Si voltano entrambi nella mia direzione.Per fortuna la siepe della casa adiacente riesce a nascondermi. Maledico mentalmente me stessa per aver reagito così, portandomi le mani alla bocca. Rimango accovacciata ad ascoltare e ad osservare la scena, stando attenta a non farmi scoprire.
"Ce li hai?" chiede, rivolgendosi ad Alessandro con una certa fretta.
Sembra voglia concludere quell'incontro il prima possibile, perché continua a guardarsi intorno nervosamente.
"Sì, sì. Eccoli" risponde, frugando nella tasca dei pantaloni. Estrae una mazzetta di soldi e la appoggia sul tavolo.
Rimango esterrefatta.
Sussulto silenziosamente e le mie labbra si contorcono in una smorfia di disgusto.
Quale affare li ha portati fino a questo punto? Alessandro beve la birra che il cameriere gli aveva servito poco prima. Poi si alza, saluta e se ne va.
Temporeggio alcuni minuti, rimanendo nel mio nascondiglio e riflettendo sul da farsi. Poi mi alzo di scatto ed inizio a correre nella direzione opposta, con le lacrime che mi velano gli occhi.
Piango spesso ultimamente, ma solo a causa sua.
Correndo a testa bassa, vado a sbattere contro qualcuno.
"Marta?" mi sento chiamare con fare sorpreso. Mi blocca. "Spostati!" dico tra le lacrime, tentando di spingere lontano il suo corpo. "Che succede? E che fai qui?".
Rimango in silenzio, finché sento la sua presa allentarsi. Sospira. "Mi stavi seguendo?" chiede, conoscendo già la mia risposta. Esito, ma alla fine il mio silenzio glielo conferma. "Che hai visto?" chiede, portandosi una mano fra i capelli. "Tutto!" rispondo asciugandomi le lacrime e portandomi vicino al marciapiede.
Tra noi cala il silenzio. Non so se dirgli del messaggio che ho visto nel pomeriggio o se inventare che mi trovo lì per caso.
"Marta, io non so cosa tu stia pensando dopo quello che hai visto. Ma posso assicurarti che si tratta di qualcosa a fin di bene." Lo guardo dritto negli occhi e con la mano accarezzo la sua guancia. "Non riesco fare a meno di te!" dico, coprendomi il viso con l'altra mano. "Lo so, Marta. Nemmeno io riesco a non pensarti. Come farò l'anno prossimo a guidare su quella linea sapendo che tu non ci sei?".
Sospiro e distolgo lo sguardo. Il tempo sembra essersi fermato. "In qualche modo lo farai". Non so nemmeno come mi dovrei sentire dopo ciò che ho visto qualche istante prima.
Quel passaggio di denaro, tra padre e figlio, non so come lo devo interpretare. Alessandro rimane in piedi a guardarmi. "Hai intenzione di rimanere lì, immobile, ancora per molto?" gli chiedo, inarcando un sopracciglio con fare infastidito. "Sì. Finché non mi dici cosa c'è che non va".
Mi raggiunge sul lato opposto della strada. Mi volto verso di lui.
"Ti ho appena visto dare dei soldi a tuo figlio. Quindi perché non mi spieghi tu che cosa succede?". Come pensavo, il tono della mia voce lo turba.
"Marta, ti spiegherò tutto una volta a casa" dice, facendomi segno di seguirlo. Camminiamo fianco a fianco, rimanendo in silenzio.
Le stelle iniziano a farsi spazio in un cielo sempre più cobalto e sfumato di rosso mentre, in un angolo, spunta la luna. Ci sediamo sul bordo della grande fontana.
Al centro, la statua di un angelo che sorregge una donna. È la prima volta che la noto. Il volto dell'angelo sembra congelato in un'espressione di dolore, mentre la donna, completamente abbandonata nelle sue braccia, sorride.
Ricorda molto la scultura Amore e Psiche del Canova.
Mentre la osservo, un brivido mi scende lungo la schiena, facendomi completamente dimenticare quello che mi circonda. "È così..." dico, senza rendermi conto che sto parlando ad alta voce.
"Triste?". La voce di Alessandro mi giunge in un sussurro da dietro l'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca. "No. Inquietante." Dico voltandomi e trovandomi così a due centimetri dal suo viso. "Per me è magnifica" conclude, ricominciando a guardarla. "Allora? Che facevi lì?".
Sospiro. Non voglio segreti tra di noi, o almeno non ne voglio altri, vista la situazione.
" Beh, oggi pomeriggio...Ho visto il messaggio che ti è arrivato. Non volutamente. Ma ero lì proprio in quell'istante". Alzo gli occhi per guardarlo e cercare di interpretare la sua espressione. È serio, ma non arrabbiato. Questo mi conforta.
"Già. Quello che confermava l'appuntamento di stasera" dice annuendo. Temevo andasse su tutte le furie. I pugni serrati lo confermano. "Marta, io non sto nascondendo nulla di grave. Quei soldi che hai visto me li ha chiesti perchè lui e sua madre non stanno passando un bel momento..".
Rimango in silenzio per un po', lasciando che mille pensieri si affollino nella mia testa. "
Mi guarda perplesso per poi scoppiare a ridere anche lui. "che bello vederti sorridere. Sei bellissimo quando sorridi." La risposta è banale, ma è la verità. Che avrei dovuto fare? Alzarmi, gridare e piangere? Avrei anche potuto, ma non avrei risolto nulla così. Ancora non riesco a credere di essere finita in una situazione del genere.
Io, innamorata di un quarantenne e amata a mia volta da suo figlio.
"Marta? Ci sei?". "Cosa?" lo fisso. "Ancora a guardare quello?" mi chiede, indicando l'angelo.
"Ora andiamo. Si sta facendo tardi. E penso tu abbia bisogno di distrarti un po'". "Aspetta" gli dico, prendendo la mano che mi sta porgendo.
"È una bella serata. Perché non facciamo un giro e mi mostri questo giardino immenso?". Sorride. Sono curiosa di vedere cos'altro nasconde questa casa. Guardo il cellulare, che tenevo nella tasca dei jeans.
Nessun messaggio. Bene.
Lo guardo di nuovo per sapere che ore sono. Le 21.00. Non ho limiti di orario per tornare a casa, perciò posso godermi questi momenti.
"Lo sai? Non mi sembra vero che questa sia l'ultima settimana di scuola" dico con un velo di malinconia, mentre camminiamo in quel labirinto di siepi. "Non dovresti essere felice? Finisce il supplizio" mi risponde, allargando le labbra in un bellissimo sorriso. "Sì, su questo non c'è dubbio. Ma mi mancherà un po' tutto. Compreso l'aspettare il tuo autobus". Finire la scuola significa anche non vederlo più tutti i giorni.
Ad un tratto ci fermiamo. Solo seguendo il suo sguardo riesco a capire il perché. Siamo al centro del labirinto. Una grande statua equestre si erge maestosa. Ai suoi piedi, una coperta e un cesto. "Che significa?" dico, rimanendo quasi senza fiato. "Beh, diciamo che avevo intuito tutto. Non credevo che succedesse stasera" dice portandosi una mano dietro alla testa.
"L'avevo programmato per domani sera. Volevo farti una sorpresa, ma mi hai preceduto". Mi prende la mano e mi conduce sulla coperta. "Se non mi avessi pedinato stasera, ti avrei chiamata domani".
Rimango in silenzio. Mi stendo a guardare le stelle.
Alessandro sparisce per qualche minuto. Poi torna con una vaschetta di gelato e due cucchiai. "Mi hai letto nel pensiero? È proprio quello di cui ho voglia adesso" dico afferrando il cucchiaio, entusiasta come una bambina di cinque anni.
Affondo il cucchiaio nel gelato al cioccolato. "Tu mi vuoi fare del male" dico, leccando il cioccolato rimastomi sulle labbra.
"E di me non hai voglia?". Avvicina le sue labbra alle mie e mi bacia.
Un bacio al sapore di cioccolato. Sorrido.
Non ho risposto alla sua domanda, ma il bacio lo conferma: ho voglia di lui, da sempre. Il cielo stellato è una cornice perfetta per questo momento.
Mi ero ripromessa che non sarebbe mai più accaduto. Al diavolo le promesse a me stessa. Lui è ciò che mi fa stare bene adesso.
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ASPETTAMI
Romance[Completa] Alessandro,"ragazzo" alla soglia delle ormai 45 primavere, non credeva che dopo il fallimento del matrimonio, potesse sentire ancora il cuore battere in quel modo. Come nel modo in cui batte quando ci si innamora. Non di nuovo. Colei ch...