Pov. Alexandra
Tory non poteva non parlare, chiaramente. Caleb era giunto proprio nel momento del bisogno, sentirmelo di fianco, sicuro di sé e controllato, mi aiutava a concentrarmi e a rimanere impassibile.
Caleb non rispose a Tory, ma si limitò a guardarmi e a chiedere:- Tuoi conoscenti?
Leggevo nei suoi occhi quella leggera ironia, con un pizzico di sfida e coraggio, il che mi fece capire che aveva capito benissimo chi erano.
- Caleb, lui è quello che mi ha dato metà del suo DNA, lei è la sua attuale figlia.
Lo sguardo di mio padre si indurì:- Sono suo padre e lei è tua sorella.
Dopo avergli ricambiato lo sguardo furioso con una piatto, ripetei:- Non ho un padre, mi sembra di avertelo già detto.
- Pensi di combinare qualcosa comportandomi in questo modo?
Capivo benissimo la sia ira, che si sarebbe sicuramente manifestata se non fosse stato per la presenza di Caleb.
- Ma papi, lasciamo stare, piuttosto, tu sei? - disse con voce sbarazzina rivolta a Caleb, mentre sbatteva ripetutamente le ciglia in attesa della sua risposa.
- Caleb - poi si rivolse a me e mi prese la mana. - Andiamo? Se non ci sbrighiamo ci perdiamo il film e sai che vorrei vederlo con te.
Sorrido a Caleb, ringraziandolo in silenzio, mentre annuisco:- Certo.
Sempre tendoci per mano, ci incamminammo, ma prima di allontanarci troppo, mi rivoltai, trovando mio padre ancora lì fermo, affiancato da una Tory al quanto sconvolta.
- La prossima volta evita anche solo di rivolgermi la parola, perché tu, per me, non esisti. Sappilo.
Ripresi il cammino, mentre Caleb intrecciava le dita con le mie.
Sentii Tory alle mie spalle, che chiedeva incredula:- Non ci credo, lei sta con quel figo? Perché mai dovrebbe sprecarsi così?
Irrigidì la schiena involontariamente, cosa che probabilmente Caleb percepì, perché dopo si era fermato e aveva appoggiato le labbra sulle mie per un bacio casto, per poi appoggiare la fronte contro la mia:- Ti amo, Alexandra.
Rimasi immobile, con gli occhi sgranati mentre lui sorrideva nel vedere la mia reazione, per poi riprendere a camminare, mentre io lo seguivo ancora stordita.
Mi sarei mai aspettata una dichiarazione del genere? Forse adesso sì, ma guardando la me stessa di un tempo no.
- Sbaglio o è ancora presto per l'ora stabilita?
Sussulto appena sentendolo, mentre mi riscuotevo dai miei pensieri:- Ho finito prima del dovuto e stavo facendo passare il tempo.
- Ah, ma quindi non ero l'unico che se andava in giro aspettando le dici...
Sollevo un sopracciglio:- Da quanto stai aspettando?
- Hm, un po'.
Prendiamo un gelato e ci dirigiamo verso un parco, dove mi siedo sotto un albero, mentre Caleb appoggiava la sua testa sulle mie gambe.
Era stupendo come sempre: i capelli castani un po' lunghi lasciati in balia del leggero vento, gli occhi che mi guardavano luminosi e sempre pieni di vita, le labbra leggermente arrossate, sicuramente per il gelato freddo che aveva appena finito.
Mi appoggio alla corteccia ruvida dell'albero, appoggiandovi la testa contro e godendomi i profumi dell'estate.
Guardai le nuvole, perdendomi nei contrasti che creavano contro il cielo estivo:- Dimenticavo...
STAI LEGGENDO
Quella fatidica panchina
RomanceQuando voleva allontanarsi dal caos della città, dalle persone superficiali e immergersi totalmente in sé stessa, bastava che si dirigesse verso il bosco lì vicino, immenso e vivo come nessuna persona poteva essere, silenziosa come solo la natura po...