Capitolo 10

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<<Per la prossima volta arrivate fino a pagina 89.>> Così la professoressa Sax ci congeda all'ultima ora. Nessuno che conosco frequenta il mio stesso corso, e questo mi rattrista un po', perché di solito ho Loris che mi tine compagnia.

All'uscita dell'aula trovo Chris che mi aspetta, come fa da ormai una settimana.

<<Dove vuoi andare a pranzare?>>

<<Non ti piace proprio la mensa?>>

<<Non troppo, anche sei il pasticcio di carne della signora Rose è migliore di quello di mia madre.>>

Scoppiamo entrambi in una risata sonora. In una settimana ho conosciuto molte cose su Chris,: ama il baseball, gli horror, la pizza italiana. E' nato e cresciuto qui a Los Angeles, anche se i suoi sono originari del Alabama. È un ragazzo a modo ed educato, e apprezzo molto questo in lui, però troppo tranquillo per me. Appena ha la possibilità di vedermi ne approfitta e, anche se questo mi fa piacere, ho bisogno dei miei spazi. 

<<Allora, non mi hai ancora detto dove vuoi andare.>>

<<Scegli tu! A me va bene ovunque, basta che si mangi.>>

<<Hai degli impegni per oggi pomeriggio?>>

<<Beh, ci sarebbe Shakespeare che mi aspetta, ma posso ritardare l'appuntamento con lui>>, scherzo.

<<Perfetto, allora ti porto a pranzo nel miglior ristorante!>>

<<Ma non sono vestita per andare in un ristorante>>, protesto.

<<Non ti preoccupare! Sei bella anche così!>> Arrossisco a questo complimento, mentre lui mi prende per mano e mi conduce alla sua macchina.

Ci vuole all'incirca mezz'ora di guida per arrivare. Dal fuori sembra una trattoria vecchio stile, ma entrando si percepisce un'aria così lussuosa. I tavoli hanno tutti le tovaglie color oro e noto che vi sono presenti tre forchette, due cucchiai, due coltelli e due bicchieri per ogni posto a sedere. Mi chiedo a cosa servono così tante posate.

Il cameriere ci accompagna al nostro tavolo e ci porge il menù. Lo fisso e poi alzo lo sguardo. <<Non ho mia sentito parlare di tutti questi piatti e poi guarda quanto costano!>>

<<Non ti preoccupare, ti ho portata qui perché volevo>>, mi sorride.

<<Okay, ma non so cosa prendere>>, sussurro imbarazzata.

<<Cameriere, ci porti due escargot per cortesia.>>

<<Le hai mai mangiate?>>

<<Ehm, no>>, mento.

<<Sono buonissime! Sono il mio piatto preferito!>> Il suo viso s'illumina.

Dopo nemmeno dieci minuti arrivano anche le nostre escargot e Chris comincia ad abbuffarsi mentre io le fisso e cerco di immaginarmi della carne.

<<Che c'è? Non ti piacciono?>>

<<No, no! Ma sono strane>>, provo a essere più sincera che mai.

<<Guarda, devi fare così>>, e mi mostra come mangiarle più facilmente. Io faccio lo stesso, non sono buone e a me non piacciono, ma lui è così felice che non vorrei rovinargli il pranzo. Cerco di finire il mio piatto e bevo più acqua che posso. Quando ci alziamo dal tavolo, mi prende per mano e mi dice di seguirlo.

<<Voglio presentarti qualcuno>>, mi sorride con tutti i suoi denti.

Mi porta dentro le cucine e si avvicina ad un signore. È molto alto, i capelli rasati e degli occhi azzurri intensi, c'è una somiglianza tra i due che... oddio lui è...

<<Diana, questo è mio padre! Papà lei è Diana, la mia nuova ragazza!>>

<<Piacere di conoscerti Diana, io sono Paul.>> Resto immobile per svariati secondi, ma poi mi riprendo e rispondo con un sorriso e dicendo il mio nome a questo signore.

<<Allora per farci visita devi portare la tua ragazza a pranzo fuori? Perché non vieni mai durante il fine settimana, a tua madre manchi.>> Suo padre cerca di avere un tono rimproverante, ma non ci riesce, e io mi sento sempre più in imbarazzo.

Paul ci trattiene ancora per una mezz'oretta interessandosi al figlio e di come sta andando il college. Mi nota solo nel momento in cui si vanta di essere un grande imprenditore e per il resto parla soltanto con Chris. Meglio così, non saprei che dirgli. Quando prendiamo il congedo da lui tiro dritta verso l'auto e nemmeno mi giro.

<<Che ti prende?>>

<<Niente>>, sbotto.

<<Andiamo dimmelo, che ti prende>>, insiste.

<<Niente, ho detto niente ed è niente. Portami in dormitorio!>> Non lo guardo nemmeno.

<<Pensavo ti facesse piacere conoscere mio padre. Ti ho anche presentata come " la mia ragazza".>>

<<Chris, ti ripeto per la terza volta, riportami a casa.>>

Per tutto il viaggio non parlato, io ero troppo nervosa perché mi aveva messa in una situazione così.

<<Scusami, magari avrei dovuto dirtelo.>>

<<Già, magari. >>

<<Ma perché ti ha dato così fastidio, si può sapere>>, sbuffa.

<<Perché tu non puoi sapere se io e te dureremo tanto o poco insieme, magari fra una settimana non staremo più insieme e magari i tuoi mi odieranno sapendo chi sono, e non voglio questo. Assolutamente no. Usciamo da un paio di settimane e non puoi sapere cosa succederà fra altrettante.>>

<<I miei non sono così, te lo garantisco.>> Mi prende il viso tra le mani.

<<L'ho fatto perché tengo a te, e so che sono solo passate poche settimane, ma tengo seriamente a te, okay?>>

Non faccio in tempo a rispondergli che lui si avvicina a me e mi bacia. Ha il sapore del chewingum che stava masticando poco prima e le labbra così morbide. La mia lingua segue la sua e restiamo uniti per minuti interi. Quando ci stacchiamo lui mi guarda e io a mia volta. 

<<Ora vado...>> Non so che altro dire.

<<Va bene. Ci vediamo domani bellissima!>> Ha un tono deluso dalla mia reazione, ma cerca di non farmelo notare.

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