Capitolo 23-Hellen

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Mi sveglio di soprassalto toccandomi il collo.
Ho rifatto lo stesso incubo di tutte le notti.
Mi tormenta sempre più spesso, appena chiudo gli occhi anche solo per qulache minuto il sogno si fa spazio nella mia mente.
Regolarizzo il mio respiro e di conseguenza scendo per prendere dell'acqua.
Cammino piano cercando di non fare rumore anche se non dorme nessuno perché sono vampiri, non voglio comunque farmi sentire in piena notte.
Apro il mobiletto e tiro fuori un bicchiere in vetro blu.
Apro il frigorifero prendendo l'acqua naturale cercando di non notare le sacchette piene di sangue poste nei ripiani.
Mi fanno sempre molta impressione.
Porto il bicchiere alla bocca con la mano ancora tremante dal sogno, ma sento un rumore.
Faccio qualche passo verso il rumore ma sento che quest'ultimo ora provenire da dietro .
Cerco di seguire il fruscii ma cambiano verso in continuazione.
Non vedo nulla perché è tutto buio.

La prima idea?
Poso il bicchiere sul ripiano in marmo e prendo il coltello più affilato che trovo, fidqndomi del tatto.
Faccio piccoli passi.
"C'è qualcuno?" Subito una risata e un altro fruscio
"Fatti vedere se hai il coraggio"
"Io ce l'ho il coraggio ragazzina" urla con disgusto "Ma se esco sei tu che non ne avrai"
È una voce mashile, molto cupa quasi roca
"E chi te lo dice?" Domando con voce che più sicura non c'è
"Fai la dura è?" segue qualche secondo di assoluto silenzio. Poi un rumore sempre più vicino che ravvelocizza
"Ti accontento" non faccio in tempo a realizzare che sono scaraventata contro un muro.
Vedo per qualche secondo tutto appannato ma poi ritorno alla visione normale.
Si propaga un dolore in tutta la testa e porto una mano sopra essa.
C'è del sangue. Questa non ci voleva
"Come va ragazzina?"
"Brutto stronzo" urlo alzandomi
"Rispetto ragazzina. Rispetto"
Mi alzo definitivamente lasciando il coltello sparso chissa dove
"Io non porto rispetto a quelli come te" dopo aver urlato lo spingo scaraventandolo su un tavolo in vetro e creando un frastuono assordante.
Cammino verso di lui e gli stringo un polso facendolo urlare.
Proprio mentre sta per lasciare la vita sento dei passi sulle scale e allento la presa
"Hellen?" È la voce di Matt
"Si" rispondo tenendo ancora salde le dita sul suo polso
"Come? Cosa? Che è successo?"
"Dopo ti spiego"
Prima che il vampiro steso, difronte a me perda la vita dice
"Lo sapevo che eri forte.
Ma ti conviene prepararti." La sua risata riecheggia nella stanza per poi diminuire e cessare con un urlo straziante di dolore. "Stacchi tu?" Chiedo a Matt, o miglio quel manichino con la bicca spalancata
"Sai la testa intendo..."
"Emmm...." si riprende dallo stato di trance "si, certo"
Non so io abbia tirato fuori tutto questo coraggio, mi meraviglio da sola ma mi aveva veramente fatto arrabbiate.
"Matt io salg...." non termino la frase che vedo tutto buio.

                            -

Sbatto le palpebre numerose volte prima di riuscire a vedere bene. Sono in una stanza bianca ma non è un ospedale.
Alzo piano il busto ma sento una fitta di dolore abbastanza forte che mi costringe a riabassarmi.
Ricordo pian piano tutti gli avvenimenti della notte.Quella voce io l'avevo gira sentita da qualche parte.
Solo che non ricordo dove.
Mi sembrava anche parecchio famigliare e avrei sicuramente riconusciuto la persona vedendola se non fosse stato per il buio che mi oscurava la vista.

La porta posta sul muro di fronte a me si apre e poco dopo spunta un ciuffo scuro scombinato da quelle fantastiche mani.
"Ehi! Ti sei svegliata finalmente. Hai perso i sensi per più di tre ore. Sono le 6 del mattino ora......" Ha qualcosa di strano nella voce ma evito di darci tropo peso.
È fantastico quanto una persona possa diventare quella più preziosa per te dal nulla.
Quanto lui si possa preuccupare per me con tutte le cose alle quali deve sicuramente pensare.
"Ohi, ohi. Placati. Va tutto bene non preuccuparti. Ok?"
Annuisce dubbioso
"Ti devoooo di...reee una cosaa." Abbassa la voce balbettando.
Non è da lui
"Cosa?" Chiedo mostrando una faccia parecchio confusa
"Il ragazzo di ieri sera era t..tt..tuo cugino"
"Stai scherzando vero?"
"Io no. Non lo sapevo. Mi dispiace"
Inizio a singhiozzare.
Lui era mio cugino .
Era quello a cui raccontavo tutto e volevo un bene dell'anima.
Perché l'ha fatto? Come a potuto farmi ciò dopo tutte le cose che abbiamo passato insieme.
Litigi, cotte, segreti, gossip scolastito. Il mio compagno di avventure durante il mio viaggio fin qua. Quel fratello che fino a pochi giorni fa non avevo.
Quel sogno infranto.
Una persona così importante per me ma allo stesso tempo simolo del male.
Perché l'ho ucciso?

I singhiozzi si fanno più pesanti "Es..sci..da...dalla stanza. Devo stare so...la"
"Io no so cosa dire!"
"Esci ho detto" urlo involontariamente e dentro di me si accende una voglia di vendetta.
Precisamente non so bene cosa ma ho una voglia matta di ribellarmi, scappare sfuggire anche solo per qualche ora da tutti i problemi che sono sorti da quando mi sono trasferita qui a New York.

Matt esce dalla stanza a testa bassa senza pronunciare parola apparte un semplice scusa detto con il cuore in mano al quale in quel preciso istante non riesco a dare peso.

Mi alzo dal lettino ignorando il forte dolore che subito si impossessa di me.
Cerco un foglio e una penna cosa che si d
rivela alquanto difficile dato che impiego più di 5 minuti per trovare tutto l'occorrente.
Inizio a riempire lentamente di unchiostro nero quella pagina di un vecchio quaderno ormai giallastra.

" Caro Matt,
scusa se scappo così lasciandoti per qualche tempo solo con le mie parole scritte su questo vecchissimo foglio.
Non preuccuparti non me ne starò via per molto.
Mi serve un piccolo periodo per ragione, cercare di apprendere tutte le cose che mi sono successe fino a questo momento da quando mi sono trasferita qui a New York e magari anche prima.
Non ti dico dove andrò perché conoscendoti ti troverò tra qualche ora a 10 centimetri di distanza da me e ciò non mi aiuterebbe a pensare perché detto sinceramente non ragiono più quando sto con te.
Non montarti la testa prendendoti la colpa della mia improvvisa partenza, perché la colpa è di tutti meno che la tua.
Devo staccare la spina per un breve periodo e ti chiedo, ti scongiuro di non lasciarmi.
Posso sembrare egoista e forse lo sono veramente ma credo che la decisione che sto prendendo sia per il momento quella più giusta che io abbia mai preso in 17 anni della mia vita.
Non posso mentirti dicendo che non conosco il motivo per il quale sto piangendo in questo momento, mentre ti sto scrivendo questa lettera.
Il fatto è che già so che mi mancherai.
Ti amo, te lo ripeto e mai mi stancherò di dirtelo.
Ti avverto che non riuscirai a trovarmi con le tue "doti" e mi scuso per questo.
Scriverti questa lettara si sta dimostrando più difficile di quanto pensassi.
Ricordati che ritornerò presto sperando che al ritorno tu stia ancora qui e non sia scappato dal disastro che sono. Ti chiedo ancora scusa e scusa per il mio egoisamo ma ti amo e spero tu mi capisca.
Non preuccuparti perché ti assicuro che in caso di emergenza me la cavero' come hai potuto notare qualche ora fa.

A presto
La tua Hellen"

Piego il foglio con delicatezza e lo poso insieme alla penna sul lettino che poco fa ospitava il mio corpo privo di sensi.
Asciudo le lacrime depositatosi sollo l'occhio con la manica della mia felpa nera.
Cerco un aspirina nell'ammasso di medicine poste sulla mensola qui presente mettendo in tasca anche qualche pasticca di tachiperina in caso mi sentissi male improvvisamente.
Prendo solo il mio telefono e le mie chiavi della mia casa ormai rovinata poste per chissà quale strana ragione sul mobiletto affianco al letto.
Prima di uscire dalla stanza sussurro per l'ultima volta
"Perdonami"

Esco dalla piccola finestra in legno biaco posta su una delle quattro pareti per poi dirigermi verso la casa a prendere qualche soldo, vestiti e documenti per il mio breve viaggio.

Vampiro da un giorno all'altroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora