Pov. Alexandra
Prendo il cellulare e comincio a percorrere il sentiero per raggiungere la mia panchina, ma un pensiero mi blocca: e se lui mi aspettasse lì?
Sarà bene non rischiare, aspetterò un po' così che si dimentichi di quel posto e di me, dopodiché potrò tornarci liberamente.
Sospiro all'idea di non poter più andare dalla mia panchina.
Ripercorro i miei passi, decidendo di fare un giro per la città.Le vie intrecciate dividono in vari blocchi questa zona prevalentemente residenziale, fino a quando non ci si avvicina di più al centro, dove cominciano ad esserci supermercati, negozi di vario tipo, piazze e campi per vari sport, soprattutto da calcio e basket.
Mi siedo sul prato verde, mentre mi godo gli ultimi timidi raggi del sole prima dell'arrivo dell'inverno.
Mi rilasso stendomi sull'erba, ma dei occhi castani invadono la mia mente.
Ha delle sfumature più chiare, di un colore simile a quello del grano...
Apro gli occhi di scatto.
NO.
Scuoto vigorosamente la testa, per scacciare quell'immagine dalla testa.
- Occhio che così la testa ti si stacca dal collo.
Sollevo lo sguardo e lo poso su una ragazza con i capelli bruni, con mesh rosse. Indossa una camicia bianca, con un paio di jeans blu e ai piedi delle ballerine nere.
Sbuffo:- Mi farebbe più che bene perdere la testa per un po'.
La ragazza mi raggiunge e si siede di fianco a me.
Ma... perché Caleb l'ha fatto?
Lei mi schiocca le dita davanti al mio viso.
Sussulto:- Cos... Ah, scusa, non ti stavo ascoltando.
Sorride:- Lo so, perché non mi chiamo Caleb, ma Caroline.
Mi voltodi scatto verso di lei:- E tu come fai a conoscere Caleb?
- L'hai appena nominato.
- Oh.
E adesso comincio anche a parlare senza accorgermene. Fanstastico.
- Posso avere il piacere di conoscere il tuo di nome?
- Giusto, scusami, io sono Alexandra.
Lei annuisce e guarda davanti a sé.
Dopo vari minuti di silenzio, si gira verso di me:- Ti andrebbe di venire a una festa, questa sera? Ci saranno tutti i ragazzi di questa città, una cosa da urlo.
Non è esattamente il tipo di cose che faccio, quindi se lo può anche scordare.
Apro la bocca per dirle la mia decisione, ma mi precede aggiungendo:- A quanto pare tu sei nuova e direi che ti farà comodo conoscere altre persone, quindi oggi pomeriggio ci vediamo qui alle sei, poi vieni a casa mia e ci prepariamo insieme e in fine andiamo a dirvertirci! Quindi portati dietro un vestito da sera, mentre riguardo al trucco ho tutto io.
Ma questa qui ha già deciso tutto. Chi le ha detto che vengo?
Lei si alza:- Bene, allora a più tardi.
- Cosa? Aspetta! Ma io non...
Però Caroline si era già allontanata canticchiando.
Sbuffo. Ora mi tocca andarci.Mancano dieci minuti all'ora prestabilita da Caroline, dato che ha deciso tutto da sola.
Mi siedo su una panchina, appoggio la busta con i miei vestiti di fianco a me.
Mamma aveva esultato come una pazza quando ho scoperto che uscivo finalmente per andare a una festa, perché almeno lì sapeva che incontro persone. Da lì ho capito che forse mamma ha dei dubbi riguardo ai miei "amici" e alla loro effettiva esistenza.
Il fatto che per la prima volta, a dire il vero seconda, ma a Caleb cerco di non pensarci... anche se l'ho appena fatto!, le ho dato un nome, ha aumentato la sua sicurezza sul fatto che vado effettivamente a una festa.Caroline arriva tutta sorridente, salutandomi che è ancora lontana chilometri:- Ciao Aleeeeex! Sapevo saresti venuta!
Chi le ha detto che mi può chiamare così?
Aspetto che si avvicina, per evitare di urlare e farmi sentire da tutti i presenti, cosa che lei non ha evitato.
- Sai, non è che abbia avuto molta scelta, sapevo che saresti venuta qui e avresti aspettato quindi ho pensato di venire, tanto non cambia molto - dico scrollando le spalle.
Sorride raggiante:- Allora andiamo!
Mi afferra una mano e comincia a correre dalla parte da cui è venuta, mentre io faccio in tempo ad afferrare la busta che avevo portato, prima di essere trascinata via.
Questa ragazza è un tornado...Arrivati dalla parte opposta del parco, vedo un'auto nera con qualcuno al posto di guida.
Mi fermo, fermado, di conseguenza, anche lei.
Lei si volta a guardarmi, poi guarda l'auto.
- Ah! Tranquilla! Non voglio mica rapirti!
Detto questo scoppia a ridere.
Sollevo un sopracciglio, mentre mi guardo intorno, vedendo però molte persone in circolazione, mi rilasso appena.
- Di fatto, Caroline, ci conosciamo appena e potresti anche essere una serial killer, che attira le vittime facendo la simpatica e avendo sempreil sorriso stampato in faccia... magari sorridi anche mentre li uccidi.
Incrocio le braccia al petto e reclino la testa di lato, mentre me la immagino uccidere gente.
Caroline aggrotta le sopracciglia prima di scoppiare a ridere.
- Oddio sei veramente divertente, ma dico, dove le tiri fuori certe cose?
Si appoggia con la schiena all'auto mentre continua a ridere.
Aspetto che le passi quel momento di risata pazzesca che sta avendo.
Dopo che si è ripresa, si asciuga le lacrime che aveva, poi bussa al finestrino del passeggero, che viene subito abbassato.
Con ancora il sorriso, si rivolge all'uomo sulla trentina al volante:- Erik, dille tu che non sono una serial killer!
- Signorina, se si tratta di cioccolato o vestiti, allora lo è.
Lei scoppia nuovamente a ridere per la serietà dell'uomo:- Basta! Oggi morirò dalle risate! Ma letteralmente, quindi basta, per favore!
L'uomo si limita a sorriderle, poi si rivolge a me:- Salve signorina, io sono Erik, l'autista della qui presente signorina Ceroline e le assicuro che non abbiamo intenzione di farle del male. Se la rassicura, può parlare con qualcuno di fidato durante il viaggio e dare anche la targa del veicolo, se lo crede necessario.
Ma cosa...? Non capisco se sono solo gentili o se hanno sul serio cattiva intenzioni...
Se è la prima opzione, lo sono veramente troppo...
Se è la seconda, sono proprio "bravi" a non far destare sospetti.
Faccio qualche passo indietro per vedere la targa e la scrivo sul cellulare, mandando un messaggio a mamma, aggiungendo una veloce descrizione dell'autista, dell'auto e di Caroline, poi le spiego la situazione e aggiungo di non preoccuparsi e che la informerò quando arriverò a destinazione.
- Fatto, possiamo andare.Dopo un viaggio sicuro, dove Caroline non è stata zitta un minuto, continuando a scherzare su ciò che ho pensato di lei, l'auto imbocca una strada alberata, giungendo poi davanti a un cancello enorme.
- Questo terreno è tutto parte della tua proprietà?
Lei annuisce.
Sono bene cinque minuti che abbiamo superato il cancello e l'autista sta andando anche veloce... quanto cavolo è grande la loro proprietà terriera?La prima cosa che notai fu il blu e l'azzurro.
Giriamo intorno a una piscina di dimensioni colossali, prima di giungere davanti alla villa.
L'ingresso può essere effettuato da due punti, essendoci due scalinate che portano all'interno. Nella facciata prevale il vetro, mentre luci gialle illuminano i vari interni in vista attraverso il vetro.
Scendo dall'auto senza staccare gli occhi dalla magnifica costruzione architettonica.
- Visto? Sei ancora viva e vegeta.
Mi dice Caroline, sorridendomi, mentre io non la guardo nemmeno.
- Caroline. Hai una casa stupenda.
Lei sorride:- Benvenuta in una semplice casa di disecendenti di nobili.Salve!
Dico solo un paio di cose veloci veloci:
1. Scusate il ritardo e gli errori che mi sfuggono <~<
2. Spero che la storia vi stia piacendo...
3. (So che avevo detto un paio, ma dettagli) Credo che non farò solo dei pov Alexandra e Caleb, quindi aspettatevi (non dico subito nel capitolo successivo, ma prima o poi sì) dei cambi di punti di vista u.uBuone vacanze estive a chi le ha e buona fortuna per chi invece ha gli esami!
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Quella fatidica panchina
RomanceQuando voleva allontanarsi dal caos della città, dalle persone superficiali e immergersi totalmente in sé stessa, bastava che si dirigesse verso il bosco lì vicino, immenso e vivo come nessuna persona poteva essere, silenziosa come solo la natura po...