Questa casa è accogliente ed inquietante allo stesso tempo. In realtà è la sua posizione ad esserlo, sperduta com'è nel bosco. Eppure voglio starci, perché mi tiene legata ai miei genitori.
Trasporto ogni singolo pacco con svogliata lentezza. Quando devi affrontare un lutto non è mai semplice. Io devo affrontarne due e mi sento semplicemente demolita: la mia forza vitale mi ha abbandonata, lasciando posto a movimenti automatici. E una volta che il camion va via l'unica cosa che faccio è stendermi sul prato a guardare il cielo. Voglio un nuovo inizio, ripartire da zero e tentare di sentirmi meglio. Non so quanto ci metterò, a riprendermi, ma spero solo che succeda. La morte dei miei genitori mi ha mandato in blackout il cervello, non ricordo neanche cosa mi piace fare.
Correre. La corsa mi piace, penso. Ed è vero, mi piace, ma in questo momento niente potrebbe darmi la forza di alzarmi. Poi, però, sento un fruscio. Proviene dal bosco. Scatto a sedere e mi guardo intorno, ma non vedo nulla. Probabilmente era qualche animale o il vento, ma decido comunque di entrare in casa a sistemare.
Verso sera mi restano giusto un paio di scatoloni da svuotare, alla fine non ho portato molto. Non so perché pagassimo l'affitto di quell'appartamento, ma credo fosse per non dare troppo nell'occhio. I mobili, quindi, non gli ho dovuti portare, eccetto quelli che avevamo comprato noi, come il mio letto. Gli elettrodomestici non sono messi male, ma li sostituirò con quelli dell'appartamento, rivendendo questi vecchi. Non cambierò radicalmente la casa, non potrei, ma devo pur vivere decentemente, no? Stacco la spina dal microonde e lo poggio sul tavolo, sostituendolo con quello nuovo. E con questo ho finito di spostare elettrodomestici. Negli ultimi scatoloni restano foto e video di me e dei miei genitori, qualche soprammobile, i vecchi diari di mamma e le cravatte di papà. Quelle le ho prese senza pensarci: mi piaceva osservare mamma che gliene aggiustava una prima di dargli un bacio e salutarlo, mi piaceva vedere papà che protestava quando lei lo faceva perché lo strozzava e mi piaceva pensare che, quando sarei cresciuta, anche io avrei potuto stringere la cravatta a papà e sentirlo lamentarsi scherzosamente. Mi piaceva vederli star bene e mi piaceva sperare di essere come loro. Ora, invece, mi piacerebbe solo averli indietro per poter dire loro queste cose. Ero troppo sicura di averli potuti avere per sempre che sono diventata egoista. Loro mi hanno sempre messo prima dei loro bisogni, io non ho mai restituito l'amore che mi hanno dato. Ed è questa la cosa che mi strazia più di tutte, che mi fa desiderare di essere morta, che mi dà fatica a respirare. Loro meritavano di vivere, io non meritavo neanche di avergli accanto.
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Художественная прозаDopo due settimane dalla morte dei suoi genitori, Delilah decide di stabilirsi nella vecchia casa di famiglia in mezzo al bosco. Questa scelta cambia la sua vita radicalmente. Quel che la ragazza non sa è che da sempre, in quel bosco, vive un rag...