Pov. Alexandra
Mi fermo un attimo ad ammirare quello che ho davanti: appena a qualche metro dalla panchina la salita si ferma bruscamente, continuando con una discesa molto ripida e disseminata di rocce e radici; se si perde lo sguardo oltre, si vedono solo boschi, che seguono i dislivelli del terreno che formano collinette avvolte in quell'aria così affascinante e nel contempo misteriosa. Mi siedo, avvolta dai suoni della natura e prendo un libro da leggere.
Non saranno passati nemmeno dieci minuti che ripongo il libro. Sento delle voci ai piedi del bosco. Non arriveranno mai fino a qua su. Commetto l'errore di rilassarmi, permettendo ai miei pensieri di prendere il sopravvento. Sento il peso di questo imminente cambiamento: dovrò lasciare questa parte della città che ho sempre percorso con sicurezza, sicura di ogni strada che prendevo.
Il problema è che dovrò affrontare di nuovo tutto quanto, tutta la faccenda della nova scuola, ma stavolta sarò l'unica nuova; i miei nuovi compagni non sapranno come sono e io dovrò scoprire come sono loro...
Non sento più le voci delle persone che c'erano prima. Bene. Il cellulare squilla e noto prima di tutto l'ora: è da più di un'ora che me ne sto qui a perdere tempo pensando a cose che seguiranno un corso già deciso.
- Ma'?
- Tesoro, torni a casa? Così parliamo un po'... Lo so che è un passo difficile, ma vorrei spiegarti bene tutto.
- Certo, stavo proprio per rientrare.
Raccolgo le mie cose e rifaccio il percorso a ritroso, preparandomi mentalmente a ciò che sto e dovrò affrontare.Arrivata davanti a casa, mi fermo per imprimere nella memoria anche i più piccoli dettagli di essa, in modo da poterla disegnare. È una villetta bianca con un giardino ben curato e colorato, ai lati del giardino troneggiano dei alberi che mi hanno sempre protetto dal sole nei giorni estivi.
Entro e vedo mamma intenta a tirar giù un libro riposto troppo in alto. Mi avvicino e lo prendo per lei, essendo appena più alta. Mi sorride e lo prende.
Ha i capelli legati in una coda e indossa una tuta grigia.
Ci stiamo proprio per trasferire...
Sospiro, pensando a non complicare le cose a mia madre e accettare positivamente questo combaimento:- Com'è la nuova casa?
Lei si avvia verso il divano e ci affonda, aspettando che mi avvicini anche io.
Prendo posto sulla poltrona e aspetto.
- È più grande di questa... Ha una vetrata che permette la visuale sul bosco, e-
- Bosco? - chiedo molto più interessata di prima.
Il solo pensiero che non dovrò rinunciare ai suoni rilassanti della natura, mi rende più tranquilla.
Lei sorride:- Sì, un bosco ed è lo stesso di quello qui vicino, visto che è bello grande, ma non so se lo conosci.
- Am... sì, ci sono passata vicino... - dico vaga.
- Bene, avremo la fortuna di aver la natura dietro casa anche lì. Ne hai parlato con qualche amica?
- Come? - chiedo leggermente confusa.
Troppe cose. Troppe.
- Sì, insomma, sei stata da qualche tua amica per così tanto tempo, no?
Ahem... ceerto.
- Ah, sì.
Lei annuisce.- Vuoi fare una festa d'addio? Così conoscerò finalmente qualche tua amica o amico.
- Non ce n'è bisogno, ma'.
- Sei sicura?
Sì perché ci sarebbero solo scoiattoli che rovineranno il tuo prezioso salotto.
Annuisco:- Quando ci trasferiamo?
- Ho già fatto tutto per quanto riguarda i documenti, quindi ora dobbiamo solo prendere le nostre cose e andare. Al lavoro devo fare ancora una settimana, quindi direi che questo è il tempo che ci possiamo concedere. Riguardo alla scuola, ho parlato con la preside e mi ha detto che trasferirà la tua iscrizione nella scuola che sceglierai là, però ora non dovrai più andarci. Potrai prenderti una pausa e preparare le tue cose per il trasloco.
Mi limito ad annuire, mentre il mio cervello macina al meglio le informazioni che gli arrivano.
Accidenti. Non potrò recuperare il disegno... Bah, quanti problemi, probabilmente l'avrà già buttato via.
- Bene allora posso prendere qualche scatolone e cominciare subito.Le uniche cose che ho messo via sono dei libri, un po' di vestiti e i miei disegni.
Accendo della musica e mi butto sul letto.
Che lo abbia fatto apposta a venire qui? Non capisco poi questa cavolata della damigella, dato che la sua fidanzata avrà tante sue simili intorno a lei, che le damigelle non mancheranno. Come gli è saltato in mente di chiamare la mamma e dirle una cosa del genere? Chissà come si sarà sentita quando ha scoperto che si sta risposando... Dice spesso che ormai quello stronzo non lo considera nemmeno, ma non ne sono sicura.
Sento il telefono di casa squillare e mamma che risponde.Solo verso sera vengo a sapere che erano quelli del trasloco e che tutto quanto era stato anticipato: abbiamo solo domani e dopodomani per preparare tutto e trasferirci.
- Ma questi coglioni non potevano avvisarci prima?
Mia madre mi lancia un'occhiataccia.
Faccio spallucce, non pentita di ciò che ho detto. Quando ci vuole, ci vuole.
Lei sospira, cercando di nascondere un sorriso.
- Dobbiamo organizzarci e darci da fare, Alex.
Annuisco:- Ci penso io.
Lei mi sorride. Sono sempre stata brava a organizzare eventi o lavori, mentre mamma preferisce evitare questo compito dato che spesso si dimentica qualcosa di importante.
Mentre lei si occupa della cena, io afferro un foglio e comincio ad organizzare bene i posti in cui mettere via la roba in modo ordinato e veloce. Potremmo partire con le cose che non ci servono quotidianamente e lasciare alla fine le cose che utilizzeremo nell'arco di questi giorni.Finita la tabella dei compiti, mamma annuncia la cena pronta. Insalata con tonno e cetrioli, bistecca e patate al forno è esattamente tutto ciò che volevo nel mio piatto.
Mentre mangio le dico ciò che dobbiamo fare:- Ma', a te tocca la cantina e il garage, mentre io penserò al capannone in giardino e alla soffitta. Dobbiamo cercare di finire entro questa sera, perché non abbiamo molto tempo. Domani penserai alla cucina, tenendo fuori solo il necessario per i vari pasti, io penserò al salotto, poi, mi occuperò delle due camere dei ospiti e tu al tuo studio, poi insieme finiremo con la biblioteca e cominceremo con la palestra. L'ultimo giorno, finiremo insieme con la palestra, poi penseremo alle nostre camere e ciò che resta. Vuoi cambiare qualche posto?
Lei sorride:- Se a te va bene prenderti la soffitta... per me va bene tutto. Ah, menomale che ci sei tu, mi stavo già preoccupando per tutte le stanze ancora non svuotate.Finiamo la cena velocemente, in modo da cominciare a fare gli scatoloni al più presto.
Come avrete letto, qui le cose di fanno leggermente movimentate, ma non dimenticatevi attorno a chi, o meglio che cosa, gira questa storia, mi raccomando u.u
Un grazie per i lettori e un scusate per gli errori... sfuggono sempre agli occhi dello scrittore $^$ ma questo ormai lo sapete.
Al prossimo capitolo!
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Quella fatidica panchina
RomanceQuando voleva allontanarsi dal caos della città, dalle persone superficiali e immergersi totalmente in sé stessa, bastava che si dirigesse verso il bosco lì vicino, immenso e vivo come nessuna persona poteva essere, silenziosa come solo la natura po...