Capitolo 6

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"Sono felice anch'io di vederti!" esclamò.
Sì, Remus Lupin è il marito di mia zia Tonks. Lo adoro!
"Bando alle cance, Lunastorta."
Silente ci divise e mi guardò affettuosamente con un sorriso gigante stampato sulla faccia.
"Allora, signorina Black..."
"Per favore, mi chiami Victoria." lo interruppi: odio quando mi danno del lei.
"A patto che non mi dai del lei anche tu." sorrise. "In ogni caso, perché hai avuto questa reazione così eccessiva per l'arrivo di una lettera?" mi chiese portando le mani sotto il mento in segno di rilassamento.
Io non parlai, mi limitai a tirare fuori la busta tutta strappata dalla tasca e allungargliela.
Lui la prese. Vedevo i suoi occhi fare avanti e indietro fra le righe di parole: non aveva nessuna espressione.
Anche Lupin stava leggendo la lettera ma non ebbe alcuna reazione: probabilmente lo sapeva già.
Infatti...
"Victoria, io ero già stato avvisato dell'accaduto qualche giorno fa e sono stato vicino a mia moglie Ninfadora condividendo il suo dolore, ma per te deve essere stato tragico: perdere una madre non è come perdere una sorella!" Mi abbracciò.
Non sapevo cosa dire. Vedevo Silente che mi guardava un po' amareggiato, mio zio che mi tranquillizzava e io, che non facevo nulla.
Cosa dovevo fare?
Chinai il capo.
Una lacrima scese lentamente sulla mia guancia fino a finire sul pavimento. Non ero mai stata così triste.
"Se vuoi sfogarti ti lasciamo andare, Victoria." mi disse Albus, guardandomi. Io mi alzai salutando con la mano i presenti tenendo sempre il capo chino.
"Victoria!" mi chiamó il preside. Ero ormai alla porta. Mi girai e cercai di nascondere il viso.
"Non preoccuparti per quello, emm..., sfogo di rabbia."
Sorrisi, un sorriso fintissimo, e uscii dalla stanza.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi allontanai di poco.
Arrivai in un punto non ben preciso del corridoio e mi sedetti portando le mani al viso.
Ero in lacrime.
Non riuscivo ad accettare il fatto che mia madre era morta.
E che mio padre era così bastardo.
Sentii un braccio cingersi intorno alle spalle.
Non sapevo chi fosse, non sapevo perché era lì o se mi avesse vista piangere fuori dall'ufficio.
Mi avvicinai e misi la testa sul petto della persona/animale/cosa che era vicino a me.
"Stai tranquilla, passerà tutto."
Riconobbi quella voce.
Calda, dolce e sensuale.
Alzai la testa bagnata dalle lacrime.
Non poteva essere.
Era lui.

FIGLIA DI DRACULADove le storie prendono vita. Scoprilo ora