Mi rendo conto che non posso usare sempre le mie amiche come pretesto per uscire con Alessandro. Ma, per ora, è l'unica soluzione che ho.
Gli invio un messaggio in cui gli chiedo di vederci stasera ,alle 21.00, sperando che non sia al lavoro. "Vediamoci alla casa" è la risposta che ricevo in meno di cinque minuti.
Afferro le chiavi dell'auto. "Mamma, vado da Michela. Dobbiamo finire di organizzare la serata di domani".dico quando sono già fuori dalla porta. "Va bene, ma fai attenzione!".
La mamma si preoccupa perché è da poche settimane che ho la patente.
"Certo mamma. Tranquilla!". Esco e salgo in macchina.
Parcheggio alla stazione degli autobus. Non ricordo esattamente la strada e non so arrivarci direttamente in macchina. Ma mi ricordo benissimo la strada fatta a piedi e il muretto scavalcato. Mi arrampico sul muretto guardandomi le spalle per assicurarmi che nessuno mi veda. Arrivo dall'altra parte e corro verso l'ingresso. Do un'occhiata al giardino: devo dire che, al buio, è quasi inquietante.
Arrivo davanti alla porta.Ci sono una candela accesa e un biglietto con scritto: "Segui le candele". Alzo lo sguardo e vedo una fila di candele lungo il portico.il cuore, non ne vuole sapere di smetterla di martellare nel petto. Seguendole, arrivo davanti ad una porta sul retro. Un altro biglietto dice: "Entra". Entro mi trovo di fronte un lungo corridoio. Non ci sono altre uscite, se non quella che vedo in lontananza, perciò non ci sono altre indicazioni. Proseguo dritta. Ora ho capito dove mi trovo: questo corridoio porta alla dependance. Ma, invece di fare il giro dall'esterno, ho fatto quello dall'interno.
Finalmente vedo Alessandro. Mi sta aspettando in piedi, appoggiato alla porta e vestito molto elegante. Tutto il contrario di me, che ho indossato la prima cosa che ho trovato. "Ehi, avevi paura che non ti trovassi?" dico raggiungendolo. "Sì, volevo assicurarmi che mi trovassi. Allora?" risponde. "Questa è tua. Te la restituisco prima che a casa si scateni un putiferio!" gli porgo la giacca. "Una giacca può scatenare la terza guerra mondiale?" ride. "A casa mia sì!".
Guardandomi intorno, mi rendo conto che probabilmente ha frainteso il motivo dell'appuntamento, visto che ha preparato un tavolo per due per una cena al lume di candela. "Cos'è quello?" dico, indicando il tavolo. "Quello? Niente...penso che tu abbia fame!" risponde facendo cenno di accomodarmi.. "Mi conosci allora!". Mi fa sedere. Effettivamente ho fame. Non ho mangiato molto oggi. Sparisce per un momento in cucina e torna con un vassoio di lasagne. Mangiamo a lume di candela, ridendo e scherzando. Come mi sento in questo momento? Sicuramente, sono la ragazza più felice del mondo!
"Ma perché tutto questo?" chiedo una volta finito di cenare. "Marta, io ti amo. Quante volte te lo devo dire?" rimane serio. "Alessandro!" riesco a dire guardandolo negli occhi. "Non mi piace quando mi chiami per nome. Sembra che tu ce l'abbia con me!".
"No. Sto solo cercando di ragionare. Ma perché con Michael non riesco a sentire niente di tutto ciò?" ragiono a voce alta senza rendermene conto. "Perché dobbiamo sempre finire a parlare di lui? Accidenti! Non possiamo farne a meno e concentrarci solo su di noi, per una volta?" si alza scocciato. Sorrido.
"Hai ragione lupacchiotto!". Mi alzo anche io e mi avvicino a lui mordendogli il labbro. Non resta indifferente "Cos'è? È forse un invito?". "Un invito a che?" lo guardo. "A questo!".
Mi prende per i fianchi e mi bacia. Dio mio, quanto lo amo! Mi spinge verso un divano enorme, poco distante. "Marta, sai che succede ora, vero?" si ferma. "Sì, lo so. E sono pronta!"
Lo adoro quando si mette la cravatta. Gliela slaccio. "Questa va tolta!" la butto dall'altra parte della stanza.. La sua camicia bianca e aderente fa intravedere il suo fisico.
Con le mani accarezzo il suo petto. Lui fa lo stesso con me. Si ferma per un attimo e si toglie la camicia. Rimaniamo nudi ed intrecciamo i nostri corpi. Il suo petto caldo sul mio. La sua collana d'oro fredda tocca il mio petto. Mi fa venire la pelle d'oca.
Sento i suoi battiti, il suo respiro, mentre congiungiamo i nostri corpi in una cosa sola. Non servono parole. I nostri occhi parlano per noi.
Finalmente quelle scosse che avvertivo si annullano contro le sue. Le sue dita incrociano le mie. le nostre intimità fremono al solo contatto attraverso quel sottile strato di stoffa che le separa. Molto lentamente, anulliamo del tutto ciò che ci separa. Pelle contro pelle. Anima contro anima. Lui dentro di me, colmando una voragine che mi ricopriva l'anima.Mi sono donata a lui in tutto e per tutto. Ora sono completamente sua.
Il calore del suo corpo mi fa addormentare. Non pensavo che sarebbe successo stasera, con lui. Ma è quello che voglio adesso.
Mi sveglio di soprassalto e guardo il telefono: le 23.50. Porca miseria! Devo tornare a casa!
Faccio piano per non svegliare Alessandro, che dorme tranquillamente. Mi rivesto e sto per andare, quando sento una mano che mi afferra la borsa.
"Ehi, te ne vai?" sussurra. "Sono in ritardo pazzesco! Devo andare assolutamente, altrimenti mia mamma mi uccide!" mi sistemo al suo fianco affondando il mento sulla sua spalla. "Dille che passi la notte da una tua amica...per favore" sussurra. "Provo, ma non ti garantisco niente!" dico alzandomi e prendendo il cellulare.
Provo a chiamare mia mamma, sperando che non si arrabbi e non mi copra di parole. "Pronto? Mamma?". "Marta, come sta andando?". "Tutto bene. Ti volevo chiedere se posso dormire da Michela, senza mettermi in macchina a quest'ora, visto che sono molto stanca". "Certo, Marta. Ci mancherebbe! Mi raccomando: fate le brave". "Certo! Grazie!".
Riattacco e mi metto a gridare di gioia! "Evvai! Sapevo che, dicendole che sono stanca, mi avrebbe dato il permesso!" dico saltellando. Alessandro si alza coprendosi con la coperta, ma rimanendo comunque svestito. Mi raggiunge sul bancone della cucina. "Certo che se io avessi una figlia che me le racconta così..." gioca con la sua collana, arrotolandola ripetutamente sulle dita.
"Che faresti?" lo provoco. "Vieni qui che te lo dico...". Mi afferra e mi morde il labbro. "Di certo non questo!" dico, ridendo.
Mi sembra di vivere un sogno. Mi infilo di nuovo sotto la coperta, con lui. "Non sarebbe meglio andare a letto?" dico. "Hai ragione. Ma si sta bene qui" mi guarda soddisfatto.
Ha ragione: il caminetto è acceso e ci siamo solo noi due e una coperta. Cosa volere di più? Appoggio la testa sul suo petto, così caldo e morbido, mentre lui mi accarezza i capelli. Ho sempre odiato che qualcuno mi toccasse i capelli, ma lui è l'eccezione.
Sento il suo battito. Lo prendo per mano, intrecciando nuovamente le mie dita con le sue.
Non porta più la fede.
STAI LEGGENDO
ASPETTAMI
Romance[Completa] Alessandro,"ragazzo" alla soglia delle ormai 45 primavere, non credeva che dopo il fallimento del matrimonio, potesse sentire ancora il cuore battere in quel modo. Come nel modo in cui batte quando ci si innamora. Non di nuovo. Colei ch...