Credo di sì.

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Pov. Alexandra

Dopo che Nate se ne andò, arrabbiato per come era stato trattato e offeso per esser stato rifiutato, noto Caleb e Carol sbalorditi.
Sollevo le sopracciglia:- Che c'è?
Caroline si desta dal suo stato di trance:- AHH! È COME SE TI FOSSI DICHIARATA!

La guardo sbigottita, mentre Caleb sposta il viso lateralmente sperando che io non abbia visto il rossore su di esso.

- Non era mia intenzione. Allora, studiamo o no? Ho solo un'ora, dato che ormai abbiamo perso già un sacco di tempo. Alle sei meno un quarto devo già partire.

- A proposito, dove diavolo te ne vai tutti i giorni alle sei?

Faccio la linguaccia a Caroline:- Scusa, ma non posso parlartene ora, l'ho promesso.

Pov. Caleb

Dopo che Alexandra se ne andò, rimango con Caroline.
Mentre raccolgo le mie cose, lei mi parla:- Caleb...
- Mh...?
- Lei ti piace?

Mi piace? Dannazione se mi piace...

Faccio un verso di consenso.
Lei mi sorride:- Dovresti dirglielo. Lei non smetterà mai di negare, finché non la obbligherai a confessare. Credo che lei ora lo stia negando a se stessa in tutti i modi... tu creca di farle abbassare le barriere...

Sorrido, capendo già ciò che lascia a intendere:- Posso sapere perché me lo stai dicendo?

Sbuffa, come irritata:- Voi due siete cotti e ricotti, ma non vi decidete a muovervi! Devo pur intervenire a un certo punto. Ah, ha già ricambiato un qualche tuo bacio?

La guardo sbigottito:- Ma tu come...

Lei si mette a esultare prima che finisca la frase:- Allora la lezione su come si bacia è servita! Finalmente!

-La cosa??
Lei mi sorride furba e, salutandomi, se va saltellando verso la sua auto

Pov. Alexandra

È ormai ora di cena quando esco di lì.
Presi da mangiare strada facendo, informando anche mamma che mangiavo fuori.

Mi siedo sul bordo di pietra di una fontana, mentre finisco la lattina di Fanta.

La piazza è affollata di gente, ognuno preso nelle proprie faccende.
Dei bambini si schizzano dall'altra parte della colossale fontana, ridendo allegri.

Così come ero persa nei miei pensieri, non mi accorsi dell'ora, finché, con un debole ronzio, i lampioni si accesero.

Domani ho l'ultimo test, poi avrò finito.

Caroline è in ansia nonostante le varie ore passate a studiare e ripassare insieme. Sono convinta che ce la farà, di fatto si è impegnata molto.

- Ma guarda come sei sola soletta.
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti Nate, pieno di sé.
- Nate, ma che sorpresa - dico acida.
- Anche per me.
Si avvicina lentamente e resta in piedi davanti a me, mi alzo con il pretesto di buttare la lattina, ma vengo prontamente bloccata.

- Mi lasci andare?
- Perché dovrei? - chiede con voce bassa.
Lo guardo fredda:- Perché se no non potrai più utilizzare la mano con cui mi stai fermando.
- Sei sempre stata brava a minacciare, ma io ti conosco: tu non potresti farmi niente.

Si avvicina a me.
- Ti sbagli: tu non mi conosci.
- E il tuo "fidanzato" sì?
- Sicuramente molto più di te.
Sghignazza:- E questo da cosa lo deduci?

Strattono il mio braccio invano.
- Almeno ha saputo farmi innamorare di lui!
Gli tiro una ginocchiata tra le gambe, facendolo piegare dal dolore.

Quella fatidica panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora