Capitolo 3

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Apro gli occhi. La camera è buia. Tartasso il comodino per trovare il cellulare, ma per mia sorpresa non c'è traccia né dell'uno né dell'altro. Ah, è vero! Sono dagli zii, che idiota!

Faccio per girarmi dall'altra parte, ma cado. Come faccio a cadere da un letto cosi grande?

Mi alzo e a tatti cerco di accendere la lampada. Guardo l'orologio appeso al muro: fa le tre e trenta del mattino, giusto in tempo. Vado in bagno e inizio a prepararmi. Quando finisco solo le quattro e venticinque minuti.

Prendo il mio vestito e cerco di arrangiarmi con la cerniera sulla schiena. Dopo sette minuti di tortura riesco a chiuderla. Mi guardo allo specchio contenta dell'abbigliamento. Ho scelto un vestito blu notte che mi arriva al ginocchio, stretto in vita e largo in giù con una scollatura quadrata. I capelli perfettamente lisci e un trucco leggero, tranne per il mascara.

Eccomi qui. Pronta per andare al college. È così strano dirlo.

Mi riprendo dai miei pensieri e sentendo porte aprirsi e chiudersi capisco che gli zii sono svegli e saltano da una camera all'altra intenti a prepararsi.

<<Buongiorno Diana. Giù c'è la colazione. Noi siamo quasi pronti>>, mi dice la zia mentre attraverso il corridoio. Scendo e prendo un boccone dalla brioche vuota, ma, non appena mi siedo, sento piangere uno dei gemelli. Corro subito da loro; Alice si è svegliata per tutto il casino e per calmarla la prendo in braccio. Sa di quel profumo particolare che hanno tutti i neonati, ha degli occhi color nocciola chiari e delle labbra sottili.

Dopo pochi minuti si riaddormenta.

<<Si è addormentata subito, stranamente.>> Alzo lo sguardo e vedo lo zio sulla soglia della porta.

<<Beh, penso fosse stanca, è comunque presto per lei>>, bisbiglio.

<<Andiamo, tua zia sta dando di matto. Si stressa molto in situazioni del genere, lo sai anche tu.>> Sorride e una luce gli illumina gli occhi. Non ho mai visto nessuno, a parte lui, amare in quel modo un'altra persona.

<<Mi dispiace non aver potuto salutare nonna>>, mormoro.

<<Era stanca. Ieri ha fatto le ore piccole guardando una soap-opera, tranquilla la rivedrai presto>>, cercano di consolarmi gli zii.

Partiamo in perfetto orario.

<<LA MAMMA! Non l'ho chiamata. Sarà preoccupatissima>>, grido ricordandomi di lei.

<<Tranquilla tesoro, ci ha telefonato ieri sera, ma tu dormivi. Le ho detto che la richiamavi>>, sorride zia Maggie.

***

Il cuore mi batte a mille e non vedo l'ora di conoscere la mia compagna di stanza; spero abbia i miei stessi interessi.

La zia non si stacca più da me e lo zio la tira indietro con forza. Mi dà un ultimo bacio prima di salire in macchina e partire.

Mi dirigo verso il dormitorio. La stanza è la 54 C. Busso, non si sa mai. Nessuno mi apre e decido di entrare. La camera è abbastanza spaziosa e per due persone va benissimo. Due letti singoli, due scrivanie e due piccoli armadi.

La mia compagna non è ancora arrivata, perciò inizio a disfare le mie valige. Essendo la prima posso scegliere il letto migliore, ma sembrano entrambi uguali perciò metto le mie cose su quello a sinistra. Impegnata a organizzare tutto nei minimi dettagli, sento bussare alla porta. Ho un colpo al cuore, ma vado ad aprire.

Davanti a me c'è un ragazzo alto, molto alto, con i capelli bruni e degli occhi verdi chiari che mi fissa: <<Hai intenzione di starmi ancora molto tra i piedi o decidi di levarti>>, mi dice con tono brusco e per un momento mi spiazza.

<<Ci sono modi e modi per chiedere permesso>>, sbuffo spostandomi.

<<Scusalo mio fratello ha dei modi davvero cavernicoli a volte.>>

Alle sue spalle noto una ragazza: ha gli occhi grigio trasparenti, i capelli biondo cenere ed e alta quasi quanto me.

<<Piacere, io sono Vanessa e quello che ti ha appena risposto in malo modo è mio fratello, James.>>

Lui non alza nemmeno lo sguardo: <<Ci vediamo più tardi Van. La mamma ha detto che ti chiama per le sei e mezza>>, esce sbattendo la porta.

<<Scusalo ancora>>, mormora Vanessa.

<<Non ti preoccupare. È un uomo>>, le sorrido.

Non so come poter rompere il ghiaccio, ma fortunatamente lo fa lei.

<<Allora...>>, inizia, <<...da dove vieni?>>

<<Sono nata a San Francisco, ma mia madre si è trasferita in Italia quando io avevo 8 anni.>>

<<Davvero? Anche io sono nata lì! I miei genitori si sono appena trasferiti nel distretto di Richmond>>

<<Anche i miei zii abitano lì>>, sorrido stupefatta.

Cominciano a parlare di tutto: mi chiede dell'Italia e mi rivela che le piacerebbe venirci per visitare Verona per vedere il balcone di Giulietta. Continuando scopro che è una ragazza solare piena di piani per la vita.

I nostri racconti vengono interrotti dal mio telefono che squilla: <<Pronto? Sì mamma! Sì sto bene! Mamma calma, la zia ti ha detto che ero stanca e che dormivo>>, guardo Vanessa alzando gli occhi al cielo. Esco dalla stanza per non disturbarla mentre disfa ancora i bagagli. Parlo con mia madre della nonna, dei gemelli, di san Francisco, del college e persino della mia nuova amica e delle nostre strane coincidenze; la sua voce ora è più tranquilla. Quando spengo il cellulare, mi rendo conto di aver camminato per il campus. Vedo centinaia di ragazzi con valige che cercano i loro dormitori. Mi giro di scatto per tornare al mio, ma sbatto contro qualcuno. È James.

<<Scusa>>, provo a dirgli, ma lui m'interrompe:<<Guarda dove vai la prossima volta>>, mi dice con tono brusco.

<<Ma che problemi hai? Ti ho chiesto scusa>>, gli ringhio.

Rimane zitto. Sembra che voglia dirmi qualcosa, ma si gira e se ne va. Solo in quel momento noto la ragazza alle sue spalle con dei capelli rosso intenso.

Ritorno nervosa nella mia stanza e Vanessa se ne rendo conto, ma prima di chiedermi il perché le dico: <<Non so come faccia una ragazza così solare e dolce come te ad avere un fratello così... così stronzo come James. È maleducato>>, sbotto.

Lei inizia a ridere. <<Lo so, è proprio il mio contrario. Io il giorno e lui la notte. Ho provato a chiedere ai miei se fosse stato adottato, ma hanno confermato che mi sbagliavo.>> Iniziamo a ridere entrambe. La sera si avvicina e ci viene fame, ordiniamo una pizza e verso le undici ci addormentiamo.

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