MORE LOVE Chi lo avrebbe mai detto?

Capitolo 24

Loris si ferma sotto un grande palazzo e già capisco dove mi ha portata.

<<Ho una stanza in più, puoi rimanere qui per tutto il tempo che vuoi.>>

<<Grazie>>, sussurro.

Scendendo mi prende le borse e mi indica la strada. Spingo una grande porta girevole e mi ritrovo in una sala immensa.

Una ragazza mi sorride e io ricambio timidamente.

<<Ciao Samantha, tutto bene?>>

<<Ciao Loris! Sì, sì, tu>> arrossisce lei.

<<Tutto bene, lei è Diane>>, mi indica.

<<Ciao, Samantha, piacere.>> Si alza dalla sua postazione e mi porge la mano.

<<Diane, piacere mio.>>

<<Si ferma da me per un paio di giorni, ti puoi occupare tu di darle le chiavi di scorta?>>

<<Certamente!>> Si avvicina alla scrivania, apre un cassetto e prende una chiave. Va nello stanzino dietro e sento un tintinnio. Poco dopo la vedo ritornare con una piccola chiave che mi porge. <<Ecco a te, ci vediamo! Ora devo chiamare il ristorante per far portare qualcosa da mangiare alla signora Morgan. Ci vediamo>>, ci saluta e noi ricambiamo.

Saliti in ascensore ritorna il silenzio.

<<So che sei di poche parole, ma sei proprio sicura di non volerne parlare?>>

Annuisco.

<<Okay, aspetterò un tuo segnale, per adesso ti mostro la casa e la camera. A proposito, rimani qui per il ringraziamento? Tra poco ci danno le vacanze.>>, mi dice prima di aprire la porta della stanza numero 59.

<<No Loris, ritorno a San Francisco, devo staccare un po' e dopo quello che è successo nelle ultime ore penso di partire dopodomani>>, sibilo e lui abbozza un sorriso d'incoraggiamento.

<<Allora, non ti aspettare granché, nonostante da fuori sembri di lusso. Questo è il piccolo corridoio, qui c'è la cucina e qui davanti il bagno. In fondo c'è il soggiorno e le due camera. Quella sulla destra sarà la tua per tutto il tempo che vorrai.>>

<<Grazie>>, abbraccio forte il mio amico e lui ricambia.

<<Sono qui se hai bisogno.>>

<<Lo so.>>

Entrando in camera butto fuori tutta l'aria che posso avere nei polmoni e mi guardo intorno. La stanza è abbastanza grande a confronto con quella del campus e il letto è a una piazza e mezzo perciò sicuramente più comodo. Un piccolo armadio, una finestra accanto, foto di Loris da piccolo e una cassettiera riempiono lo spazio.

Continuo a pensare a ciò che è appena successo e maledico me stessa per averci creduto.

Ma in fondo, sono solo una ragazza che si è innamorata. Non sarò né la prima né l'ultima a soffrire le pene dell'amore, ma questo dolore è insopportabile.

***

Arrivata la sera il buio penetra dalle finestre. Sarei dovuta andare a lavorare, ma poco prima delle cinque ho chiamato Corinne e le ho spiegato la situazione. Non ha commentato, anzi ha insistito perché io restassi a casa.

Sono rimasta sul letto a fissare il soffitto e a piangere. Mi serviva. Non lo facevo da tanto tempo.

È sempre stata una presa per il culo? Mentre si vedeva con me si vedeva anche con lei?

Cavoli, le cose che mi diceva sembravano così vere e io ci ero cascata in pieno. Come Carlos, anche James aveva solo una cosa in mente, e l'aveva ottenuta senza il minimo disturbo. Avevo abbassato la guardia e ora avrei avuto il suo marchio impresso sulla pelle. Un altro marchio. Come ha potuto farmi una cosa del genere. Come? Mi ha detto che mi ama, che non vuole stare con nessun altro e poi?

E poi questo.

Sento il campanello suonare e Loris alzarsi e gridare: <<Diane è arrivata la pizza.>>

Nonostante non abbia fame mi sembra scortese farlo mangiare da solo, perciò mi avvio nel corridoio.

Loris apre la porta, ma non si ritrova davanti il ragazzo delle consegne.

<<Amico ho fatto una cazzata, devi aiutarmi!>>

James entra in casa a passo svelto e quando si accorge della mia presenza si blocca.

<<Che ci fa lei qui?>>

Non ci credo. Anche Loris mi aveva mentito. Si conoscevano. Erano amici. Sapeva anche lui di Lizzie? Vanessa sapeva? In quanti lo sapevano?

Sposto lo sguardo da lui a James. Da James a lui. Sento l'aria mancarmi e il petto appesantirsi. Le gambe cedono e mi ritrovo a terra. Davanti ai miei occhi tutto diventa scuro e sento le voci dei due ragazzi molto lontane.

Ci risiamo.