Capitolo 26- Hellen

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Il suono della sveglia impostata ieri sul mio telefono interrompe il mio sonno.
Guardo l'ora e noto che sono le 8:30 e non le 9:30 come stabilito la sera prima.
Spingo il bottone di spegnimento sul telefono mettendo fine a quel suono assillante.
Di malavoglia mi alzo da quel morbidissimo letto che mi ha accolto nelle ore passate.
Scendo per fare colazione come abitudine, ma mi accorgo che la cucina è vuota essendo arrivata solo ieri e non essendo andata a fare la spesa.
Mi faccio una doccia senza capelli per poi vestirmi velocemente con un jeans e un'enorme felpa di superman.
Prendo chiavi di casa, telefono, portafoglio e mi incammino alla ricerca di un piccolo bar.
Ma fortuna dalla mia parte, non trovo nulla, mi guardo intorno ma non riconosco neanche più la zona.
Cavolo. Mi sono persa in una città che non conosco nemmeno di una virgola, continuo a camminare finché non trovo un piccolo negozio di abiti per neonati, fin troppo familiare.
L'ho visto......nel video, è quello dove mamma e papà hanno comprato i miei vestiti e qua sovrebbe esserci un bar e....infatti eccolo la.
Mi guardo attorno e noto che non c'è nessun altro, e ciò mi inquieta un pochino, corro verso il bar sperando che almeno li ci sia qualcuno.
Apro la porta ed il "drin" di un campanellino si diffonde per il locale.
I tavolini sono anche qua vuoti, ma cosa positiva, c'è un buonissimo profumo di cornetti caldi.
Vado verso il bancone, ma non c'è nessuno al servizio. Scorro gli occhi verso tutto il bancone cercando forma di vita ma nulla.
Poi sento un indice di mano picchiettare sulla mia spalla e caccio un urlo dallo spavento e lui si unisce a me.
Sembriamo due idioti in un film horror.

"Io..scusa" divento rossa per l'imbarazzo. Dovrebbe essere il ragazzo che lavora qui al bar perché ha indosso un camice da cameriere.
"No, scusa te. Non volevo spaventarti" alzo lo sguardo e solo ora noto il ragazzo per intero.
È alto piu' o meno un metro e ottanta castano chiaro e con gli occhi verde scuro, sul volto si nota un accenno di barba.
Il fisico asciutto e muscoloso ma non quanto quello di Matt.
"Allora cosa desidera?"
"Io volevo un cornetto semplice e un cappuccino"
"Ok" segna tutto su un taccuino anche se mi sembra una cosa inutile dato che ci sono solo io "arrivano subito, intanto accomodati dove vuoi"
Annuisco e mi allontano per osservare meglio il locale.
Le pareti sono grige, soffitto bianco con qualche macchia d'umido.
Sedie e tavoli sono in legno neri il pavimento a scacchi e sulle pareti sono appesi svariate immagini incorniciate degli anni 80'/90'.
Una in particolare mi incuriosisce, il ragazzo della foto è il cameriere ed è uguale,  dopo 20 anni è uguale.
Lui è un vampiro.
Resta una domanda sola. Buono o cattivo? Mi ha riconosciuto o no? Non voglio prendere decisioni affrettate.
Mi vado a sedere al tavolo scelto, lontano dalla vetrata di ingresso per evitare di essere osservata da fuori, non si sa mai.
Poco dopo arriva il cameriere con la mia ordinazione.
"Ecco a lei. Sono 2 dollari e 80"
Tiro fuori i soldi posandoli sul tavolo, evitando così di toccarlo ed essere riconosciuta.
Se c'è una cosa che ho imparato è che i vampiri percepiscono maggiormente il potere al contatto.
"Sei di qua? Non ti ho mai visto in giro fino ad oggi"
"No, veramemte sono arrivata solo ieri"
"Capisco, per quanto rimani?"
"Non so" cerco di rimanere sul vago evitando le sue domande
"Come ti chiami?" Non posso dirgli il mio nome
"Caroline"
"Io sono Aron. Piacere." Immediatamente mi passa un idea per la testa.
"Tu non mangi nulla?"
"No, non ho fame"
Ed ecco tutto confermato
"E daiii, sei un ragazzo. Devi tenerti in forze. Vuoi assaggiare il mio cornetto? È veramente il più buono che abbia mai mangiato"
"No, veramente grazie"
"Ok, posso avere una fetta di torta con coltello e forchetta? "
"Certo, subito"
Devo capire se è veremente un vampiro e se quindi posso fidarmi o no.
"Eccoti" posa sul tavolino la mia colazione.
"Grazie" prendo il coltello e facendo finta sia un incidente mi taglio il braccio.
"Ahia, che idiota che sono." Gli avvicino il braccio sotto il naso alzandomi."secondo te è grave?" Il suo respro è irregolare e le labbra le tiene tra i denti, cercando di resistere all'odore del sangue.
"Mi puoi dire dov'è un bagno?"
Annuisce " E'...è da quella parte " mi informa con voce secca
"Grazie. Mi accompagni così mi aiuti con la ferita?"
"Non ...credo si...sia il caso"
"Perfavoreee"
"Ok. Andiamo" mi accompagna tenendo la dovuta distanza per via del sangue
"Avete una cassatta per le medicazioni?"
"Si. Eccola" la apre e me la passa. Prendo un rotolo di garza e disinfettante.
"Puoi tenermi questo pezzo di carta sotto il braccio ora che disinfetto?"
"O...okay" posiziona il panno dove richiesto e io ci spruzzo sopre l'acqua ossigenata per poi fasciarlo. Devo avere un ultima conferma sul fatto che sia vampiro. Potrebbe solo provare senso verso il sangue e quindi lo evita ma devocessere sicura. "Grazie" detto cio lo abbraccio in modo tale che il mio collo sfiori la sua bocca.
"Io...io....di niente...davv..vero" il respiro sempre più irregolare e pesante lo porta ad aprire la bocca per mordermi, anche se cerca di trattenersi.
A questo punto sciolgo l'abbraccio e posando una mano sul suo petto lo sbatto al muro.
"Lo sapevo" affermo convinta tenendolo saldo
"Ma come? Cosa?" È parecchio confuso. Io non sono un vampiro per questo ha avuto l'istinto del morso però ho la stessa forza che hanno loro. Mi avvicino all'orecchio
"Non devi provare mai più mordermi, e non devi fare parola con nessuno della mia presenza in questa città.  Capito?" Annuisce scioccato ma non lo mollo.
"Di quale gruppo fai parte?"
"È?"
"Quelli normali o quelli cattivi che cercano quella ragazzina italiana?"
"Io...io quelli normali. Però in questa zona ce ne sono molti che cercano una certa Hellen Smith. Credo sia quella che dici tu"
Allento la presa sul suo colletto per poi lasciarlo definitivamente
"Posso chiederti una cosa?"
"Dipende"
"Ma se tu sei un vampiro, perché avevo voglia di morderti?" Mi guardo attorno facendo la vaga
"Non so"
"Non è per caso che tu sei.....
Tu sei Hellen Smith!"
"Shhhhh. Zitto. Zitto" dico guardandomi attorno
"Non mi deve trovare nessuno e non dovresti neanche tu. Ma ormai ciò che è fatto è fatto. Per favore non paelarne con nessuno"
"Si, non preuccuparti, sarà il nostro piccolo segreto..."
"Io direi grande segreto e comunque chiamami Caroline"
"Certo Caroline"
"Grazie. Davvero."
"Di nulla. Ma non avvicinare più il tuo sangue a me. Potrei davvero non resisterti"
"Ovvio" gli salto al collo abbracciandolo.
Non ricambia subito, ma dopo qualche secondo mi stringe a se.
"Ti da fastidio così" domando impaurita
"No, non preuccuparti. Prima l'ho fatto perché sentivo ancora il sangue fresco."
"Significa davvero molto per me" gli dico separandomi dall'abbraccio e notando solo ora che in realtà i suoi occhi sono verdi  "un altro al posto tuo mi avrrbbe appena mordo per aquisire i poteri"
"Uhhhh" passa indice e pollice sul mento " allora potrei rifarci un pensierino" dice ridendo.
Mi unisco alla sua risata contagiosa tirandogli una pacca sulla spalla.
"In tal caso, saprai che avrai una brutta morte"
"Ah, vorresti dire che sei più forte di me?"
"Ovviamente"
"Ti va?"
"Di fare cosa?"
"Ah, non leggi nella mente?"
"No, dovrei?"
"Si. Comunque non lontano da qua c'è un parco al quale è vietato l'accesso, ed io ci vado sempre per allenarmi, da vampiro.
Se vieni potremmo fare qualche sfida e magari impari altre cose"
"Certo, andiamo" esco dal bagno e mi incammino verso il mio tavolo, prendo la mia roba e mi metto alla porta.
"Allora? Andiamo?"
"Si si. Chiudo il locale e andiamo"
Dopo aver chiuso le serrande inizia a sbizzarrirsi correndo da una parte all'altra per mettere a posto il piccolo bar.

Vampiro da un giorno all'altroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora