Capitolo 31

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Qualcuno starà pensando che sono una che approfitta delle situazioni. Non è così. Questa sera più che mai. Dopo aver fatto l'amore, mi prende per mano e mi porta in giardino. Ci sdraiamo sulle sedie a sdraio, di fronte alla piscina.

Delle piccole luci a led, disposte tutt'intorno alla piscina, la illuminano come se fosse una pietra preziosa circondata da diamanti più piccoli. Fa troppo freddo per fare un tuffo. Dopo il temporale, l'aria è ancora molto umida e la temperatura ha subito un brusco calo.

Alessandro è a torso nudo.

Gioco con la sua collana d'oro, intrecciandola ripetutamente tra le mie dita, e rimango in silenzio.

Improvvisamente si alza, scostandomi leggermente. Si accende una sigaretta e si siede a bordo piscina, rimanendo in silenzio.

"Scusa, ma da quando fumi?" dico, sorpresa, mentre lo raggiungo. "Da quando mi hai lasciato" risponde, tenendo lo sguardo fisso sull'acqua. Sì. Abbiamo fatto l'amore, ma mi ero completamente dimenticata che non stiamo più insieme da più di un mese.

Sospiro.

"Cos'ha significato per te questa sera, Ale?" gli chiedo, sedendomi vicino a lui e rubandogli la sigaretta per fare un tiro. " E tu? Da quando fumi?" mi chiede, posando lo sguardo su di me.

Alzo le spalle senza rispondere, mentre aspiro il fumo e poi lo espello dalle narici. Alessandro prende la mia mano. "Mi chiedi che cosa ha significato? Come se un mese fa non fosse mai successo nulla, Marta".

In questo momento non so nemmeno descrivere come mi sento. Sono commossa, felice, emozionata. tutto nello stesso momento.

Il cuore mi batte forte.

"Che vogliamo fare?" dico, sospirando nuovamente. Era da molto che non mi sentivo così.

Si alza, porgendomi la mano. Con l'altra butta il mozzicone, centrando il cestino alle sue spalle. "Io credo che non pensi veramente quello che mi hai detto. Merito di meglio? Andiamo, Marta! Che cosa posso trovare di meglio? Semmai, quello che dovrebbe temere che tu possa trovare di meglio dovrei essere io! Ho paura che un giorno ti stancherai di me, che cercherai qualcuno della tua età con cui divertirti!". Abbasso lo sguardo. Ha ragione. 

"Ale! Niente sarà più divertente che invecchiare con te!".

Mi bacia.

Il mio cellulare squilla, interrompendo quel momento magico. È mia madre.

Mi chiede a che ora ho intenzione di tornare a casa. Rispondo che rimango a dormire a casa di Alessandro, spiegandole che l'ho incontrato per caso e che dobbiamo parlare. Riattacco, lasciando mia madre un po' sconcertata. Non posso di certo raccontarle quello che è successo con Michael.

Rientriamo in casa. Non resisto alla tentazione di chiedergli come fa a stare a torso nudo con quest'aria fredda. "non sento freddo se ho te al mio fianco!". Sorrido. "Mi fai morire quando sorridi. Ora dormi, che è tardi" dice, rimboccandomi le coperte del suo letto. "Tu non vieni?" gli chiedo, guardandolo mentre si allontana. "Non dormirò qui stanotte". Detto questo, sparisce oltre la porta.

Mi rigiro sotto le coperte, riflettendo sul perché non voglia dormire con me. Non stiamo insieme e, a dirla tutta, credo che abbia ragione. In fondo, io l'ho lasciato e lui mi ha spinta tra le braccia di Michael.

Chiudo gli occhi e cerco di scacciare il ricordo di Michael che si struscia su di me in quel modo. Mi agito e inizio a sudare freddo.

"Che succede?". Alessandro compare sulla soglia della porta. Non rispondo e continuo ad agitarmi.

Si sdraia di fianco a me, sopra alle coperte, e mi abbraccia. "Rivedo tutto" dico, passandomi le mani sul viso.

Tra le sue braccia mi tranquillizzo subito. Non mi serve nient'altro che il calore del suo corpo.

Un buonissimo odore di caffè mi solletica il naso. Alzo pigramente la testa e guardo la sveglia digitale sopra il comodino: le 8.30. Ributto la testa sul cuscino.

Il mio naso affonda nel morbido cuscino e si riempie del suo profumo. Alessandro arriva con un vassoio. "Ehi! Ti ho portato la colazione" dice, sorridendo. Mi raggiunge e si china su di me. "Buongiorno" mi dice, mentre mi bacia la fronte. "Buongiorno" rispondo, mentre mi metto seduta e addento un cornetto alla crema. "Come hai dormito?"mi chiede, mentre sorseggia il suo caffè. "Bene, dopo il tuo intervento". Mi alzo e mi butto tra le sue braccia.

Noto che è distratto. "Ehi! Che hai?" gli chiedo, alzandogli il mento con la mano.

Sospira. "Niente. È che..." si interrompe. "Cosa?" lo incalzo impaziente. "È l'ultima colazione che facciamo insieme, Marta".

In un attimo, sento il cuore sgretolarsi in mille pezzi. "P-perché?" balbetto incredula e con un pizzico di delusione. "Perché noi non stiamo insieme e non ci potrà più essere qualcosa" risponde, sospirando, mentre una lacrima inizia a rigargli il viso. "Alessandro, io non ti voglio perdere!" esclamo, stringendolo ancora più forte.

Mi bacia, dichiarando però che sarà l'ultimo bacio. Le lacrime bagnano le nostre labbra, dando a quel bacio un sapore aspro.

"Ma io, veramente...". "Che cosa?" mi chiede. Sospiro.

"Ero uscita per cercare di voltare pagina, per lasciare la nostra storia alle spalle. Ma mi sono resa conto che non è possibile. Non posso perché ti amo, non posso vivere senza di te. Anzi, forse potrei riuscirci, ma non voglio. Tu hai cambiato la mia vita. Sarò anche strana, pazza, o tutto quello che vuoi. Ma so quello che voglio! E ciò che voglio è stare con te! Non preoccuparti del futuro. Viviamo il presente, giorno per giorno".

Non mi degna di uno sguardo. Si alza e se ne va, lasciandomi lì, sola, in camera da letto.

Mi vesto. Non avendo vestiti di ricambio, sono costretta ad indossare gli stessi che portavo ieri sera. "Forse è meglio se ti fai una doccia" interviene Alessandro. "Così ti togli quei vestiti e il cattivo ricordo che portano con loro!". Ha ragione.

 Entro nella doccia con la speranza che mi raggiunga, che mi stringa forte a sé sotto l'acqua calda.

Ma non accade nulla.

Esco dal bagno, coprendomi con il suo accappatoio. Non ho trovato altro.

Sul letto ci sono dei vestiti piegati.

"Questi dovrebbero andarti bene" dice, passandomi una felpa e dei pantaloni di una tuta. "Non è il massimo, ma ho solo camice e pantaloni eleganti" dice, maneggiando distrattamente il cellulare. "Vanno bene" rispondo, sorridendo. "Andiamo. Sicuramente, avrai un sacco di cose da fare". Si avvia verso le scale che portano al piano di sotto. Rimango in silenzio e lo seguo.

Senza rendermene conto, siamo già arrivati di fronte a casa mia. "Non hai nulla da dire?" gli chiedo, prima di aprire lo sportello. "Riguardo cosa?" risponde, perplesso. "Beh, prima, a colazione, ti ho detto...". Mi interrompe. "Ora vai, che ti stanno aspettando".

Scendo dalla macchina ed entro in casa.

ASPETTAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora