Pov. Alexandra
- Alexandra! È ora di andare a scuola!
Mi volto verso la porta d'ingresso con un leggero sorriso. E anche oggi non si è accorta che sono già uscita.
Ogni mattina mia madre mi chiama per dirmi che è ora di andar a scuola, ma tutte le volte che va a vedere in camera mia, la trova già vuota. Sono solita svegliarmi presto, così da avere tutto il tempo necessario per preparami, sia fisicamente che psicologicamente, per la scuola.Cammino per strada, imboccando una via dopo l'altra a memoria, con la musica che accompagna ogni mio passo, fino ad arrivare alla scuola che frequento.
Vado verso il mio armadietto, senza basare troppo ai pettegolezzi freschi freschi della giornata, e prendo i libri che mi servono per le prossime lezioni. Mi dirigo verso la mia classe, pronta per la probabile ora di interrogazione di matematica, per poi dirigermi verso l'ultimo banco, trovandolo vuoto, come il resto della classe.
Dopo nemmeno tre minuti ecco che le formiche entrano nel formicaio.
- Buongiorno, ragazzi.
- Buongiorno, prof.
- Bene, oggi interroghiamo, che dite?
Come immaginavo.
Mentre il prof interroga i quattro sfortunati, afferro un foglio e una matita e mi metto a disegnare me stessa, in stile manga, in un bosco e man mano che il disegno prendeva forma, l'interrogazione proseguiva.Finisco il disegno dieci minuti prima del termine della lezione e noto che il disegno ha assunto un'atmosfera triste.
Bah, sarà l'ora di matematica.
Solo il bussar alla porta mi fa sollevare la testa dal foglio.
Entra un ragazzo con dei capelli castani, come il cioccolato, e indossa una semplice felpa blu e jeans grigi.
- Ah, sei il nuovo arrivato, giusto?
Lui annuisce.
- Bene, ci fai una piccola presentazione in questi ultimi dieci minuti rimanenti?
- Mi chiamo Caleb e mi sono appena trasferito qui dopo un anno scolastico all'estero e spero soltanto di riuscire a ricordarmi ancora la grammatica.
Tutti si mettono a ridere, ma io lo fisso senza batter ciglio. Quindi questo nuovo arrivato è venuto da un anno all'estero, si presenta alla classe e fa lo spiritoso. Non andremo d'accordo. Poco ma sicuro.
- Bene siediti là dove ci sono dei posti liberi.
Chiaramente ha indicato la zona in cui sono seduta io, dato che ho un banco di fianco e uno dei due banchi davanti vuoti.
Lui guarda verso di me.
Non t'azzardare.
Si avvicina e... si siede nel posto davanti.
Mi sfugge un sospiro, ma quando noto il prof avvicinarsi, nascondo subito il disegno tra i fogli del quaderno di matematica.
- Alexandra, mostrami il tuo quaderno - dice rubandomelo da sopra il banco.
Ma...
- È perfetto, tieni Caleb, guardati gli appunti sulle lezioni che ti sei perso e mettiti al passo.
Che?! Devo recuperare il disegno...
Prima ancora che possa fare o dire qualcosa, vedo Caleb che fa cadere il quadernone mentre il prof glielo stava porgendo: tutti i fogli si spargono sul suo banco e per terra.
Mi alzo di scatto mentre Caleb cerca di raccogliere i fogli.
Vado verso il suo banco e gli afferro il polso, per poi allontanarlo dai fogli, lanciandogli un'occhiata assassina del tipo "lontano dalle mie cose o ti amputo una mano"; raccolgo il tutto molto velocemente e recupero il quadernone ormai vuoto, afferro la borsa ed esco dalla classe in un lampo.Arrivata alla biblioteca della scuola, metto tutti i fogli sul tavolo e cerco il disegno.
Li sfoglio tutti, ma non lo vedo.
Non può essere...
Li spargo nuovamente sul tavolo e cerco, ricerco ma non c'è...
Merda, lo avrò lasciato in classe.
Quel dannato foglio.Salve a tutti! Allora questo è il primo capitolo che scrivo quindi perdonatemi se mi è sfuggito qualche errore e soprattutto se è corto.
Oddio, spero vi piaccia :')Ah, vorrei anche dirvi che non so quando potrò scrivere i capitoli successivi, quindi non so darvi una data precisa.
Spero che vi piaccia, e un grazie a tutti coloro che lo leggeranno ^-^
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Quella fatidica panchina
RomanceQuando voleva allontanarsi dal caos della città, dalle persone superficiali e immergersi totalmente in sé stessa, bastava che si dirigesse verso il bosco lì vicino, immenso e vivo come nessuna persona poteva essere, silenziosa come solo la natura po...