Capitolo 38

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Penultimo giorno di scuola.

Sono nervosa. Avrei bisogno di un periodo di relax, ma non posso permettermelo, dato che tra una settimana iniziano gli esami.

Indosso una t-shirt e un paio di jeans, anche se odio quando si appiccicano al sedere con il caldo, e mi precipito alla fermata. Guardandomi attorno mi rendo conto di essere sola.

"Che bello" penso.

L'autobus arriva in perfetto orario. Salgo senza far caso a nessuno; "Ciao, Marta!", sento dire. Alzo lo sguardo. "Ciao, Massimo!" rispondo al saluto.

Raggiungo Paola. "Buongiorno, Paola!" dico, abbracciandola. Mi guarda sorridendo senza dire nulla. "Com'è andata allora?" mi chiede. "Molto bene, se consideriamo la conclusione". Alla sua faccia perplessa si aggiunge un "mmm" .

Le dico dello strano "scambio" tra padre e figlio .

"Marta, non so proprio cosa dire" risponde abbastanza perplessa. "Fammi capire: Michael gli chiede dei soldi perchè lui e sua madre sono in difficoltà?".  "Sì" rispondo, guardando fuori dal finestrino. Quelle parole mi feriscono come una lama mi trafigge il petto. "Non ci voglio pensare, Paola. Ora non voglio pensare a tutto questo come ad un ostacolo. Non che non mi faccia male, però".

Paola cambia espressione "Ma dimmi: come mai hai passato la serata?". Scoppio a ridere. "Vuoi proprio saperlo?". Alzo le mani. "Sei sempre la solita" mi dice, mentre scendiamo.

Tutto questo mi ha fatto completamente dimenticare di essere a scuola. Io non rinuncio ad Alessandro. Forse non è una relazione molto comune, ma non facciamo nulla di sbagliato. È successo e basta. Nessuno l'ha cercata. Nessuno l'ha forzata.

La professoressa di economia aziendale ripete per l'ennesima volta il programma svolto durante l'anno. Mi guardo attorno e noto che non sono l'unica a non prestarle attenzione. Sorrido. Anche Michela mi sorride e mi passa un bigliettino. "Allora? Questa storia di scambi?". A quanto pare Paola l'ha informata.

Guardo l'orologio: segna le 13.10. Sbuffo pensando che la lezione sarebbe durata altri quindici minuti. Odio il martedì. Per fortuna è l'ultimo che passerò a scuola. La campanella suona e, finalmente, usciamo. Oggi fa un caldo terribile. Sono tutta sudata. Ci dirigiamo verso il solito monumento, consapevoli che domani lo faremo per l'ultima volta.

Non vedo l'ora di arrivare a casa, pranzare e darmi all'ozio. Saluto Paola mentre scendo dall'autobus.

Michael non si è più fatto vedere. Non credo sappia che sono al corrente della sua situazione. Ma per il momento, se devo essere sincera, non sento il bisogno di contattarlo. Credo che stare lontani faccia bene ad entrambi.

Cammino in fretta sotto il sole cocente di inizio giugno quando mi vibra il cellulare, interrompendo la musica che stavo ascoltando. Guardo lo schermo e un sorriso mi spunta sulle labbra.

"Hei! Ti stavo proprio pensando!". Attraverso la strada. "Peccato non possa essere lì. Mi sarebbe piaciuto vederti sorridere!" dice sussurrando. "Sto andando a casa. Ancora non ci credo: domani sarà l'ultimo giorno di scuola. Finisce tutto!".

Un velo di malinconia scende sul mio viso. "Lo so, Marta. Mancheranno anche a me i bei momenti passati con te e la tua voce solare che spicca tra tutte le altre. Mi dovrò abituare a non vederti più seduta a quel posto. Comunque, ho una voglia matta di vederti. Sei libera oggi?" chiede con entusiasmo.

La risposta è immediata. Ovviamente non avevo nulla da fare. Non mi metto di certo oggi a studiare per gli esami. Arrivo a casa, butto la cartella in un angolo e mi precipito sulla pizza fumante che c'è in tavola. Mentre mangio avviso le ragazze che non sarei stata rintracciabile per l'intero pomeriggio, specificando naturalmente che sarò in compagnia di Alessandro.

Avviso mia madre, spiegandole di come il rapporto con Alessandro si sia evoluto e di come pare sia una cosa seria. Nessuna reazione strana.

Salgo in camera per cambiarmi maglietta e togliermi finalmente di dosso questi abiti inzuppati di sudore. Apro l'armadio e mi infilo la t-shirt dell'Hard Rock di Venezia. L'odore di pulito mi fa sentire bene, ma non vedo l'ora che si riempia anche del suo profumo.

Guardo l'orologio e scappo, addentando l'ultima fetta di pizza rimasta. L'auto è un forno: segna 35° C.

Metto in moto e mi precipito da Alessandro.

Scendo dall'auto e me lo trovo davanti. "Ciao" dico, con il cuore che batte all'impazzata. "Per caso vuoi farmi morire? Non è normale sbucare fuori così!" gli faccio notare. Si scusa e mi accompagna all'entrata. "Allora? Che c'è in programma per oggi? Giro in elicottero? Tuffo in piscina?" chiedo, curiosa di sapere che avremmo fatto.

Sorride "No, niente di tutto questo. Aspetta.". Si avvicina, mi bacia e continua "Beh, magari un tuffo in piscina possiamo anche farlo, con questo caldo". Solo ora noto che è a torso nudo. I miei occhi cadono sul suo petto. "Hei, che stai guardando?" chiede, sollevandomi il mento con un dito. Farfuglio qualche parola "Emm...niente". Quel magnifico petto mi fa provare il desiderio di lui. Incrocio i suoi occhi, e di nuovo quella sensazione di fastidio assieme al desiderio che porta con se. Il suo sguardo su di me, così fastidioso, ma così essenziale.

Trascorriamo l'intera giornata all'aperto, tra tuffi in piscina e lunghe chiacchierate seduti sulle sdraio. Il sole sta tramontando. Dopo essermi rivestita, prendo in mano il cellulare per controllare eventuali messaggi o chiamate. Un messaggio di Paola dice che mi aspetta per una telefonata. Sorrido e metto via il telefono.

Alessandro mi raggiunge cingendomi in un caloroso abbraccio. "Che dicono le tue amiche?" mi chiede, sorridendo. Non rispondo e affondo il naso nel suo collo. Rimango da lui per cena, dopo avere avvisato i miei genitori.

"Allora? Che vuoi per cena?" mi chiede, sparendo in cucina. Rifletto per qualche secondo. Poi lo raggiungo e rispondo: "Stupiscimi, chef!". Alla fine, mi allontano di nuovo.

ASPETTAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora