Prologo

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Era seduta all' estremità del lungo tavolo, quasi come se volesse tenere le distanze fra sé e quei documenti. Quelli, pensava, avrebbero reso la morte dei suoi genitori reale. Poi l'avvocato iniziò a leggere la lunga lista dei beni che aveva ereditato.

-Mi segui?- chiese l'avvocato interrompendo i suoi pensieri.

-Sì, sì, continui- rispose cercando di fingersi più attenta. Non era disinteressata, semplicemente non le importava cosa le avessero lasciato i suoi genitori, perché tanto non l'avrebbero aiutata a stare meglio.

-I tuoi genitori ti hanno lasciato in eredità la vostra casa vicino il lago O'Hara. Non è zona protetta quella?-

-Non lo so, sinceramente. E non mi interessa.-

-Sì, ehm, certo. Comunque: la casa comprende, ovviamente, tutti i mobili.-

"Ah sì? Che genio", pensò Delilah*.

-Ti hanno lasciato anche i loro soldi.-

-Quanti?-

-Tutti.- E quel "tutti" significava davvero tanto. -Credo non avrai bisono di lavorare- continuò ridendo.

-E cosa glielo fa pensare?-

-Beh, i soldi...-

-Non importa se sono tanti. Un lavoro si fa per passione. In ogni caso: dove devo firmare?- L'avvocato le porse i documenti che lei firmò velocemente, uscendo di fretta dall'edificio.

Nell'arco di una settimana Delilah preparò ed ultimò il trasloco, stabilendosi nella vecchia casa di famiglia in mezzo al bosco.

Questa scelta cambiò la sua vita radicalmente.

Nathan notò subito il cambiamento in quel luogo di pace, sentì il rumore di motore avvicinarsi. Come suo solito si incuriosì, avvicinandosi ai limiti del bosco.
Un sorriso gli si dipinse sul volto.

Lei apparteneva al bosco, adesso.

Apparteneva a lui.






*Delilah: si legge Delaila.

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