Capitolo 16

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Sento la porta chiudersi. Allungo la mano dietro di me e non sento niente. Apro gli occhi e mi giro. James non c'è. Sarà andato a prendere la colazione. Mi alzo e inizio a vestirmi, James potrebbe ritornare a momenti perciò corro in bagno a lavarmi i denti. Quando rientro in camera non c'è ancora nessuno. Strano.

La porta si apre.                                           

<<Hei, mi stavo chiedendo...>>, m'interrompo.

<<Buongiorno Diane! Che bella giornata oggi! Ho passato un fine settimana fantastico>>, mi sorride Van, ma appena nota la mia faccia si incupisce: <<Cosa è successo?>>

<<Pensavo fossi James.>>

<<James>>, colgo la sua disapprovazione.

<<Sì>>, sibilo.

<<Non avrai mica...>> Si ferma, guarda il letto poi il cestino. <<Diana! Come hai potuto! Come hai potuto essere così ingenua! Ti sei lasciata coinvolgere dal quell'idiota di mio fratello! No cazzo, no. Lo sai com'è fatto lui. Te l'avevo detto!>>

È vero, mi aveva avvisata. James non era uno che si faceva trovare la mattina dopo. Non era un ragazzo serio. Si era portato a letto quasi tutte le ragazze del college, lasciandole sole a piangersi addosso il giorno seguente. Lo sapevo, ma che mi è preso. Come ho potuto? Era chiara la cosa. Era venuto da me, aveva dormito lì, mi aveva sedotta, mi aveva portata al mare e finito il weekend mi aveva lasciata. Che idiota.

<<Diane, tutto okay>>, mi domanda sotto voce.

I mille pensieri in testa mi hanno talmente turbato che le lacrime scendono da sole senza che me ne accorga e il respiro è accelerato. So cosa potrebbe succedere, ma posso controllarlo.

<<Non è niente, tranquilla>>, provo a mentire.

<<Spiegami cosa è successo.>>

Dopo una piccola pausa di riflessione racconto tutto a Vanessa. Mi ascolta attentamente analizzando il comportamento del fratello e meravigliandosi quando le dico della colazione, del mare e persino di Taker. 

<<Siamo sicure di parlare dello stesso James?>>

<<Sì Van, ma non sembrava lui. Era così premuroso che io ho abbassato la guardia. Fa niente, devo andare a lezione, ci vediamo dopo.>> Esco dalla stanza lasciandola sola. Ancora una volta sono fragile davanti ad altre persone. Ancora una volta piango per un ragazzo. Ancora una volta mi faccio fregare. Ancora una volta.

Sbatto contro qualcuno. <<Scusami non ti avevo...>>, mi interrompo. Chris è di fianco a me e sorride.

<<Non scusarti, guardavo per aria. Tutto bene bellissima?>>

Vorrei dirgli di James, so che mi ascolterebbe, ma non voglio essere giudicata. Mi sforzo a fare un sorrido vero e rispondo: <<Sì, sì tu?>>

<<Si dai, ma sei sicura? Hai una faccia>>, mi sposta una ciocca di capelli dal viso.

<<Sicura, mi sono svegliata tardi e non ho fatto in tempo a prepararmi.>>

<<Va bene, allora ti lascio andare a lezione.>>

Si ferma un attimo e mi guarda: <<Vuoi venire a pranzo con me oggi? Farò il bravo>>, sorride.

<<Scusami Chris, ma oggi non sto molto bene, ti va se facciamo un'altra volta>>, cerco di non sembrare sgarbata.

<<Va bene! Rimettiti mi raccomando>>, mi dà un bacio sulla guancia e se ne va.

Entro in aula. La professoressa Grunt arriva poco dopo e inizia subito la sua lezione. Per tutta la mattinata non riesco a pensare che a James e a quanto io sia potuta essere così stupida. A pranzo non tocco cibo e nel pomeriggio mi rinchiudo in camera.

Non so dove sia Vanessa, ma spero tanto non in cerca del fratello. È una grande amica, ma non voglio che litighino per colpa mia.

***

Il mio cellulare squilla tre volte prima che io mi decida di guardare.

"Scendi" dice il messaggio sul display e, leggendo il nome con cui è registrato, non ci penso su due volte.

Corro giù e davanti a me c'è James. Ha un taglio sul labbro e i capelli scompigliati. Mi avvicino e non parlo.

<<Hei piccola, scusami...>>, non gli lascio finire la frase.

<<Scusa? Piccola? Ma per chi mi hai presa? Sei sparito sta mattina James dopo aver fatto i tuoi fottuti comodi con me. Se avevi il mio numero potevi scrivermi, no? Oppure potevi lasciarmi un messaggio. Qualsiasi cosa cazzo! Scusami? Scusami piccola? Tu stai male! Ritornatene da dove sei venuto. Non me ne faccio niente delle tue scuse>>, urlo.

Nonostante sia qui e mi chieda scusa non riesco a non essere arrabbiata. So che non stiamo insieme, ma il solo pensiero che mi abbia lasciata come una qualunque per tutto il giorno mi fa innervosire. Sto dicendo la maggior parte delle cose a me e non a lui. Sto rimproverando più me che lui, perché sono stata così ingenua a pensare che potesse provare qualcosa per me. Vorrei dirgli che quando non l'ho visto rientrare mi si è gelato il sangue nelle vene, che ho pianto per colpa sua, che nella mia testa sono passati mille pensieri, ma non si merita tutte queste attenzioni.

<<Ascoltami...>>, prova a dire lui.

<<No ascoltami tu. Se pensavi di venire qui e scoparmi ancora una volta come hai fatto con tutte le puttane di questo college ti sbagli. Io non sono loro. Io non sono così. Che cazzo ho pensato...>>, rido. Una risata senza umorismo: <<...senti lasciami stare, vattene. Non ho bisogno di uno come te.>> Sento il dolore al petto e gli occhi che iniziano a bagnarsi. Devo andarmene. Mi giro senza dargli il tempo di ribattere e salgo le scale. Entro in camera e sbatto la schiena contro la porta chiusa. Le lacrime iniziano a scendermi sulle guance. Sono stata stupida, sono stata ingenua. Sapevo tutto. Il mio sesto senso mi aveva avvisata, ma non l'ho ascoltato, e ora sono così. Non me ne sarei stata qua come un idiota a piangermi addosso, James non si meritava nemmeno questo.

Mi cambio e prendo le chiavi della macchina dalla mia scrivania. Soquello che mi ci vuole.

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