del quartiere.
Non ancora maggiorenne, alto fisico asciutto e dalla muscolatura naturale, non
artefatta da ore di palestra, capelli scuri lunghi alle spalle, occhi di un azzurro
intenso, passionale risaltati dall'abbronzatura estiva.
L'andatura sicura, sinuosa come quella di una pantera, attira l'attenzione di
ogni genere ed età femminile.
Impossibile per lui non accorgersi dell'effetto suscitato sul gentil sesso, con la
conseguenza di cambiare partner ogni sera.
Vive con il nonno, ma per le ragazzine è un mistero il fatto che di giorno sparisce
per riapparire di sera fresco e pieno d'energia.
Azzurra e Rosa si avviano verso il locale notturno, davanti il quale si raggruppa
la clientela e i curiosi come loro due.
Ormai il sole è tramontato da un pezzo, lasciando il posto al manto nero della notte
quella sera punteggiato da milioni di stelle.
L'insegna luminosa del locale è un forte richiamo al divertimento sfrenato.
La gente assiepata all'entrata sembrano tante sagome luccicanti.
Le ragazzine si appostano dalla parte opposta tra le auto del parcheggio e
osservano curiose gli abiti delle donne, il trucco pesante e le acconciature di
varie forme e colori.
Si divertono molto a commentare le mise di una ragazza, confrontandola con
quella di un'altra.
L'arrivo improvviso di Ian interrompe le loro elucubrazioni.
Quella sera è semplicemente divino.
Indossa un paio di jeans strappati alle ginocchia, maglietta nera con logo bianco
giacca corta in pelle nera.
Al braccio con un vestitino cortissimo nero, scollatura profonda sul retro, tacco
vertiginoso.

"Quella è Adela "- osserva Azzurra osservando la chioma lunga ramata della
ragazza.
"Già"- sbotta Rosa con una smorfia -Ha sedici anni e non mi stupirebbe se non
avesse le mutandine "-termina pungente.
"Guarda chi c'è nascosto a origliare "- una voce stridula e sgradevole le fece
sobbalzare spaventate.
Dietro di loro una Elaine, alta e tutta abbigliata come un clown le guarda come
se fossero scarafaggi.
Elaine è l'antagonista principale di Adela, scorgendo la nemica al braccio di Ian
sfoga tutta la sua rabbia e la gelosia su Azzurra e Rosa.
A gambe divaricate, mani sui fianchi le obbliga ad alzarsi dal muretto sul quale
sono sedute.
"Che cosa state facendo qua eh?"-esordisce scuotendo i capelli biondi ossigenati
"Sempre tra i piedi, piccole straccione puzzolenti, non avete una casa?"
Le ragazzine la guardano in silenzio, quella era una fonte di guai, meglio tacere.
"Lascia stare le bambine "-una voce maschile fredda da brivido porta la bionda a
chiudere la bocca.
Ian con uno sguardo truce, fulmina la ragazza sul posto.
"Ma Ian sono sempre a spiarci, non te né accorgi?"-miagola mutando
atteggiamento.
Lui si avvicina alle sue bambine e le bacia entrambe sulle guance.
Gli occhi azzurri fissi in quelli d'argento di Azzurra.
"Buonasera signorine, è un piacere vedervi. Tutto bene?"
Azzurra diventa viola dall'imbarazzo:"Si Ian non stavamo facendo nulla di
male"-si difende, anche se non è necessario.
Il ragazzo le regala un sorriso mozzafiato: "Lo so bimbe, ma io mi preoccupo
per voi, soprattutto per te Azzurra perché non sei a casa?"
Lei abbassa lo sguardo vergognosa.
"Elaine tu entra dentro il locale "-ordina in tono secco alla ragazza che obbedisce
all'istante.
"Stupida oca"-le ringhia dietro.
"Tua zia sta lavorando,vero?"- chiede prendendo delicatamente la bambina per il
mento.
Azzurra annuisce, Ian impreca sottovoce.
"Posso portarvi da mio nonno, lui è felice di parlare con i giovani "
"No Ian, siamo abituate a restare fuori fino a tardi "-si intromette Rosa.
Un refolo d'aria fresca, dona un po' di refrigerio alla calura afosa.
"E tu?"- domanda rivolgendosi a Rosa.
Lei abbozza una smorfia:"I miei lavorano fino a tardi, mio padre poi si ferma a
bere una birra con gli amici, è una vita che continua questa routine, io ci sono
abituata. Noi due sappiamo cavarcela, davvero."
Lo sguardo del ragazzo torna ad osservare quello di Azzurra.
Lui sa che per lei la situazione è diversa, più grave e maledettamente ingiusta.
Con un sospiro si alza dal muretto :"Io devo andare, mi promettete di tenere gli
occhi ben aperti?"
Le ragazzine annuiscono con fervore, sorridendogli timide.
Ian ricambia il sorriso e si avvia verso il locale, sulla porta le due oche lo attendono
come cagnolini.
Una volta entrati Rosa si volta verso Azzurra:"Secondo te chi porterà fuori per
prima?"

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