Nathan

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Rimango sbigottito.

-Non penso sia il momento adatto per del cioccolato caldo.- dico cercando di trattenere una risata.

Lei mi guarda male.

-Non c'è un momento adatto per del cioccolato. Il cioccolato è perfetto in ogni momento. Avanti, sputa il rospo. Dove lo nascondi?- dice lei iniziando a rovistare nelle varie mensole di quella che si potrebbe chiamare cucina, composta solo da un cucinino, un piano, due mensole e un mobile ad ante affianco.

-Non ne ho. Non sono un tipo da cioccolata calda.-

Lei mi guarda sgranando gli occhi.

-Sul serio?-

-Sì.- dico buttandomi sul divano e poggiando i piedi sul tavolino di fronte.

-Oh...- dice rimanendo ferma dov'è, pensierosa.

-Allora vado a casa mia. Lì non manca mai la cioccolata.- dice con un'alzata di spalle dirigendosi verso la porta.

-No.- mi alzo di scatto raggiungendola, bloccandole il passaggio.

-Non puoi andare a casa, non è sicuro.-

Lei aggrotta la fronte.

-Perché?-

-Damon potrebbe aver già avvisato Michael del mio cambio di programmi. Potrebbe essere già in macchina, il mio capo, pronto a raggiungerci.-

-Beh, allora non è sicura nemmeno casa tua. Damon era qui poco fa.-

Io annuisco, cercando una soluzione, cercando di ricordare un posto dove Damon e Michael non ci avrebbero mai scoperti, un posto sconosciuto a loro.

-C'è una grotta vicino al lago, lì sicuro non ci verranno a cercare.-

-Non dormirò in una grotta come una cavernicola.-

Sbuffo.

-Scusa è vero, poi si rovina la messa in piega.- alzo le mani, sarcasticamente. Lei mi guarda malissimo.

-Non hai un posto segreto o robe del genere? A casa mia c'è una stanza segreta, dietro la...- inizia a dire e si blocca, dandosi una pacca sulla fronte.

-Che stupida che sono! Andiamo a casa mia, ho una stanza segreta, che mai potranno scovare!-

-Sei sicura?-

-Certo!- dice sorpassandomi e uscendo dalla porta.

Io la seguo, fino a casa sua.

-Damon non può essere andato lontano, ci starà osservando da qualche parte.- sussurro.

Lei annuisce d'accordo.

-Ma sono stanca morta e l'unico mio desiderio in questo momento è del cioccolato caldo e un letto su cui stendermi.-

Sorrido. Maniaca del cioccolato.

-Hai sempre amato il cioccolato.- dico, mentre camminiamo sul viale di casa sua.

-Ovvio.-

-Fin da piccola. Ogni volta che mangiavi il cioccolato diventavi una piccola porcellina. Ti sporcavi tutta la faccia.-

A lei scappa una risata.

-Un po' sei inquietante, sai? è buffo parlare di me da piccola con un tizio che non ho mai conosciuto fino a 20 ore fa e che, per di più, voleva uccidermi.-

-Io non ho mai voluto ucciderti, te l'ho detto.-

-Sì, lo so.- mi liquida con un gesto della mano aprendo la porta di casa con l'altra.

-Seguimi.-

Ci dirigiamo su per le scale che portano al piano superiore. Una volta saliti entriamo nella seconda porta a destra, ritrovandoci in una piccola biblioteca.

Lei inizia a fissare i libri posti in uno scaffale sulla sinistra.

-Eccolo!-

Coincidenza o no, tira verso lei un libro intitolato "Stalker".

-Bel libro.- dico trattenendo una risata.

-In effetti non so perché papà abbia scelto proprio questo.-

Fa un passo indietro, mentre la libreria, con uno scatto, avanza un mezzo metro e poi inizia a scivolare verso destra, scoprendo un corridoio poco illuminato.

Delilah avanza e, premendo un tasto, accende la luce nel corridoio.

-Vieni?- mi guarda spronandomi a seguirla.

Annuisco, raggiungendola nel corridoio stretto, dalle pareti grigie.

La ragazza clicca un altro tasto e con un tonfo la libreria torna al proprio posto, chiudendoci in quel luogo.

Delilah cammina lungo il corridoio e alla fine ci ritroviamo in una stanza piccola, munita di armadio, letti, cucinino e una porta che si affaccia su un piccolo bagno.

Inizia a frugare nel mobiletto affianco alla cucina.

-Eccola!- dice estraendo una stecca di cioccolato.

-Fissata.- mormoro buttandomi su un letto.

-Senti, non ti ho portata con me solo per farmi prendere in giro.- mi guarda stizzita.

Questa è lunatica!

-Non ti prendo in giro.- mormoro chiudendo gli occhi. Il materasso è davvero comodo.

-Certo. Avrei dovuto lasciarti in quella baracca, senza dirti niente, e farti ammazzare dal tuo capo.- sbotta buttandosi su un letto.

Apro un po' gli occhi, fissandola mentre mangia la stecca di cioccolato.

-Mi dai un pezzo?-

Lei mi guarda facendo gli occhi a due fessure.

-Manco morta.-

-Dammi un pezzo, dai, non fare la bambina.- dico mentre lei diventa rossa dalla rabbia.

-Mi hai stancata. Esci immediatamente da qui, tanto la sai la strada.- si alza con uno scatto e con due passi raggiunge il mio letto, indicandomi il corridoio per andarmene.

Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere, mentre lei continua a guardarmi male.

-Si può sapere che hai da ridere?-

-Sei buffa.-

Con uno scatto la mia testa si gira verso destra.

Un bruciore si espande su tutta la guancia sinistra.

Mi ha tirato uno schiaffo.

MI HA TIRATO UN MALEDETTO SCHIAFFO.

Irrigidisco la mascella cercando di restare calmo.

-Come ti sei permessa?- dico in un sussurro.

Lei ritorna in sé, se l'era presa per un dannatissimo pezzo di cioccolato.

-Scu-scusa, n-non volevo.-

-Non volevi? Davvero? La mano ha agito da sola?- dico sarcastico guardandola.

-Te l'ho detto già una volta, e mi dà fastidio ripete due volte le stesse cose. Se mi arrabbio non rispondo più alle mie azioni. Quindi non ti conviene farmi arrabbiare.-

Voglio farla sembrare una minaccia, ma il mio tono di voce è calmo, e mi meraviglio di me stesso per essermi trattenuto.

-Scusami.- sospira lei sedendosi affianco a me e guardando la stecca di cioccolato che aveva ancora in mano.

-Sono esausta e sembro bipolare o lunatica, quando sono così. Mi dispiace.-

Io annuisco solamente.

-Mi dai un pezzo di cioccolata, adesso?-

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