Delilah

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-Ciao. Pensavo venissi la settimana prossima.-

-Sì, ho pensato che magari potevo passare prima.- Sorrido. No, non potevi. -Come va? Sembri scossa.-

-Sono solo stanca.-

-Sicura? Successo qualcosa?-

-Niente è niente Dylan- sbotto.

-Sì, certo. Com'è il bosco?- Impallidisco.

-B-bello, sì non c'è male.-

-Hai mai avuto quella sensazioni di essere osservata?-

-Osservata?- chiedo ancora più spaventata.

-Sì, con tutti quegli animaletti- dice mimando le antenne con le dita. -Cosa pensavi? Che parlassi di persone?- chiede scoppiando a ridere. Rido anche io.

-Sì, è un po' inquietante.-

-Ehi, è sangue quello?- mi chiede indicandomi la spalla.

-Come? Ah sì, oggi sono caduta, mentre correvo.-

-Ti va una passeggiata nel bosco?-

-No- dico subito. -Non me la sento molto- aggiungo.

-Okay... incontrato nessuno di recente?-

-N-no- mento. Non dovrei mentire, ma se non lo facessi lui resterebbe qui. E non può.

-Scusa per queste domande, sembro uno stalker.- Lo guardo male. -Scusa.-

-Non fa niente.-

-Vuoi venire con me ad Eldon?- Non posso andare via, lui potrebbe seguirci. Potrebbe scoprire dove abita Dylan, potrebbe fargli del male. Vuole la mia vita, non la sua. Ma deve volere solo la mia. Non ci metterò di mezzo nessun altro.

-Preferisco di no. Facciamo per la settimana prossima, okay?-

-Sono impegnato con mamma.-

-A fine mese allora.-

-Sì, va bene. Fatti sentire eh- dice abbracciandomi stretta. Vorrei che non andasse via. Vorrei sussurargli di rimanere perché ho paura. Ma lo lascio andare.



Penso sia meglio chiudere le finestre, potrebbe entrare in casa. Tiro le tende e sistemo gli scatoloni in cantina. Devo andarmene via.

Camminando per lo scantinato tocco qualcosa. Qualcosa di rigido. Un fucile da caccia. Qui sotto non può vedermi e, soprattutto, non può sapere che non è carico. Salgo le scale di corsa e apro la porta di casa. Mi siedo sul veccio dondolo, fissando il lago che si vede in lontananza. Come puoi essere così meschino da appropiarti della vita di qualcun altro?

-Sei qui?- chiedo timorosa. Se è qui voglio saperlo. Voglio sapere dov'è. Voglio che sappia che non mi fa paura come pensa. Io non sono più quella di prima.

Una volta mio papà è stato aggredito sul lavoro, finendo in ospedale. Avevo tredici anni, lui mi ha detto che c'è gente cattiva che fa cose cattive. Che pensa di poter controllare la vita degli altri. E mi ha detto che di certa gente non devi paura, perché se non hai paura non possono indebolirti. Mi sono iscritta ad un corso di autodifesa, ma non ad Eldon. Papà me l'ha fatto fare ad Ottawa, diceva che era migliore lì. Magari anche quella era una bugia. Ma papà non mi avrebbe mai mentito per farmi male. Forse però questa casa la dovevano vendere.

-Sei qui?- ripeto. Sento un rumore, un fruscio. Ma questa volta non sobbalzo. Non mi spavento, so cos'è. Anzi chi è.

-Sì- risponde, ma senza farsi vedere.

-Perché vuoi uccidermi?-

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