Il volo è stato normale: avendo fatto un solo scalo sono arrivata alle le 16.01. Non so chi ci sarà ad aspettarmi all'aeroporto, ma spero tanto zia Maggie.
Atterriamo. È bello vedere San Francisco dopo tanto tempo. Sono passati dieci anni e, anche se sono venuta spesso in vacanza, mi manca questo posto.
Dalle scale mobili vedo una donna con una chioma bionda platino, tacchi alti vertiginosi, un paio di jeans stretti e una camicetta che agita un cartellone con scritto "Welcome Diana". È zia Maggie, meno male.
Quando le sono vicina, mi abbraccia: sono due anni che non mi vede, se non tramite Skype. Ha gli occhi color nocciola come i miei, le labbra sottili e un naso piccolo. Il trucco è perfettamente disegnato sul suo viso e mette ancora di più in risalto la sua bellezza californiana.
<<Oddio tesoro come sei grande e bella e alta e...>>, perdo il conto delle cose che mi dice mentre ci avviamo verso la macchina. Appena saliamo, mi sento soffocare da un profumo di rose.
Zia Maggie ne è sempre stata ossessionata.
Il viaggio verso casa è abbastanza lungo. Quando scendo, vedo zio Robert intento a falciare il prato incurante del nostro arrivo.
<<I gemelli dove sono>>, chiedo con voce più acuta del mio solito.
<<Sono con nonna Tess, penso, nel giardino di dietro>>, mi dice la zia sovrappensiero con tre borse della spesa in mano.
<<Nonna Tess è qui? Non la vedo dal ringraziamento di tre anni fa!>> Non finisco nemmeno la frase che mi precipito in casa. Attraverso velocemente soggiorno e cucina e arrivo nel giardino posteriore. Una donna sulla settantina spinge una carrozzina doppia. Ha i capelli raccolti in uno chignon perfetto color caramello e indossa una tuta non troppo larga che evidenzia le sue curve. Mi sposto più avanti per farmi vedere e, quando i suoi occhi incontrano i miei, si mette la mano davanti alla bocca senza fare rumore. Mi avvicino e mi abbraccia; profuma di rose anche lei. Le faccio un sorriso e guardo nella carrozzina. I gemelli dormono profondamente; hanno appena quattro mesi e a vedere mia zia sembra non essere mai stata incinta.
Rientriamo in casa. Prendo Alice e mia nonna Jacke, li mettiamo nei loro lettini e scendiamo al piano di sotto. Appena possiamo parlare inizia a farmi mille domande.
<<Piano, piano, piano nonna. Ti risponderò a tutto ma dammi il tempo di capire.>>
<<Scusami Chloé, ma mi sei mancata tanto.>>
È l'unica della famiglia che mi chiama Chloé.
Parliamo del più e del meno e nel frattempo rientrano anche gli zii.
<<Mi sei sfrecciata di fianco senza salutare signorina, così non è educato>>, mi sorride lo zio cercando di parlare con tono serio.
<<Lo sai che sei il mio zio preferito e non potrei mai non salutarti. Eri così concentrato che pensavo non ci avessi notate>>, mi alzo e lo abbraccio.
Per salutarlo mi devo alzare sulle punte. È un uomo molto alto e molto robusto, ha gli occhi di un grigio-azzurri particolare e i capelli castani s'intonano col colore della sua carnagione.
Mentre iniziamo a preparare la cena, parliamo di mamma, dell'Italia, delle mie amicizie e delle ragazze.
Le varie insalate che zia ha preparato e la carne alla griglia che lo zio ha cucinato riempiono al completo tutto il mio stomaco. Oltre ad essere una coppia perfetta, sono anche degli ottimi cuochi. Mi ricordo quando ero piccola e loro preparavano ogni tipo di dolci per me e le ragazze.
"A proposito di ragazze, dopo devo chiamarle", mi ricordo da sola.
Dopo mangiato mi congedo da tutti e salgo in camera entusiasta per il giorno che segue.
<<Domani alle cinque devi essere in piedi Diana, ci separano 617 km dal tuo college>>, mi ricorda mia zia.
<<Va bene. Sarò in piedi alle quattro e mezzo>>, rispondo.
Entro nella mia camera.
Da quando mamma ha venduto la casa per trasferirsi in Italia, la zia ha insistito a farmi una stanza nella loro villa.
È gigante. Un letto a baldacchino bianco, una cabina armadio spaziosa e un bagno privato.
Faccio una doccia, asciugo i capelli, metto la crema e in fine tiro fuori i vestiti da mettermi l'indomani.
Prendo il telefono e scorro i nomi nella rubrica. Quando arrivo alla "e" faccio partire una chiamata e aspetto.
<<Pronto>>, mi dice una voce femminile dall'altra parte del telefono.
<<Indovina chi è appena arrivato a San Francisco?>>
<<Diana! O mio Dio, Diana! Ma cosa? È un nuovo numero questo>>, mi chiede una delle mie migliori amiche.
<<Ciao Ella! Sì, l'ho appena attivato. L'altro numero ormai non mi serviva a niente dato che inizio il college qui.>>
<<Sei stata ammessa alla UCLA? Non me lo avevi detto>>, urla lei.
<<Lo so, volevo fosse una sorpresa. Come sta andando alla Stanford?>>
<<Pesante, molto, ma tiro avanti. Meno male che ho Bill al mio fianco. Mi aiuta con tutto, ma dimmi di te, voglio sapere tutto! Saranno un paio di settimane che non ti sento. Hai parlato con le altre?>>
<<Salutami Bill. No, non sono ancora riuscita a chiamarle. E di me sai tutto. In due settimane la mia vita non è poi cambiata tanto>>, sorrido.
<<Okay tesoro, ora ti devo lasciare. Ti chiamo appena posso. In bocca al lupo per la tua nuova esperienza. Ci vediamo a Natale! Ti voglio bene e mi manchi>>, dice lei con voce mozzata.
<<Mi manchi anche tu>>, le rispondo e sento gli occhi inumidirsi.
Entrambe mettiamo giù e rimango a fissare il muro pensando a lei e alle mie altre.
Scendo in cucina a prendere una bottiglietta d'acqua e in soggiorno trovo tutti davanti alla TV mentre guardano un film comico. Al mio arrivo si girano: <<Mi dovete scusare, ma è stato un viaggio lungo. Domani inizio e ho bisogno di riposare>>, sospiro.
<<Non ti preoccupare Chloé, lo capiamo, va pure tesoro.>>
<<Da un bacio alla tua zia preferita.>>
Li bacio e abbraccio tutti e loro in coro mi augurano la buona notte.
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MORE LOVE Chi lo avrebbe mai detto?
Chick-LitDiana è una ragazza con un passato difficile da cui cerca di scappare. Ritorna nella sua città natale per frequentare il college e per stare tranquilla, ma non sarà affatto così. Nuove amicizie e un nuovo grande amore l'aspettano, ma nulla si otti...