Capitolo 22

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Vedo scendere e avvicinarsi a me il ragazzo più bello di tutto il campus.

<<Diane non volevo oggi...>>, lo interrompo.

<<All'inizio mi dispiaceva averti nascosto, se così possiamo dire, che lavoravo qui. Quando mi dicevi di smetterla, l'ho presa come un modo per proteggermi, anche se non so da cosa, ma nel momento in cui hai detto "nessuno me lo assicura", sei andato fuori strada. Tu di me non sai niente. Sì, ci conosciamo da poco ma pensavo che ti bastasse questo "poco" per aver fiducia in me, così come io ne ho in te. Perciò fammi il favore di tornare su quella fottuta Jeep e andartene perché mi sei caduto proprio in basso. Non me la sarei mai aspettata una cosa così da parte tua.>>

Finisco il mio discorso tutto d'un fiato.

James davanti a me è immobile.

<<Ho esagerato, lo so. Hai ragione e a essere sincero quella che potrebbe avere dei dubbi dovresti essere tu dato che, beh, la sai la mia reputazione. So di aver sbagliato a parlare, ma mi preoccupo solo per te. Non voglio che nessuno ti faccia del male>>, cerca di avvicinarsi ma io mi scosto.

<<Nessuno può farmi del male, non più>>, dico e davanti ai miei occhi si presenta lo stesso scenario di sempre.

<<Cosa significa>>, mi chiede scacciando via quel ricordo.

<<Niente, sono stanca. Voglio solo andare a letto.>>

<<Ti seguo con la macchina.>>

<<Non puoi rimanere a dormire da me>>, cerco di dire, ma lui è già al volante.

Una volta arrivati davanti al dormitorio parcheggiamo e riprovo a dirgli che non può rimanere, ma mi zittisce e, prendendomi per mano, mi porta in camera.

<<Non farò sesso con te, toglitelo dalla mente>>, sbuffo.

<<Non voglio questo, voglio solo dormire con te.>>

Alzo gli occhi al cielo, ma non dico nulla sapendo che, anche se rifiutassi, non lo accetterebbe comunque.

Mi avvicino all'armadio e tiro fuori una sua maglietta e dei pantaloncini neri. Non so se dovrei cambiarmi qui o in bagno, ma per non fare figure prendo il beauty e annuncio che farò una doccia prima di dormire e lui non commenta.

***

Quando mi avvicino alla porta sento James parlare e mi chiedo chi mai potrebbe essere il suo interlocutore a quest'ora della notte. Appoggio l'orecchio per sentire, anche se la mia coscienza dice il contrario. Non capisco molto bene ciò che dice, perciò mi sposto più vicino alla maniglia pensando che avvicinando l'orecchio alla serratura possa capire di più.

<< Allora, riproviamo; quando Diana entra da quella porta tu le chiedi scusa e le dici che ti fidi di lei, che la ami e che se lei vuole fare quel lavoro, lo accetterai. Andrà tutto bene. Ora respira. >>

Sta facendo un discorso a se stesso ad alta voce e sentendo le sue parole mi compare un sorriso sulle labbra.

"Le dici che l'ami" ripeto sottovoce e mi copro la bocca con la mano destra. Dalla volta in cui abbiamo detto a Van di stare insieme, James non mi ha più detto di amarmi, e ora l'ha fatto inconsapevolmente.

Mi raddrizzo e faccio un passo indietro. Davanti a me si proiettano due scelte: entrare e far finta di nulla aspettando che sia lui a parlare, oppure entrare e dirgli che anch'io lo amo.

Dopo altri dieci minuti di riflessione decido di entrare e far finta di nulla.

Quando spalanco la porta, James e seduto a terra con la testa indietro poggiata sul letto. Sono uscita fuori dalla stanza incazzata con lui e continuerò a fingere di esserlo finché non mi parlerà.

<<Diane...>>, comincia lui.

<<Sì>>, dico secca mentre metto apposto i miei vestiti, il beauty e i peluche sul letto.

<<Ti prego smettila e siediti, vorrei parlarti.>>

Mi fermo e mi siedo sul letto guardandolo dritto negli occhi senza distogliere lo sguardo.

<<Io...>>, inizia lui <<...non volevo intromettermi nelle tue scelte. Avrei voluto solo che me ne parlassi. Frequento quel posto da molto tempo e, come ti ho già detto, ci viene ogni tipo di gente.>>

<<Non sono arrabbiata per questo James. Io sono arrabbiata perché non hai fiducia in me>>, dico con tono distaccato.

<<Cosa faccio ad aver fiducia in te se non so praticamente nulla di te e del tuo passato? Ogni volta che ho provato a chiederti qualcosa sei stata sul vago. Non hai mai parlato della vita in Italia o di qualsiasi altra cosa ti sia successa prima di venire qui. È umano avere dei dubbi, Diane quando la persona che ami non si lascia andare!>>

Il pugno accanto a sé è ancora chiuso e il suo respiro affannoso e mentre mi guarda negli occhi colgo un sentimento che conosco fin troppo bene: la paura.

È vero, ha ragione. Non gli ho mai raccontato nulla della mamma o delle ragazze. Di me, della scuola o dei miei amici. Dopo una chiamata con un suo amico mi chiese come mai non mi avesse mai visto al telefono con qualcuno ed io gli risposi semplicemente che non succedeva quando ero con lui.

Un turbine di sentimenti si affolla nel mio piccolo petto e i pensieri vagano nella mia testa senza una meta, incrociandosi e sbattendo gli uni contro gli altri.

James si avvicina e mi prende la mano distraendomi dal panico che sento farsi vivo in me: <<Io ho fiducia in te, ma vorrei solo conoscerti meglio. Vorrei che ti lasciassi andare e mi parlassi di te. Potrei capire di più i tuoi silenzi o i tuoi occhi a volte così tristi.>>

<<Non posso James>>, gli dico con le lacrime agli occhi.

Lui mi esamina per qualche secondo: <<Va bene, ma promettimi almeno che arriverà un giorno in cui mi dirai di più.>>

Annuisco leggermente e lui mi tira accanto a se incastrando la mia testa tra la sua spalla e il suo collo. Mi basta questo per scoppiare a piangere.

Lui non fa domande. Si alza e si sdraia con me sul letto, mi accarezza i capelli e mi sussurra parole dolci mentre i ricordi mi riempiono la testa. 

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