Capitolo 40

271 10 0
                                    

Dopo essersi tolto con nonchalance la maglia fradicia di sudore, spalanca le porte dell'autobus facendoci scendere. "Marta, hai vinto una lezione di guida!" mi dice, porgendomi le chiavi del mezzo.

"Stai scherzando, vero?" rispondo scoppiando a ridere. Scuote la testa facendomi capire che non sta scherzando, anche se il suo sorriso non cambia. Mi avvicino e gli sfilo le chiavi dalla mano. "Fantastico!". Paola e Michela restano di sasso, in un misto tra stupore e divertimento.

"Noi vi aspettiamo qui. Non uccidetevi!" ci avverte Michela. "Dove pensate di andare, voi? Venite con me! Subito!" dico, trascinandole all'interno dell'autobus. L'aria è rovente e non vedo l'ora di togliermi questa maglietta, divenuta una spugna zuppa di sudore.

Alessandro assiste divertito alla scena, raggiungendomi una volta seduta sul posto di guida. "Come mai tutto questo, Ale?" chiede Paola, mentre inforca gli occhiali da sole.

"È una promessa che le ho fatto un po' di tempo fa"

Avendo già la patente non ci trovo nulla di difficile, se non per le dimensioni del mezzo e per le marce.

Faccio alcuni giri per il cortile e la stradina, migliorando sempre di più. "Molto bene! Direi che sei bravissima!" esclama compiaciuto quando mi fermo e spengo il motore. "Brava, Marta!" mi sento dire da Paola e Michela. È stato emozionante. Non avevo mai guidate un mezzo così grande. "Grazie davvero!" gli dico baciandolo. Tutto ciò, a causa di una scommessa che io e Alessandro avevamo fatto qualche mese fa.

"Se mai torneremo insieme, mi farai guidare l'autobus" gli dissi quel giorno. E così è stato.

"Io sto morendo di fame!" esclama Alessandro, mentre ci fa accomodare all'interno. Sorrido mentre scorgo Michela e Paola guardarsi attorno, estasiate dalla grandezza della casa.

Io ormai ci ho fatto l'abitudine. Pranziamo con una bella porzione di lasagne. "Grazie, Alessandro". "Ma di che, Paola? Ve la devo una giornata come questa, dopo tutto quello che avete fatto per me e Marta!". Sparecchia la tavola e carica la lavastoviglie.

Mentre Alessandro è impegnato a sistemare le cose in cucina, noi ragazze ci godiamo un po' di relax sul divano.

"Ha veramente una bella casa!" commenta Michela. "Certo. E non avete ancora visto il resto. La piscina, il piano superiore e il giardino" dico, strizzando loro l'occhio. "Ale, porto le ragazze a fare un giro della casa" dico dall'altra stanza.

"Certo. Fate pure!" mi sento rispondere. "Andiamo". Faccio strada, conducendole alla piscina interna. "Wow!". Il grido di stupore di Paola riecheggia nella stanza. "Ora capisco perché è diventata il vostro nido d'amore!". Michela mi dà un colpetto sulla spalla.

Metto le mani dietro la nuca, leggermente in imbarazzo. Prima di lasciare la stanza, lancio uno sguardo verso quei mosaici dorati e azzurri che brillano ai raggi del sole. Saliamo la maestosa scalinata, fino ad arrivare alla camera da letto di Alessandro. Mi butto sul letto sprofondando il viso sul cuscino che conserva ancora il suo profumo.

"Certo che sei proprio cotta, Marta!". Non rispondo. Il cuscino che stringevo fino a due secondi fa finisce addosso a Paola. "Che succede qui?". La voce di Alessandro si insinua tra le nostre risate. Arriva sulla soglia della porta e rimane li fermo ad osservarci. "Che fai li impalato?" gli chiedo. Sorride senza rispondere.

Non vedendo alcuna reazione da parte sua lo raggiungo, lo prendo per mano e lo spingo sul letto. "Allora? Che ci fai qui?" chiedo di nuovo, mettendomi a cavalcioni su di lui e protendendomi fino a sfiorargli le labbra.

"OK, vi lasciamo soli!". Paola e Michela escono dalla stanza, lasciandoci soli. Ci baciamo con passione. Riesco a fermarmi prima che il nostro desiderio si faccia più ardente di quello che è già. "Andiamo Ale. Le ragazze ci aspettano per il giro in giardino" dico, ridendo sulle sue labbra.

"Ragazze?". Scendiamo dalle scale di corsa. "Siamo qui, Marta!". La voce di Michela proviene dalla cucina. "Dai, andiamo in giardino!".

Le conduco alla porta scorrevole che dà proprio sulla piscina. "Ve l'avevo detto che ce n'era una esterna, ma ora non fermiamoci qui. Potremo tornarci dopo". Continuiamo a camminare, fino ad arrivare al labirinto di siepi e poi alla fontana al centro. Quell'angelo che sorregge la ragazza mi fa ancora rabbrividire. "Piuttosto inquietante, ma bellissimo" dicono le ragazze.

Alessandro mi prende per mano e sorride. Dopo un pomeriggio in piscina, siamo tutti esausti. Alessandro riaccompagna a casa Paola e Michela. "Vado a casa anche io" dico, mentre saliamo sulla sua BMW. Rimane in silenzio. "Non dici nulla?" gli dico, sorpresa. Michela e Paola si guardano, poi guardano me attraverso lo specchietto.

"No, non dico nulla. So che devi studiare in questi giorni, e di certo non sarò io a distrarti. Questi esami sono importanti per il tuo futuro e devi superarli al meglio. Anche se so che te la caverai benissimo, perché sei sempre stata una bravissima studentessa".

Resto letteralmente a bocca aperta per le sue parole ed i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. "Ehi! Ti ho fatto piangere?". Mi avvicino a lui e prendo il suo viso tra le mani, dandogli un bacio sulle labbra. "Grazie" gli sussurro, tornando a sedermi composta.

Sotto le lenzuola, ripenso alla bella giornata con un sorriso, prima di cadere in un sonno profondo.

Sopra il comodino, il mio telefono vibra. Allungo malvolentieri il braccio e rispondo. "Marta...Puoi venire subito fuori?". La voce spezzata di Alessandro mi fa scattare in piedi. "Ale! Che caz...". Guardo l'ora, allontanando momentaneamente il cellulare dall'orecchio: le tre meno dieci. "Che succede?".

"è successo un casino!"

Il mio cuore inizia a battere talmente veloce che sembra voler uscire dal petto. "Stai calmo, Alessandro. Che cosa è successo?".

"Esci" mi sento dire prima che riattacchi. Corro giù per le scale ed esco in giardino con il cuore in gola. In questo momento il mio cervello pensa a mille cose, chiaramente tutte negative.

Avrà ucciso qualcuno? Si è fatto male apposta? "Eccoti" dice, mentre lo raggiungo scalza nel mio giardino.

"Alessandro! Ma ti pare l'ora? Fra sei ore dovrò essere a scuola a sostenere la prima prova dell'esame di maturità!". Lo guardo e vedo che non sorride.

Senza dirmi nulla mi prende per un braccio, mi conduce nell'angolo in cui crescono le rose e mi bacia.

"Non credo che tu mi abbia chiamato nel cuore della notte solo per baciarmi...". "In effetti, no". Scoppia in lacrime.

ASPETTAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora