<<E dai, rispondi>>, sussurro al telefono.
Sto cercando di chiamare James da dieci minuti ormai, ma ogni volta scatta la segreteria.
Avevo appena riportato in camera Vanessa quando mi è arrivato il suo messaggio: "Lascia quel lavoro."
Non avevo intenzione di farlo. Me la sono sempre cavata da sola e ora non poteva arrivare lui e dettare legge nella mia vita come gli pareva.
Non mi risponde ancora e, spenta la sigaretta, decido di salire.
Mi tuffo sul cuscino e la rabbia piano piano fa spazio al sonno. Non capisco perché James non vuole che lavori lì. Non faccio la cubista, ma servo solo da bere. Un lavoro tranquillo, nulla di preoccupante. Ci sarà qualcosa sotto? No, ne dubito. "Forse è solo preoccupato per te", mi dice la solita vocina. "Sì, può achee esserlo, ma non mi deve imporre niente", rispondo a me stessa. Non mi interessa ciò che pensa e ciò che vuole, io continuerò a lavorare, che questo gli vada bene o no.
La mattina arriva prima del dovuto e aprire gli occhi risulta molto difficile. Sento Vanessa dormire profondamente e invidio il fatto che non abbia lezione prima delle dieci.
Mi alzo contro voglia e inizio a prepararmi.
Guardo il telefono. Nessun segno di vita da parte di James..
Appena pronta esco e m'incammino verso l'aula in cui sicuramente devo trovarlo, avendo il professor Madison.
Mi siedo, apro il libro e fisso la porta. Entrano decine e decine di ragazzi, ma non c'è traccia di lui. Perdo ormai le speranze dopo l'arrivo dell'insegnante, ma subito compare. Capelli arruffati e occhi stanchi, ma sempre bellissimo. C'è un posto accanto a me e spero venga qui. Mi nota, mi guarda, ma poi si siede da un'altra parte. Sento un nodo allo stomaco che però si trasforma in rabbia.
Ascolto la lezione di letteratura, ma non ci capisco nulla. Appena suona la campanella, esco e lo aspetto fuori.
<<Continui a tenere il broncio o mi parli>>, gli dico mentre mi passa accanto.
<<Non tengo il broccio, ma devi capire che non puoi lavorare lì.>>
<<E perché mai>>, chiedo cercando di stare calma.
<<È pericoloso.>> Ha un tonto di voce freddo e distaccato, quasi come se stesse parlando con la persona che odia di più al mondo.
<<Corinne è ancora viva, nonostante lavori lì da tanto.>>
<<Corinne è un altro paio di maniche!>>
<<Se a lei non è successo niente, non succederà niente nemmeno a me!>>
<<Non puoi saperlo. Perché ti ostini tanto a non volerlo capire. Lì si presentano ragazzi di ogni tipo, uomini di ogni genere e non ci sono sempre Chad o Charlie che possono badare a voi. Thomson è un coglione e non capisce che dovrebbe assumere altri buttafuori. Solo l'anno scorso ci sono stati due rapine fatte da dei tizzi. In più sai quanti ci proverebbero? Tanti, troppi e io sarei obbligato a spaccare loro la faccia>>, righi lui.
<<A te preoccupa più i ragazzi che ci provano con me. Che pensi? Che ci starei? Che li lascerei fare? Ah, se pensi questo non hai ancora capito niente di me Wallas. Non sono di certo una che si lascia trascinare così.>>
<<Nessuno può assicurarmelo.>>
<<Dovrebbe bastarti la mia di parola, ma a quanto pare non vale un cazzo per te. Fai come ti pare, a me non interessa, ma sicuramente non sarai tu a dirmi cosa devo o non devo fare!>> Appena dico le mie ultime parole prendo e me ne vado a passo veloce lontana da lui. Come osa mettere in dubbio la mia parola. In un rapporto la fiducia è al primo posto e se lui non si fida allora non può esserci rapporto. Non m'interessa niente di ciò che pensa, continuerò a lavorare, punto e stop.
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MORE LOVE Chi lo avrebbe mai detto?
ChickLitDiana è una ragazza con un passato difficile da cui cerca di scappare. Ritorna nella sua città natale per frequentare il college e per stare tranquilla, ma non sarà affatto così. Nuove amicizie e un nuovo grande amore l'aspettano, ma nulla si otti...