Guardo il cellulare. Nessun messaggio e nessuna chiamata. "Marta, smettila di guardarlo insistentemente. Così non farai di sicuro arrivare un suo messaggio o una sua chiamata".
Paola ha ragione.
Devo smetterla di pensare ad Alessandro.
Ma come faccio? Mi manca terribilmente. Mi mancano le sue carezze, i suoi baci e il suo sguardo.
"Non devi pensare a lui, per quanto sia difficile, Marta". Michela appoggia la mano sulla mia spalla. "Dai, è passato un mese! Basta!". Paola cerca di tirarmi su il morale, senza successo. Rimango in silenzio per un po'.
Batto improvvisamente i pugni sulla mia scrivania, facendo sobbalzare Paola e Michela, e mi alzo. "Ora basta! Sono stanca di stare qui a piangermi addosso!". Michela e Paola accennano un sorriso. "Stasera si esce!" grido, dirigendomi verso l'armadio.
"Così si fa, Marta! Brava!". Ci prepariamo per uscire, vestendoci e truccandoci, anche se non sono una ragazza a cui piace molto truccarsi. Metto giusto un po' di ombretto, proprio come fa anche Paola. Quella a cui piace truccarsi è Michela. Lei è sempre la più bella e la più tirata del gruppo. Porta sempre dei vestiti che le stanno benissimo e che mettono i risalto le sue gambe slanciate. Avviso i miei che usciamo e che faremo sicuramente tardi, dato che è sabato.
"Ragazze, dove andiamo di bello?" chiedo, mentre saliamo in macchina. "Io avrei in mente un posto" dice Michela. "Sentiamo". "Andiamo in quel locale dove siamo state per la festa di Davide?". Rifletto un attimo. "Quello carino, dove ci sono i divanetti per sedersi e dove si ascolta musica piacevolmente?". "Esatto! Proprio quello! Visto che a te le discoteche non piacciono...". Annuisco. A me le discoteche non piacciono. Il volume della musica è troppo alto e, per parlare, bisogna gridare nelle orecchie delle persone. Preferisco posti più tranquilli. Poi, a dirla tutta, non so nemmeno ballare. Sono un pezzo di legno.
Arriviamo al locale. Luci soffuse e musica non troppo alta. Prendiamo posto sull'unico divanetto libero rimasto. È affollato, ma dà comunque un senso di tranquillità. Ordiniamo da bere. Io prendo qualcosa di analcolico, dato che devo guidare. "Marta, guarda chi arriva". Michela indica con lo sguardo il cameriere che sta arrivando con le nostre bibite. "Che c'è?" le chiedo. "Non è un bel ragazzo?". Paola ride. Annuisco e sbuffo. "Sì, Michela. Ma lo sai che tanto non mi considererà nemmeno. Con tutte quelle belle ragazze che gli girano intorno, vuoi che guardi proprio me?". Alza le mani in segno di resa. "Cercavo solo di distrarti un po'!". "Grazie dell'interessamento" dico, sorseggiando la mia Coca Cola. Dovrei pensare ad altro, ma non ci riesco. Rido, scherzo, ci raccontiamo di tutto. Ma il mio cuore grida in silenzio. Il dolore che provo è inimmaginabile.
Alessandro
È passato un mese dall'incidente. Ma sento ancora tutto scorrere veloce nella mia testa. Il litigio con Michael, la mia rabbia, il guardrail, poi il vuoto. Non ho nemmeno il coraggio di scriverle, dopo che l'ho mandata via in quel modo. Mi devo rassegnare. È finita e basta. Anche se la amo. Io la amo.
Ma devo lasciarla andare. Con Michael starà meglio. Lui può darle un futuro. Io no. Con me soffrirebbe soltanto. E, quando io sarò troppo vecchio, lei cercherà comunque qualcuno di più giovane. Accendo il PC e mi siedo alla scrivania, mentre sorseggio una coca cola.
Non posso tornare al lavoro prima di altre due settimane, perciò mi dedico ad altro. Ad esempio, alla lettura. Adoro i romanzi. Le storie d'amore mi fanno riflettere, soprattutto quelle complicate. Cerco di immaginarmi il protagonista e le sue vicende.
Fisso lo schermo, che illumina la stanza, creando giochi di luci e ombre e trasformandola in un luogo spettrale. Mi alzo di scatto e stringo i pugni. "Ora basta! Marta, vengo a riprenderti! Ti amo!" urlo ad alta voce. Esco, ma non prendo l'auto. Decido di andare a piedi. Penso che un po' d'aria non mi farà male. Resto vestito così come sono: camicia, pantaloni, giacca e cravatta. Non ci posso fare nulla: vestito così mi sento a mio agio. Adoro uscire all'imbrunire. Guardare il sole che se ne va dietro alle nuvole. Vedere il cielo che si tinge di mille sfumature di rosso, per diventare alla fine blu intenso. Ho quarantadue anni, ma osservo ancore queste cose. Mi siedo su una panca, nel parco a due passi da casa mia, ad osservare le stelle.
Ogni cosa mi fa pensare a lei e mi chiedo come sia possibile che me ne sia innamorato. Ero sposato, ma le cose non funzionavano, anche se l'ho amata davvero un tempo. Marta ha sconvolto la mia vita. Mi ha fatto rivivere e scoprire che ci sono molti modi per amare. Non si è mai troppo grandi e maturi per fare certe cose. Lei mi ha fatto riscoprire dei lati di me che avevo sepolto da molto tempo.
Assorto dai miei pensieri, non mi accorgo che si è fatto tardi. Decido di rientrare.
Alcune voci provenienti dal parco attirano la mia attenzione. Sono voci femminili. Tendo l'orecchio. È la sua voce.
Immediatamente, inizio ad agitarmi. Che ci fa qui? Non è sola. È con le sue amiche, da quel che posso intuire. Resto ad ascoltare le loro voci ancora un po', e sento che se ne aggiunge un'altra: quella di Michael. Non voglio farmi vedere, perciò rimango nascosto dietro un albero. Le osservo per qualche istante. Michael la bacia con avidità, contro il suo volere. Ho osservato abbastanza.
Marta
Usciamo dal locale e andiamo a farci un giro. Qui vicino c'è un parco dove si può stare tranquilli. Michela è preoccupata per me. Ci sediamo su una panchina e noto che qualcuno ci ha raggiunte. È Michael. "Ragazze, avevo detto niente ragazzi stasera!" esclamo sgridando Paola e lanciando un'occhiata fulminea anche a Michela.
Non voglio vederlo. Non dopo quello che è successo stamattina a scuola.
Mi alzo e lo avvicino.
"Ciao" lo saluto con la mano. "Ciao" mi risponde. "Vedo che non ti aspettavi il mio arrivo" dice, spontaneo. "No, infatti" rispondo, abbassando lo sguardo. "Dopo quello che è successo stamattina, non è che mi vada molto di vederti". Paola e Michela si allontanano, lasciandoci soli. "Senti, lo so che ho sbagliato ad arrivare così all'improvviso stamattina. Non so cosa mi è preso. Io ti voglio Marta! È più forte di me!". Appena detto questo, si avvicina e mi bacia.
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ASPETTAMI
Romance[Completa] Alessandro,"ragazzo" alla soglia delle ormai 45 primavere, non credeva che dopo il fallimento del matrimonio, potesse sentire ancora il cuore battere in quel modo. Come nel modo in cui batte quando ci si innamora. Non di nuovo. Colei ch...