Capitolo 7

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Inizia novembre. Michael non si è mai fatto vivo e ciò inizia a preoccuparmi seriamente.

Anche Alessandro sembra sparito, ma questo non mi preoccupa più di tanto: è normale che passi un mese prima che lo stesso autista lavori sulla stessa linea. Nemmeno Massimo ho più visto, dopo quel giorno.

Sembrano svaniti tutti. Per fortuna, le mie amiche sono sempre con me.

Guardo il cellulare sopra il comodino: le 9.30. "Per fortuna è domenica", penso. Nemmeno il tempo di pensarlo e ricevo un messaggio da Michael. "Dobbiamo vederci il più presto possibile". Non so nemmeno cosa rispondere. Non so se ho la forza per affrontarlo. Metto giù il telefono e mi infilo di nuovo sotto le coperte. Chi ha voglia di alzarsi?

Suona il campanello. "Chi diavolo è che rompe la domenica mattina, alle nove e mezza?" dico, alzandomi dal letto e precipitandomi giù in pigiama e con una chioma impresentabile.

Prima di scendere, guardo il videocitofono per sapere chi è. Non ci credo! È Alessandro! Oh, mamma!

Come fa a sapere dove abito? E che cosa ci fa qui, di domenica mattina? Sto per svenire! Le gambe mi tremano.

Rispondo al citofono con voce tremolante: "Ora scendo!" faccio le scale di fretta rimuginando nella testa tutte le risposte possibili alla domanda che ci fa qui . "Ciao...scusa per l'aspetto impresentabile...vieni!" gli dico arrivando sul cancello di casa. "Ciao, Marta. Scusa se mi presento così all'improvviso". Dice mentre attraversiamo il giardino. Rimango in silenzio. Lo faccio entrare in casa, approfittando del fatto che non c'è nessuno.

"Che ci fai qui?" dico, schietta. Sospira "son venuto a salutarti. Me ne vado per un pò!". Rimango in silenzio per alcuni minuti. Come può andarsene Ora che ho bisogno di lui?  "Capisco . Se potessi, me ne andrei anch'io!". "Come mai?" mi guarda incredulo. "Beh, dopo quel giorno, Michael ha capito qualcosa. Sa che i sentimenti che ci sono tra noi sono più di quel che diciamo. Quindi abbiamo litigato e non l'ho più sentito, fino a stamattina. Mi ha scritto che ci dobbiamo vedere il più presto possibile". Gli mostro il messaggio per fargli capire che non sto mentendo. "Tutto a causa mia?" alza lo sguardo. È agitato e nervoso. Non l'ho mai visto così. Forse qualcosa sta cambiando.

"Sono tuo amico e basta, anche se provo molto di più per te". Rimango impietrita "Te ne sei accorto troppo tardi" gli urlo contro. "Anche se me ne fossi accorto prima, Marta, non cambiava nulla. Non potremo mai stare insieme. È troppo difficile e sbagliato!". "Hai ragione. Dobbiamo finirla qui."

 Quasi lo spingo fuori di casa. Fa male, ma è ora di smetterla.

Rientro in casa. Forse ora starò male per un po'. Ma peggio di così non può andare. Sono confusa: chi amo veramente? Il problema non è tanto chi amo veramente, ma con chi posso avere un futuro. Sono adulta, ormai. Ma ho ancora tanto da imparare. Per fortuna, oggi è domenica e non ho niente da fare. Se non annegare nei miei problemi. Decido di chiamare le ragazze, per sentire se hanno voglia di fare un giro in bicicletta.

Almeno così avrei l'opportunità di sfogarmi un po' con loro. "Ehi, ragazze! Che fate oggi?" saluto in videochiamata su skype. La risposta di Paola è immediata "Io sono libera, Marta. Non sto facendo nulla da stamattina. Credo che un po' d'aria ci farà bene!". "Tu, Michela?" chiedo rivolgendomi a lei. "Un attimo che chiedo. In teoria, anche io dovrei essere libera. Riccardo l'ho visto ieri. Oggi ho la giornata per me. Anzi, per voi!". Batto le mani in segno accordo "Fatta, allora?". "Ma fatta cosa?" risponde Paola. "Ahah! Marta! Tu e le tue scemate!" Michela ride a crepapelle.

"Ci vediamo tra mezz'ora al solito posto. Va bene?". "Perfetto" chiudo il pc. Prendo la bicicletta e mi precipito al nostro punto d'incontro, in piazza, davanti alla fontana dedicata ai caduti in guerra. Michela è già lì, mentre Paola la vedo arrivare da lontano. "Ehi, Marta. Ti vedo un po' giù di corda. Che è successo?" Paola nota il mio umore.

"Niente. Assolutamente niente" dico, scoppiando in lacrime davanti a loro. "Vedi che c'è qualcosa?" Michela mi abbraccia. "Se ve lo dicessi, non ci credereste nemmeno!" dico tra i singhiozzi. "Stamattina ho avuto una visita improvvisa di Alessandro..." inizio a raccontare. "Ecco, già questo non mi piace!". "Stai zitta, Michela! Lasciala continuare!"

Paola si azzarda a dire qualcosa "Non è normale che si presenti a casa tua di domenica mattina!".  Continuo "Mi ha detto che se ne va per un po'. Va a New York, con sua moglie". "Come, se ne va?" Michela sobbalza.

Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti. Paola sospira."Sai che noi non possiamo dirti quello che devi fare. Tuttavia, ti supporteremo qualsiasi cosa tu faccia! Vuoi riprovarci con Michael? Noi ti aiuteremo. Vuoi stare con Alessandro? Noi ti aiuteremo". "Certo che, così, non mi siete molto d'aiuto!" rispondo scocciata.

Scoppiamo a ridere tutte e tre. "Mi sembra di aver capito che, quando baci Alessandro, non provi le stesse cose che provi con Michael...". Mi alzo di scatto "Beh, è anche logico. Sono due persone diverse". "Per le quali provi sentimenti diversi" puntualizza Paola. "Sì...". Mi alzo e mi sistemo i capelli. "Va bene, ragazze. Ora vado da Michael".

Ho chiesto a Michael se possiamo vederci fra un paio di minuti. Ho un nodo in gola ma gli devo parlare il prima possibile. Salgo sulla bicicletta e metto le cuffie, sperando che i pensieri che mi affollano la testa siano presto sopraffatti dalla musica.

Alessandro se ne va per un periodo: forse, non vederlo è proprio quello che mi serve.

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