Capitolo24

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Capitolo ventiquattro

In punta di piedi Kevin raggiunge la seduta accanto all'ampio letto dove dorme in apparenza serena, la sorella.
Per lei è stata scelta la camera più ariosa e spaziosa disponibile della casa.
I toni dell'arredo sono caldi d'orati, dal letto alla cabina armadio, al divano straripante
di cuscini, le applique ai lati in cristallo brillante, come il lampadario a gocce del medesimo
prezioso materiale.
Due finestre permettono alla luce di predominare, insieme all'aria pura delle montagne
innevate della Sierra Nevada che circondano il lago.
Ora però è tutto chiuso, i pesanti tendoni sembrano soffocare l'ambiente e l'umore,
purtroppo la realtà è che proprio Beth rifugge nell'oscurità.
Dopo il tragico incidente la ragazza soffre di incubi notturni permanenti, vomito, nausea,
palpitazioni e tremori, nonché forte depressione, fino a toccare i disturbi alimentari.
L'uomo si avvicina al volto parzialmente visibile sotto le lenzuola, e scosta piano i capelli
scuri lunghi e arruffati scoprendo un'altra porzione di pelle.
Gli occhi si gonfiano di lacrime amare, sembra di guardare una bambina, l'espressione
serena, la pelle bianca e pallida, le lunghe ciglia le fremano leggermente.
Il naso è alla francese, piccolo e all'insù, la bocca pare disegnata, rossa, delicata.
Come ha potuto, quel bastardo ridurla in questo modo, insicura, diffidente, irrazionale
a volte.
Come una piuma, accarezza la mano magra che è posata lungo un fianco; è fredda,
rigida, segno che non riesce a raggiungere una reale rilassatezza nemmeno dopo
la cura sperimentale, almeno fino ad ora.
Alzando lo sguardo incrocia un paio di occhi verdi spalancati i quali lo fissano disorientati,
il bellissimo viso diventa bianco come la neve, una smorfia di terrore le distorce i
lineamenti.
Prima che dalla bocca aperta esca un urlo, meccanicamente gli appoggia la sua grande
mano sulle labbra, errore madornale, la ragazza si sente in balia nuovamente di una
ipotetica aggressione e affonda i denti nella carne.
Kevin soffoca un'imprecazione, invece inizia a chiamarla per nome con dolcezza.
Beth smette di morsicare e sbatte le ciglia come se si fosse appena svegliata in
quell'istante:«Kevin! »esclama abbracciandolo stretto.
L'uomo la stringe forte a se, con un pesante dolore al petto:«Beth, cara sono io, tuo
fratello »le sussurra calmo, senza lasciarla.
Gli occhi verdi della sorella lo fissano con disappunto:«È una vita che non vieni a
trovarmi»lo sgrida facendo il broncio, proprio come una bambina.
Kevin le accarezza il viso con affetto:«Hai ragione piccola, sono un disastro come
fratello »ammette con un sorriso.
«Ti ho aspettato tutti i giorni, speravo di vedere la tua macchina risalire il viale, ma
tu niente, sono morta di noia »infierisce accanita.
L'uomo si alza per aprire i tendoni alle finestre:«È ora che entri un po' di luce qua dentro »
dichiara sicuro.
I raggi solari penetrano nella stanza prepotenti, la ragazza si ripara la vista con un
braccio protestando:«Kevin! Non così veloce, rischio di perdere la vista »
Mentre Beth esce dalle coperte, il fratello osserva quanto è magra sotto il pigiama
bianco in pile.
«Questa stanza ora è viva, non un mausoleo »sostiene Kevin soddisfatto«Chiamo Rita
per la colazione? O preferisci scendere in sala da pranzo »le domanda sornione.
La ragazza fa una smorfia:«Non ho fame, di solito bevo una tazza di tè »
«Non va affatto bene questa abitudine »replica l'uomo appoggiando le mani sui fianchi.
«Devi nutrirti come si deve, la colazione è il pasto più importante della giornata, quindi
non puoi solo bere, ma devi mangiare qualcosa »
Beth assume lo stesso atteggiamento del fratello fronteggiandolo sorridendo ironica.
«Insomma, arrivi qui dopo non so quanto tempo e già detti legge»lo affronta, il viso
dalle sfumature rosa, gli occhi fiammeggianti.
Kevin restringe le iridi grigie argento e annuisce animatamente:«Certo, sono o no il
tuo fratello maggiore? Quindi mi devi rispetto, e ubbidire senza blaterare con quella
lingua velenosa che hai »ribatte trattenendo il riso.
Beth gli corre fra le braccia felice:«Fammi fare una doccia e vestirmi, poi scendo»si
arrende ridendo «Kevin, mi sei mancato!»gli confessa sincera.
L'uomo però si adombra, un nodo gli stringe lo stomaco:«Tesoro, vieni qui vicino a me »
esordisce pacato, gli occhi della sorella lo guardano incuriositi.
Si avvicinano entrambi seduti sul ciglio del letto, le teste scure vicine:«Non sono venuto
da solo»inizia il racconto tranquillo, ma Beth si irrigidisce all'istante:«Aspetta, non reagire
così, sono persone che hanno bisogno del nostro aiuto e ti ho portato un regalo »
Al cenno del regalo, la ragazza sembra rilassarsi leggermente:«Un regalo? » gli chiede
incuriosita ed eccitata.
«Non è materiale Beth, ma si tratta di una ragazza dolce, più o meno della tua stessa età»
«Chi è, una delle tue ragazze?»sbotta acida incrociando le braccia.
Kevin soffoca una risata alla scenata di gelosia della sorella:«No, Bridget non è la mia
ragazza, ma una persona che può farti compagnia e magari farti sentire meglio »
«Lei ti piace »continua a sondare Beth.
L'uomo sospira:«Ammetto che quando ho conosciuto Bridget mi piaceva, ma lei è già
accompagnata »
Segue un momento di silenzio, interrotto dal leggero bussare alla porta.
Entra Rita con un ampio sorriso sulle labbra carnose, i denti bianchissimi, regge un
vassoio con una teiera in porcellana e due tazzine finemente decorate.
«Buongiorno, cara Beth »esordisce appoggiando il tutto sul tavolino di legno.
Kevin sbircia il contenuto del vassoio e si accorge che l'astuta donna ha aggiunto
biscotti appena sfornati.«Ho pensato che il signor Ward, gradisce qualche dolcetto
insieme al te»afferma con aria innocente.
Kevin la ringrazia ricambiandole uno sguardo di intesa e compiacimento.
«Rita sei un angelo, avevo proprio voglia di sgranocchiare qualcosa »commenta aiutando
Beth a prendere posto al tavolo.
La ragazza si lascia andare allo schienale della sedia:«Grazie Rita, » mormora con un filo
di voce, gli occhi fissi sui biscotti, come se fossero un bue intero.
L'uomo accompagna Rita alla porta:«Se non avete bisogno di me, approfitto per scendere
in città a fare la spesa »avverte pratica «Sarà necessario acquistare una maggiore
quantità di alimenti »
«Cerca di non destare sospetti e interesse nella gente, nessuno deve sapere che siamo
qui»la informa Kevin serio«tuttavia mi serve per la signorina, qualche capo di abbigliamento pesante »
Rita lancia un'occhiata a Beth, la quale si finge disinteressata:«Sarebbe semplice se Beth
le imprestasse qualcosa di suo, »osserva la donna assennata.
«Io non dò niente a nessuno »ribatte impassibile la ragazza riempendo la tazza di tè
«In fondo non conosco la taglia della persona in questione, ma io sono troppo magra,
non credo di esserle d'aiuto »conclude beffarda.
Il fratello non ribatte, anzi sorride a Rita:«Faccia come le ho chiesto, ha bisogno di
qualcuno che le dia una mano?»
La donna scuote la testa, la lunga treccia nera le ricade sul petto generoso:«Mio marito
è sotto che mi sta aspettando »dice uscendo dalla porta.
Azzurra osserva Ian che dopo la doccia è sprofondato in un sonno ristoratore.
Anche un uomo forte come lui, ha ceduto alla fatica delle ultime ore.
Nudo, per metà coperto dalle lenzuola, è un bel vedere per la ragazza che approfitta
per lasciare scorrere liberamente lo sguardo sul fisico perfetto del suo amante.
Inizia dal volto abbronzato, i lineamenti cesellati della mascella, gli zigomi alti,
l'accenno di barba che lo rende più mascolino, le labbra generose come il suo
spirito e il sorriso quando è sereno.
Il naso è dritto, il fatto la sorprende dato la passata propensione per la boxe, e un
tempo lontano partecipare volentieri a risse nel locale di Detroit.
Detroit le rammenta la sua vita tra l'infanzia e l'adolescenza, quando in compagnia di
Rosa, né combinavano di ogni, ed alle volte Ian le toglieva spesso dai guai.
Il bellissimo volto dell'amica le sovviene alla mente, la pelle olivastra, gli occhi penetranti,
i ricciolini neri, il sorriso sempre sulle labbra a cuore.
I lineamenti infantili sfumano per prendere il posto di quelli di oggi, una donna seducente,
sofisticata, dall'intelligenza brillante e sicura di se
Una pressione al petto la opprime, vanificando il suo languido buonumore dopo aver fatto
l'amore con Ian.
Come può lui, affermare durante l'amplesso, che lei appartiene al suo cuore, da sempre.
"Sei mia, sei sempre stata mia" le parole roche e appassionate pronunciate da Ian le
fanno battere forte il cuore.
È vero, lei si è conservata illibata inconsapevole, ma comunque con la speranza di
rincontrarlo un giorno o l'altro.
Così è stato, ma l'uomo che le fa tremare le ginocchia è in realtà sposato e non con una
donna qualunque, una sconosciuta, Rosa la sua migliore amica.
Un'altra fitta al petto le inumidisce le ciglia, perché le cose devono essere complicate,
lei lo ama tantissimo, e non riesce proprio ad allontanarsi da lui, anche se ci ha provato.
L'amore coltivato dà così tanto tempo, non può essere soffocato, ma la sofferenza è
comunque il rovescio della medaglia.
Lo sguardo torna sul fisico asciutto dell'uomo, mentre una lacrima di frustrazione le riga
una guancia.
Il petto muscoloso, gli addominali piatti, sono divorati dalle sue iridi d'argento.
Eppure Ian sembra tranquillo, sereno per nulla preoccupato di nascondere la loro
relazione, almeno con le persone conoscenti.
Realizzare quest'aspetto del comportamento di lui, la porta ad una decisione ferrea:
quella di confrontarsi con Rosa, una volta per tutte.
Solo la donna può darle sollievo o farla piombare in un baratro dal quale sarà difficile
uscirne incolume.
Questa notte, quando tutti dormono, lei uscirà dalla stanza e chiamerà Rosa.
La verità verrà a galla, finalmente.

Chinato sopra il water a vomitare l'anima, Richard si stringe nella coperta sfilata dal letto.
Il corpo è scosso da violenti tremori, e un sottile strato di sudore freddo gli ricopre la pelle.
Sa che il motivo per cui è ridotto in questo stato pietoso non rientra nel fatto che ha
mangiato troppo, ma la mancanza delle pasticche sintetiche.
Ormai è trascorso troppo tempo dall'ultima volta che né ha fatto uso, quindi i sintomi della
depressione e astinenza si fanno sentire.
Un pesante senso di spossatezza lo coglie implacabile, l'uomo si trascina stancamente
sul letto, chiedendosi come comportarsi.
Chiedere aiuto a Ian o a Ward è la soluzione migliore, poiché certamente sarebbe
peggiorato, fino a diventare aggressivo, e questo non intende verificarlo.
La camera che ha scelto rispecchia la sua situazione interiore, pratica, in legno chiaro,
essenziale.
La percezione di normalità è quello che aspira da ormai troppo tempo.
Tolto dalla coscienza il pesante macigno che gli impediva di vivere e camminare a
testa alta, ora doveva affrontare lo scoglio più grosso e grave, quello di liberarsi
finalmente dalla merda in cui stava affogando.
La vista dell'uomo che squarcia la gola con i denti a quel poveretto che gli stava seduto
accanto, è stata l'ultima goccia del vaso.
Le morti quella notte sono responsabili della sua decisione di dare un fermo a quello che
è diventato: un mostro.
Senza cellulare, l'unica via è riuscire a mettersi qualcosa addosso ed andare a bussare
alla porta di Taylor, anche a costo di prendersi un pugno in faccia.
Ma il tremore alle mani non gli permette di afferrare i pantaloni, inoltre il battito cardiaco
aumenta in modo progressivo, impedendogli la respirazione regolare.
Decide di uscire in corridoio, prima che la vista gli si appanni.
A fatica si trascina lungo il parquet, fino a sentire sotto i polpastrelli il contatto freddo
della maniglia della porta.
Quando è fuori dalla stanza, perde i sensi schiantandosi al suolo.
Jayne è intenta a tornare in infermeria per prendere i farmaci da somministrare a Beth,
quando distingue il corpo esanime di Richard, riverso a terra.
Perplessa e allarmata si inginocchia accanto all'uomo e gli controlla le pulsazioni cardiache .
Non le trova, appoggia l'orecchio al petto dello sconosciuto e corre verso la camera di Beth.













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